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Dai robot ai cobot: nel mondo del lavoro il rapporto uomo-macchine non sarà per forza un aut-aut

Robot e lavoro paura senza fondamento

Quando si pensa alla robotica, è immediata l’associazione robot e lavoro. Sia perché la robotica ha trovato subito applicazione nel campo dell’industria, sia perché la sensazione più diffusa è quella della paura di perdere il lavoro, venendo sostituiti dalle macchine intelligenti.  Il rapporto Censis-Eudaimon 2020 sul welfare aziendale ha rilevato che l’85% dei lavoratori intervistati manifesta apprensione per l’impatto tecnologic0 e digitale, soprattutto tra gli operai.

Robot e lavoro, l’uomo può davvero essere sostituito?

Il rapporto Forrester Job Forecast 2020-2040 ha valutato che, tra Spagna, Regno Unito, Germania, Francia e Italia, saranno 12 milioni i posti di lavoro che l’uomo cederà alle macchine autonome entro il 2040. Ovviamente i settori coinvolti sono quelli in cui i processi sono automatizzabili. Tuttavia, lo stesso settore della robotica creerà altri 9 milioni di nuovi posti di lavoro. Nel calcolo bisogna, però, fare i conti con i posti di lavoro persi anche per via del calo demografico.

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Proprio a partire dall’analisi dell’andamento delle nascite, le conseguenze dell’evoluzione del rapporto robot e lavoro possono essere una risorsa. Androidi e macchine automatizzate, ormai sempre più simili all’uomo, andrebbero a coprire quelle posizioni lasciate scoperte dalla diminuzione della popolazione, con relativi risparmi sui costi per le aziende. Inoltre, stando alla ricerca “The Future of Job” a fronte di una perdita di 85 milioni di posti di lavoro si creerebbero 95 milioni di nuove mansioni.

Collaborazione è la parola chiave del futuro

Le visioni apocalittiche cedono il posto a un più sano realismo. Ogni rivoluzione industriale ha prodotto un cambiamento nel panorama occupazionale, senza dar vita a scenari catastrofici.

Non è lontano il tempo in cui i robot umanoidi affiancheranno l’uomo, ma per ottimizzare questa convivenza è necessario agire in prospettiva. Una buona istruzione consentirà di governare il cambiamento digitale e tecnologico piuttosto che subirlo, attraverso una riqualificazione delle professioni attuali.

Non bisogna poi dimenticare che lì dove robot e lavoro sono una realtà, l’attività umana è stata notevolmente alleggerita da mansioni troppo faticose. È il caso dei cobot, cioè robot collaborativi che cooperano con i lavoratori. Pertanto più che parlare di sostituzione, quando si parla di robot e lavoro, sarebbe più opportuno parlare di collaborazione tra uomo e robot.

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