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Ecopsicologia. Togliere il pilota automatico e riconnettersi con la natura

Complementare alla psicologia ambientale che studia il benessere e il comportamento umano alla luce dello stretto legame tra individuo e natura, l’ecopsicologia nasce in California negli anni Novanta, partendo dalla correlazione tra disagio individuale e sociale e degrado ambientale. Questi ultimi, uniti al dinamico processo di urbanizzazione, hanno modificato gli stili di vita e le abitudini di gran parte della popolazione mondiale.

Uno studio condotto all’inizio del 2021 da un consorzio di psichiatri dell’Istituto Superiore della Sanità, delle Università di Genova e di Pavia dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, su un campione rappresentativo di oltre 6000 soggetti, ha riportato un peggioramento dei sintomi ansiosi e depressivi durante il lockdown in oltre il 40% degli italiani, con un significativo calo della qualità di vita.

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Nella frenesia quotidiana spesso ci si trova ad essere presenti con il corpo mentre con la mente si è da tutt’altra parte. È qui che si innesca involontariamente quello che viene chiamato pilota automatico: costa poco sforzo, ma non permette di rispondere in maniera adeguata alle situazioni, creando, col tempo, un circolo vizioso dal quale è complicato uscire.

Con l’ecopsicologia si abbandona la visione antropocentrica, dove l’uomo è posto al centro di ogni considerazione o schema, si inserisce l’attività umana in un contesto ecosistemico promuovendo sia la conservazione di tutte le specie viventi che un uso sostenibile ed equo del suolo e dell’acqua.

Psiche e ambiente: uomo e natura, una relazione ancestrale

L’ecopsicologia è una nuova disciplina in continua evoluzione, la si può definire lo studio del rapporto tra psiche umana e ambiente naturale. “È una psicologia per l’attuale momento storico, con tutte le sfide personali, politiche e planetarie che abbiamo ora di fronte e il suo scopo è quello di ricordare che la salute della Terra è la nostra stessa salute” dichiara Andy Fisher, ecopsicologo statunitense e autore del libro “Radical Echopsychology”.

Partendo dal concetto che la Terra è un sistema vivente di cui gli esseri umani sono parte integrante, l’ecopsicologia sostiene l’esistenza di una relazione sinergica tra benessere personale e benessere del Pianeta: le necessità dell’uno sono significative anche per l’altro. Con questi presupposti, è evidente una stretta correlazione tra crisi ecologica e crisi interiore, psicologica e spirituale.

Sincronizzare i propri ritmi di vita con quelli naturali e ristabilire un legame ancestrale con Madre Natura migliora l’umore, stimola la creatività, riduce lo stress, aumenta la capacità di attenzione e ci rende più energici ed efficienti. “Quello che tendiamo spesso a dimenticare nel mondo moderno è che dipendiamo dal suolo, che il sole, le condizioni atmosferiche e le piante sono qualcosa di assolutamente fondamentale per noi, e che nella nostra evoluzione ci siamo sviluppati insieme a loro come co-evolventi“, ribadisce l’antropologo culturale Wolf-Dieter Storl in uno dei suoi libri “Faccio parte della foresta: l’ambasciatore delle piante racconta la sua vita“.

Tutto questo accade perché la natura risveglia il nostro amore per la vita, la biofilia, ovvero quella tendenza innata a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali. Non è un caso che, soprattutto dopo l’esperienza del lockdown a causa della pandemia Covid-19, sempre più persone cerchino di riconnettersi con la natura passeggiando in luoghi incontaminati o ripensando le proprie case in ottica naturale per rigenerarsi.

Ecopasseggiate cinofile: il cane, la nostra guida

Sedersi su un pendio con un cane in uno splendido pomeriggio è come tornare nel giardino dell’Eden in cui oziare non era noioso“, così diceva Milan Kundera, scrittore, saggista e poeta francese. Dai nostri amici a 4 zampe possiamo imparare molto, persino a riconnetterci con la natura, lasciando da parte per qualche ora il passato o il futuro, ma vivendo semplicemente il qui e ora. I cani sono dei veri maestri in questo. Con il loro naso sempre attento a tutte le sollecitazioni della Terra, rimangono in perenne condizione di connessione durante le passeggiate.

Dalla sinergia di due professioniste, Claudia Pintus, istruttrice e riabilitatrice cinofila esperta in classi di socializzazione e la psicologa Clara Carreras, è nato un progetto che unisce l’ecopsicologia e la cinofilia. “L’obiettivo è il benessere del binomio uomo-cane, grazie all’interazione guidata con la natura, il nostro vero ambiente. Affrontare i propri blocchi emotivi – dice Pintus -, centrarsi e radicarsi permettendo al cane di essere una guida, un portale che ci ricongiunge al nostro vero Sè“.

Ci sono situazioni che uniscono ecologia, cinofilia e psicologia per ritrovare benessere in contesti naturali spezzando la stressante routine quotidiana. “Siamo abituati a vivere il nostro rapporto con l’ambiente prevalentemente con la testa – afferma Carreras- e diamo sempre meno spazio alle relazioni spontanee che finiamo per reprimere. Il corpo diventa così un accumulatore di tensioni non solo fisiche, ma anche emotive compromettendo la salute mentale e fisica“.

Camminare, apprezzare il silenzio, respirare, accarezzare il cane sentendo pienamente ogni istante è uno straordinario momento di osmosi emozionale. Influenzarsi vicendevolmente con il fluire delle emozioni che passano da un individuo ad un altro contagiandosi positivamente a vicenda. Non c’è da stupirsi, d’altronde il cane è il migliore amico dell’uomo da più di quindici mila anni.

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