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Conflitti sociali e polarizzazioni: siamo certi di comprendere le parole dell’altro?

tre persone che si coprono il volto con tre cartoncini di forme e colori diversi - Conflitti sociali: siamo certi di comprendere le parole dell’altro?

Spesso le persone faticano a comprendere quanto possano essere diverse dalle proprie le convinzioni concettuali dei loro interlocutori e il significato stesso dato alle parole più elementari. Gli psicologi dell’Università di Berkeley in California hanno indagato questo fenomeno e come tale atteggiamento possa essere alla base di incomprensioni fondamentali e conflitti sociali in tempi di polarizzazioni sempre più estreme.

Conflitti sociali e semantica, uno studio indaga la correlazione

Molti conflitti sociali dipendono da disaccordi semantici, ovvero dall’attribuzione di diversi significati a parole e concetti; anche quando due individui usano la stessa parola, infatti, non necessariamente sono davvero d’accordo sul suo significato. Gli psicologi dell’Università di Berkeley hanno recentemente pubblicato nella rivista Open Mind il loro studio sul tema, frutto di due esperimenti basati su vari set di domande molto semplici con l’obiettivo di arrivare a comprendere meglio cosa ci sia al centro di alcuni argomenti in grado di creare grandi attriti e conflitti sociali.

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I risultati offrono una spiegazione del motivo per cui le persone parlano una sopra l’altra – ha affermato Celeste Kidd, assistant professor di psicologia alla UC Berkeley e ricercatrice principale dello studio. Quando le persone non sono d’accordo, spesso la ragione potrebbe essere diversa da ciò che credono. Potrebbe derivare da qualcosa di semplice come i loro concetti non allineati. Domande semplici come ‘Cosa intendi?’ potrebbero fare molto per evitare che una disputa vada fuori dai binari”.

I diversi modi in cui le persone percepiscono e descrivono il mondo sono stati oggetto di numerosi studi nella psicologia cognitiva, che guarda a come le esperienze di vita di ciascuno siano in grado di influenzare il modo in cui concettualizziamo la realtà, ognuno a modo suo anche di fronte a medesime situazioni. I ricercatori di Berkeley hanno approfondito la problematica per cercare di comprendere le origini e le implicazioni di questi disaccordi e per sottolineare l’importanza di sviluppare nuovi metodi per quantificare la variazione nella cognizione semantica tra gli individui.

Gli esperimenti: tutti convinti di avere ragione?

Il team di ricerca ha strutturato due tipologie di esperimenti, con un totale di circa 2.700 partecipanti. “Abbiamo raccolto valutazioni di somiglianza concettuale e giudizi sulle caratteristiche da una varietà di parole in due domini e analizzato questi dati al fine di dedurre il numero di diverse varianti di concetti comuni che esistono nella popolazione – dichiarano  nello studio. I nostri risultati mostrano che esistono almeno da dieci a trenta varianti quantificabili di significati delle parole anche per nomi comuni. Inoltre, gli individui non sono consapevoli di questa variazione e mostrano una forte propensione a credere erroneamente che altre persone condividano la loro semantica. Ciò evidenzia fattori concettuali che probabilmente interferiscono con il discorso politico e sociale produttivo”.

Analisi semantiche: gli esperimenti per indagare le possibili cause dei conflitti sociali

Il primo gruppo di partecipanti allo studio è stato diviso in due, ad una parte è stato chiesto di esprimere giudizi di somiglianza sugli animali e all’altra su alcuni politici statunitensi. Dall’esperimento è emersa una variabilità significativa nel modo in cui le persone concettualizzano anche gli animali di base.

La probabilità che due persone selezionate a caso condividano lo stesso concetto sui pinguini è di circa il 12%”, ha detto Kidd. “L’affidabilità complessiva del soggetto singolo è stata dell’88% – continuano nello studio; l’affidabilità intersoggettiva media è stata del 50%, il che significa che due persone scelte a caso hanno la stessa probabilità di non essere d’accordo quanto di essere d’accordo per un tipico giudizio concettuale”. In alcuni esempi, i partecipanti credevano di avere una visione in linea con la maggioranza, quando in realtà nessun altro era d’accordo con loro. “Una scoperta – scrivono – che si addice a una società di persone convinte di avere ragione, quando in realtà hanno torto”.

Nella seconda fase il focus è stato su aggettivi e valutazione delle caratteristiche di animali e politici. Un domanda tipo era: “un fringuello è intelligente?”. Anche in questo secondo esperimento la definizione di concetti di base differiva in maniera importante tra le persone. “Ad esempio – spiegano nella ricerca – la maggior parte dei partecipanti ha concordato sul fatto che le foche non siano piumate, ma scivolose mentre non erano d’accordo sul fatto che fossero aggraziate. Allo stesso modo, molti hanno convenuto che Trump non fosse umile e che fosse ricco, ma il disaccordo è stato forte sulla domanda se fosse interessante o meno”.

La sperimentazione necessita di ulteriori approfondimenti, tuttavia, i risultati fanno riflettere sul fatto che probabilmente “il terreno comune dei significati anche delle parole più elementari è condiviso solo in modo imperfetto”. Un nuovo punto di partenza su cui concentrarsi per mitigare i conflitti sociali e trovare nuovi spazi d’incontro.

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