Signore e signori, di norma sono piuttosto riservata sui fatti miei personali, ma ho deciso che oggi, e in via del tutto straordinaria, condividerò con voi alcune cose che ricordo della mia infanzia.

Stiamo parlando di poco più di cinquant’anni fa, in quel di Milano. È l’altro ieri, non un passato remoto. Non è un luogo lontano. E non è una situazione di deprivazione, o sottosviluppo. La guerra era finita da un bel pezzo, erano i primi anni del boom. Eppure.

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Eppure ricordo nettamente la volta che, cosa mai successa prima e fatto così straordinario da imprimersi nella mia memoria, i miei hanno portato a casa un (enorme, mi era parso) bottiglione di Coca-Cola e ho pensato “urca, siamo diventati ricchi”. Il fenomeno non si è più ripetuto e io mi sono rapidamente tolta il dubbio.

Ricordo i rettangoli di giornale meticolosamente ritagliati dal nonno e appesi al chiodo accanto al water. Vi posso assicurare che la carta igienica, introdotta in casa più o meno ai tempi della Coca Cola e per fortuna diventata, quella sì, consumo familiare permanente, è assai più confortevole: confrontare per credere.

Ricordo nettamente un pranzo della vigilia di Natale con l’intera famiglia, nonni, zii e cugini…

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L’immagine è dell’illustratore francese Julien Pacaud.

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Annamaria Testa

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