I dati della partecipazione femminile al mondo del terzo settore sono davvero alti: “quasi 2 milioni di volontarie e quasi 700mila lavoratrici su 850mila ci raccontano che le donne sono fortemente impegnate in questo ambito” afferma Claudia Fiaschi portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore. Le associazioni no profit svolgono nel mondo un’attività di interesse generale e di utilità sociale senza ottenere un profitto da dividere tra i soci. Lo scopo principale è quello di promuovere attività culturali, economiche e sociali che possano dare un supporto concreto alla società.

Inoltre, grazie soprattutto alla categoria femminile il no profit è riuscito ad acquisire nuova linfa iniziando a curare temi come la parità di genere e i diritti delle donne a volte negati. Difatti, associazioni come Malala Fund, Prime Minister o Sistech sono solo alcune delle tante organizzazioni no profit al femminile che esistono al mondo.

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due ragazze di etnie diverse posano serie su uno sfondo rosso

credits: wayhomestudio

Le best practice del no profit al femminile

Malala Yousafzai attivista pakistana inizia la sua “lotta” scrivendo su un blog in urdu della BBC del rapporto sempre più teso tra la popolazione pakistana e i talebani. Nel 2011 come riconoscimento per il suo coraggio e il suo impegno in favore dei diritti delle donne riceve il Pakistan’s National Youth Peace Prize. Malala dice della sua fondazione: “lavoriamo quotidianamente per un mondo dove ogni ragazza può emanciparsi e fare da guida alla propria generazione”.

Inoltre, pur avendo subito un attentato nell’ottobre del 2012, la giovane pakistana continua la sua campagna mondiale per il diritto all’istruzione attraverso il Malala Fund organizzazione no profit che raccoglie fondi da dedicare a progetti educativi in tutto il mondo. Nel 2014 riceve il Premio Nobel per la pace e dopo quattro anni inizia a studiare filosofia, politica ed economia all’Università di Oxford in Inghilterra dove nel 2020 si laurea.

Prime Minister e la scuola di politica al femminile

Prime Minister è una scuola di politica nata in Sicilia per giovani donne di età compresa fra 14 e 19 anni che vogliono intraprendere un percorso di formazione sullo sviluppo della capacità di interpretare e guidare la società. Le studentesse della scuola vivono così un’esperienza di empowerment femminile, che passa dal rafforzamento della propria auto-consapevolezza, alla creazione di un insieme di persone pronte a sostenere la loro attività.

Coraggio è la parola d’ordine di Prime Minister: il coraggio di farsi avanti e difendere le proprie idee. La scuola infatti, scommette sulla formazione delle giovani donne per stimolare il processo di innovazione sociale che potrebbe portare ad una vera e propria parità di genere.

Sistech e il no profit al femminile nel mondo digitale

Sistech attiva dal 2017 è un’organizzazione no profit fondata da Josephine Goube imprenditrice e avvocatessa francese che aiuta le donne rifugiate a trovare un lavoro nel mondo digitale. Una delle missioni di Sistech è cambiare l’approccio che le aziende hanno nei confronti delle donne migranti.

Josephine Goube racconta “A Parigi ho conosciuto una donna afgana che faceva la cassiera al supermercato, mi raccontò che aveva due master e nel suo paese era la portavoce dell’amministratore delegato di una compagnia di telecomunicazioni. Dopo che in Francia non ha trovato lavoro per cinque anni l’ho esortata ad applicare al progetto Sistech e dopo sei mesi ha trovato lavoro nella cybersecurity in Bnl”. L’arma in più di Sistech è sicuramente quella di accompagnare le ragazze durante tutto il processo di ricerca del lavoro e dare loro la possibilità di far crescere il proprio network e conoscere nuove potenziali colleghe.

due ragazze di etnie diverse posano con facce buffe su uno sfondo rosso

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Start-up al femminile e la situazione attuale

Secondo il quinto Rapporto Nazionale sull’imprenditoria femminile di UnionCamere, a fine 2021 erano poco più di 14mila le start-up innovative registrate in Italia, di cui circa 1.800 femminili. Inoltre, secondo l’Indice di Diversità di Genere (GDI) la percentuale di donne all’interno dei Consigli di amministrazione è ancora bassa, considerando che solo il 7% delle aziende europee è guidata, ad oggi, da un’amministratore delegato donna.

I fattori principali di questo limite sono sicuramente la mancata cultura imprenditoriale ed un evidente divario di genere. Elementi che vengono quotidianamente sfatati proprio dalle donne che in Italia puntano a sviluppare una propria idea di business e spalleggiarsi l’una all’altra.

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Vincent Truppo

Vincent Truppo

Tra i miei focus principali, abbattere gli stereotipi che talvolta non danno la possibilità di conoscere realmente chi ci circonda, la definizione del termine stereotipo rappresenta appieno il mio lavoro. Con enorme piacere collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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