Come da secoli a questa parte, il 16 agosto si tiene l’evento più importante di tutta la Toscana: il Palio di Siena. Una corsa ippica che attrae numerosissimi visitatori.

Il fascino di un evento antico di secoli ma sempre attuale

Il termine “palio” indica un drappo riccamente ricamato o dipinto che veniva consegnato al vincitore delle competizioni che si disputavano in alcune città italiane durante il periodo del Medioevo e del Rinascimento. Nel significato attuale, tale termine sta ad indicare anche la gara il cui premio è proprio il drappo.

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Il Palio di Siena non è sorto come manifestazione turistica, in quanto è una vera e propria tradizione. Infatti, il primo Palio risale al 1633 e da allora si svolge regolarmente ogni anno presso Piazza del Campo. Si tratta di una gara tra i rappresentanti delle 17 Contrade. Ognuna è come uno Stato in miniatura, i cui confini sono stati definiti nel 1729 dalla Governatrice di Siena, Violante di Baviera.

In ogni Contrada vi è un Seggio presieduto da un Priore guidato da un Capitano; quest’ultimo è assistito da due o tre tenenti che altri non sono che contradaioli. L’aspetto curioso è che dal Medioevo questa organizzazione interna non è stata mai modificata, così come l’obiettivo di realizzare attività benefiche come il sostegno economico verso le aree terremotate d’Italia. E così, il Palio rappresenta solo la punta dell’Iceberg di tutta la vita quotidiana delle Contrade. Il Palio si svolge due volte all’anno: il 2 luglio (Palio di Provenzano) e il 16 agosto (Palio dell’Assunta), sempre in onore della Madonna, rivelando l’origine medievale dell’evento.

Le regole del Palio di Siena

Innanzitutto, vi è una prima estrazione di 10 dei 17 quartieri di Siena che si andranno a fronteggiare sul Campo ricoperto da tufo, argilla e sabbia per ridurre il rischio di incidenti.

Allo scoppio del mortaretto escono i cavalli dall’Entrone in base all’estrazione. Ogni fantino riceve un nerbo di bue per interagire con il cavallo incitandolo o rendendo la gara difficoltosa agli avversari delle altre Contrade. In seguito a ciò, ci si approssima alla “mossa“: è un punto attraversato da due canapi  che servono per far allineare tra di loro i fantini. L’ultima Contrada entrerà già in movimento sancendo l’inizio del Palio. In caso di partenze non corrette, un secondo scoppio del mortaretto fermerà la gara. I cavalli percorrono quasi 1000 metri corrispondenti a tre giri di pista. Si tratta di una “giostra medievale” in cui è permesso di tutto, compreso anche corrompere il fantino con ulteriore denaro per recar danno a una Contrada rivale. Al temine del Palio si decreta il vincitore: il cavallo. Che, sì, può giungere al traguardo anche privo del fantino e cioè “scosso”. Il tutto per circa una novantina di secondi di corsa. In seguito, i vincitori  si recano col loro trofeo nella Basilica della Madonna di Provenzano o presso il Duomo (a seconda della data) per ringraziare la Madonna con il canto Maria Mater Gratiae. Infine, tra settembre e i primi giorni di ottobre si tiene la “cena della vittoria“, a cui assistono moltissimi contradaioli oltre al cavallo vittorioso, il vero e proprio protagonista della vittoria.

L’appuntamento in TV

Le 10 squadre estratte che si andranno a fronteggiare sono: Aquila, Pantera, Bruco, Torre, Oca, Onda, Drago, Istrice, Selva e Chiocciola. Per tutti gli appassionati di questo evento che non hanno potuto recarsi a Siena, il consiglio è quello di sintonizzare i televisori alle 18.15 su Rai2, così come comunicato dal sito dell’ufficio stampa della Rai. Nel corso della trasmissione, condotta da Annalisa Bruchi, vi saranno anche alcuni contributi filmati e interviste. E tanta trepidazione, dal momento che tre Contrade avvertono particolarmente la necessità di una vittoria: l’Aquila, che non vince da ben 27 anni; la Chiocciola, da 20 anni; la Pantera da 13 anni; e, infine, il Bruco da 11.

Appuntamento a questo pomeriggio, allora. E, come si dice… Che vinca il migliore!

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Dario Portaccio

Dario Portaccio

Laureato in Informazione, Editoria e Giornalismo, oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al percorso di formazione biennale dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, con cui sono diventato giornalista pubblicista.

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