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BuoneNotizie.it sarà al Festival del Giornalismo di Ronchi dei Legionari

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Foto: https://unsplash.com/photos/_Zua2hyvTBk

Domenica 5 giugno, Silvio Malvolti e Martina Fragale di BuoneNotizie.it, hanno portato il giornalismo costruttivo al Festival del Giornalismo di Ronchi dei Legionari.

Il Festival del Giornalismo di Ronchi dei Legionari

Domenica 5 giugno, in occasione delle serate che anticipano il Festival del Giornalismo di Ronchi dei Legionari che si terrà dal 14 al 18 giugno, Silvio Malvolti, fondatore ed editore di BuoneNotizie.it, e Martina Fragale, direttore responsabile del giornale, hanno spiegato al pubblico e ai giornalisti che cos’è il giornalismo costruttivo, perché ce n’è così bisogno e come può aiutare a ricucire il rapporto con i lettori. L’incontro si è svolto presso la biblioteca di Staranzano, nella sala Delbianco.

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Tra i temi di questa edizione del festival ci saranno la guerra in Jugoslavia, le criptovalute, il giornalismo digitale, l’anniversario della strage di Capaci, il conflitto in Ucraina e la disinformazione, il caso Patrick Zaki e Luca Attanasio. Il programma di questa edizione è davvero vasto e prevede molti ospiti.

Il Festival nasce dall’iniziativa dell’associazione Leali delle Notizie, nata nel 2015 per portare avanti un’idea di giornalismo libera e veritiera, senza filtri ma anche profondamente ancorata ai fatti. Una filosofia di vita e di lavoro che si sposa alla perfezione con quella dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, che edita BuoneNotizie.it.

Perché c’è bisogno di giornalismo costruttivo

Il giornalismo costruttivo è una pratica di informazione maggiormente focalizzata sulle soluzioni, che non guarda alla notizia come un mezzo per monetizzare sulla salute mentale del lettore, ma come un modo per indurlo a una riflessione. Il giornalismo costruttivo nasce in Nord Europa, dove è adottato come pratica comune anche da radio e televisioni, ed è particolarmente diffuso anche negli Stati Uniti. In Italia ce n’è un grande bisogno, data la tendenza di molti media a parlare unicamente di notizie negative, spesso con l’utilizzo di “titoloni” e un linguaggio roboante e allarmista.

Non è da confondere, però, con il giornalismo positivo, che si focalizza unicamente sul dare buone notizie: il giornalismo costruttivo non vuole evadere dalla realtà, ma mostrare che in molti casi esistono soluzioni scalabili anche per quelle che vengono date come situazioni catastrofiche e irrisolvibili. Numerosi sondaggi hanno dimostrato che i lettori non hanno più fiducia nei giornalisti, a causa della facilità con cui divulgano fake news, e molti smettono di leggere i giornali, terrorizzati dall’ossessione per le cattive notizie e dai toni allarmisti che generano ansia. La salute mentale delle persone, l’attenzione per le fonti, la mentalità orientata alle soluzioni devono tornare al centro del rapporto con i lettori, se il giornalismo vuole sopravvivere alle molte sfide che lo attendono, in un’epoca di cambiamento che investe soprattutto l’informazione.

Come diventare giornalisti del futuro

Non si può intraprendere una professione come quella del giornalista senza una solida formazione: ma essere “tuttologi” non sempre paga. Meglio specializzarsi in un tema e diventare “miniere di conoscenza” che sapere poco di tutto. Sapersi adattare è fondamentale, ma ciò non significa snaturare il proprio lavoro né tantomeno piegarsi alle logiche di sfruttamento nel mondo del lavoro. Su questo tema, la legge deve tornare dalla parte dei giornalisti: è necessario aggiornare un settore che ha conosciuto, grazie alla digitalizzazione, una vera rivoluzione e che va riformato per tutelare i giornalisti di nuova generazione.

In una società nella quale il 47% delle persone dichiara di non informarsi più a causa dell’effetto negativo delle notizie sulla propria salute mentale, è necessario che i giornalisti si interroghino sul ruolo che vogliono avere: informatori responsabili o “terroristi” dell’informazione?

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