Questa è la storia di Diana Kim, la ragazza che riconobbe il padre dopo decine di anni salvandogli la vita. Era l’aprile del 2013: l’uomo viveva in strada, e non aveva la minima idea di chi fosse quella ragazza che gli stava tendendo la mano e, probabilmente, non sapeva nemmeno chi fosse lui stesso.

Diana non sapeva che cosa pensare e come sentirsi. Suo padre l’aveva abbandonata quando aveva circa 5 anni e quindi non aveva alcuna relazione con l’uomo di fronte a lei. “Non è mai  stato parte della mia vita, lui non c’era“, spiega la ragazza. L’atmosfera, al momento dell’incontro, era certamente piena di emozioni contrastanti. Cosa avrebbe dovuto fare? Far finta di niente perché questa persona non aveva realmente nulla a che fare con la sua vita? Lasciarlo lì in strada come lui aveva lasciato lei?

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La loro storia è emozionante e ci insegna davvero tanto, facendoci conoscere un’istinto dettato dal legame interno che lega un padre e una figlia, ancora esistente, anche se non si vedevano da quando lei era una bambina. Molti avrebbero scommesso che l’avrebbe lasciato là: in fondo l’aveva abbandonata da piccola, e queste sono cose che decisamente segnano una persona. Ma per Diana fu diverso.

Non volle parlare con me, non mi riconobbe, questo fu il risultato del primo approccio. Man mano che lei tentava di dialogare, si accorgeva sempre di più che suo padre aveva qualcosa che non andava. Il padre di Diana soffriva infatti di schizofrenia fin da quando l’aveva abbandonata, e ultimamente aveva smesso di curarsi.

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Era una situazione unica e in cui certamente nessuno di noi immagina di poter vivere. La ragazza era stata un avvocato per i senzatetto per anni, e ora suo padre era tra quelli che lei difendeva con passione. Diana, che ha scelto di non parlare del suo rapporto con la madre, aveva dormito in parchi, vissuto in una macchina e invocato la gentilezza di alcuni amici per poter avere un tetto sopra la testa per alcune notti. Sono state queste le esperienze che l’hanno portata a lottare per i senzatetto. Diana racconta che quando si vivono situazioni simili durante l’infanzia “si verifica una lotta interna che modella il tuo modo di vedere il mondo“. Era dunque diventata un’alleata di coloro che vivono in strada e trovandosi di fronte il padre dopo decine di anni, non poteva fare a meno che pensare a come aiutarlo, ma allo stesso tempo sentiva di nuovo tutto il dolore creato dall’assenza di un padre.

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Lo osservò per un po’ di tempo e scoprì che non aveva più un posto dove andare. Anche la sensazione che suo padre fosse malato era giusta. Fu così che Diana decise di lottare anche per suo papà: iniziò a cercare di convincerlo a chiedere aiuto e ad aiutarlo a ricordarsi di lei. Sapeva che sarebbe stato faticoso e non sapeva se ce l’avrebbe fatta. Ma iniziò a fare tutto il possibile. A un certo punto “è necessario affrontare le proprie paure, le proprie insicurezze e il proprio dolore“.

A seguito di un attacco di cuore, durante l’estate successiva, il padre venne ricoverato in ospedale e questo evento si rivelò una vera benedizione: Diana riuscì infatti in quella circostanza a fargli ricordare tutto. Adesso sono di nuovo padre e figlia.

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La storia di Diana e il suo papà è riportata nel suo blog fotografico, “The Homeless Paradise“, finanziato grazie a una campagna di crowdfunding su Kicktarter, nel quale documenta giorno per giorno la situazione dei senzatetto. Le sue pagine sono piene di tragedia, ma la speranza e la determinazione di Diana sono le caratteristiche che la spingono ad aiutare e a vedere i senzatetto proprio come delle persone uguali a lei.

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