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Consumatori sempre più attenti: l’Italia continua la sua battaglia contro la plastica

plastica

Plastica - scultura PIXABAY.COM

Residui in Cima Everest e nel punto più profondo della Fossa delle Marianne. Ma la lotta alla plastica continua. E l’Italia c’è.

La plastica ha reso la vita quotidiana più “semplice” con l’uso di piatti, posate, cannucce e bicchieri di plastica. Ha anche facilitato molti lavori: è comoda per gli imballi, facile da maneggiare, leggera, resistente e soprattutto costa poco. Tutti questi fattori però hanno fatto incrementare la sua produzione in modo sproporzionato soprattutto in questi ultimi due decenni, anche in concomitanza con la crescita economica di Paesi come Cina e India. In totale si stima che l’uomo abbia prodotto più di 8,3 miliardi di tonnellate di materiale plastico di cui 6,3 sono state riversate in natura.

Per capire quanto il fenomeno sia grave basti pensare che il governo del Nepal è dovuto più volte intervenire per ripulire da tonnellate di plastica le vie per l’Everest e la vetta, e ora nell’area sono vietate le plastiche monouso.

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Nel 2019 l’esploratore americano Victor Vescovo compie l’immersione con equipaggio più profonda della storia e non riesce a fare a meno di notare che, proprio in quel punto così profondo, c’è già l’impronta umana (tutt’altro che positiva). A quasi 11.000 metri di profondità, nella Fossa delle Marianne, vede infatti una busta di plastica e alcuni involucri di caramelle.

E nel Mediterraneo?

Secondo l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (Iucn) ogni anno vengono scaricate 230.000 tonnellate di plastica nel Mediterraneo. I tre maggiori responsabili sono Egitto (74.000 tonnellate all’anno), Italia (34.000 tonnellate all’anno) e Turchia (24.000 tonnellate l’anno). Una volta in mare, la plastica diventa quasi impossibile da pescare perché sole, onde e vento la frantumano trasformandola in microplastica inferiore ai 5 millimetri che si va a depositare nei fondali.

Plastica vietata: l’Italia in prima fila

Eppure da 10 anni qualcosa si è mosso.
Guardando al nostro Paese, i primi passi risalgono a Gennaio 2011, quando le buste di plastica per la spesa sono state bandite. Da inizio 2018 l’Italia ha vietato i sacchetti di plastica per gli alimenti, dal 1° Gennaio 2019 l’uso dei bastoncini cotonati non biodegradabili, dal 1° Gennaio 2020 l’uso della microplastica nei cosmetici e oggi sta lavorando in maniera autonoma per bandire i bicchieri di plastica.

Perché in modo autonomo? Perché benché dal 2021 in tutta l’Unione Europea saranno messi al bando molti oggetti monouso in plastica – piatti, posate, cotton-fioc, aste per i palloncini e cannucce dovranno essere biodegradabili-  i bicchieri di plastica non sono stati proibiti. Eppure, secondo l’associazione Marevivo questi bicchieri rappresentano il 20% dei rifiuti plasticosi in mare e in Italia se ne consumano dai 16 ai 20 milioni al giorno.

Il Parlamento Italiano quindi ha deciso di iniziare l’iter per mettere al bando questo prodotto. La legge per proibire bicchieri di plastica e anche i palloncini è già stata approvata dal Senato e ora è passata alla Camera e dal 2021 l’Italia, con tutta probabilità, sarà il primo paese europeo ad aver esteso la lista dei prodotti monouso banditi in nome dell’ambiente.

Italiani: consumatori attenti

Notizie incoraggianti arrivano anche dal fronte consumatori. Secondo una recente indagine GFK, uno dei più grandi istituti di ricerca sulle abitudini dei consumatori del mondo, il 36% delle famiglie italiane dichiara di aver smesso di comprare un determinato prodotto o servizio a causa del suo negativo impatto sull’ambiente o sulla società. Il 30% evita prodotti con un imballaggio di plastica quando esiste un alternativa più ecologica e il 62% preferisce acquistare prodotti da aziende che si dimostrano green.

La speranza sul futuro è che dall’indagine emerge come siano soprattutto i giovani ad incentivare questi comportamenti attenti all’ambiente.

La messa al bando di plastiche inutili, consumatori più attenti e consapevoli, aziende che dimostrano più premura nei confronti dell’ambiente e la continua ricerca verso materiali ecologici: queste sono basi importanti dalle quali partire per mettere fine alla piaga che la plastica sta portato nei nostri mari ed oceani.

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