La riapertura delle scuole dopo il coronavirus vede le prime linee guida. Ecco le strategie in Italia e negli altri Paesi

 

Nell’annus horribilis del coronavirus, la riapertura delle scuole, il Ministero dell’Istruzione e il Comitato tecnico-scientifico annunciano le prime linee guida per settembre 2020. Ma sorge una domanda: le scuole sono pronte e sono in grado di attuarle? All’interno del documento, pubblicato lo scorso 28 maggio, il distanziamento sociale e l’igienizzazione quotidiana degli ambienti, sono confermate come misure di contenimento.

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La distanza di almeno un metro – di due metri per attività svolte in palestra – dovrà essere garantita dalla riorganizzazione degli spazi interni. Mentre si chiede la limitazione degli assembramenti nelle aree comuni valorizzando gli spazi esterni per la ricreazione, le attività motorie o altre attività didattiche, avvalendosi anche della collaborazione con il territorio e gli enti locali.

L’orario d’ingresso e uscita dovrà essere scaglionato in turni diversi, utilizzando tutte le vie d’accesso all’edificio scolastico. Non sarà rilevata la temperatura corporea, ma chi presenti una temperatura superiore ai 37, 5° dovrà restare a casa. In riferimento all’uso delle mascherine resta obbligatorio per gli studenti sopra i 6 anni, ad eccezione di pasti, interrogazioni e attività motorie. Si prevedono, inoltre, corsi di formazione per il personale scolastico.

Regole chiare, sì, ma quanto attuabili?

Tuttavia, a pochi giorni dalla pubblicazione del documento, sul sito del Ministero dell’Istruzione, molti dirigenti hanno manifestato il loro disappunto. A fare da portavoce il prof. Angelo Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale dei presidi, che ha infatti affermato come “il distanziamento fisico tra i banchi al momento non sia attuabile. E la distribuzione degli alunni in due turni, significherebbe raddoppiare l’organico del personale”.

Non sono mancate però alcune proposte, come la distribuzione degli alunni in un numero doppio di aule, mantenendo l’orario mattutino. Anche se resta comunque aperta la questione degli spazi che andrebbero duplicati. E, in ogni caso, l’implementazione dell’organico dei docenti e dei collaboratori scolatici per la vigilanza delle aree comuni per evitare l’assembramento. Tutto quindi rimane ancora da definire. 

Ma nel resto d’Europa cosa sta succedendo?

Dal Guardian e dalla BBC apprendiamo che solo asili e scuole elementari sono riaperti dal 1° giugno in Inghilterra, mentre avverrà a settembre la riapertura delle scuole secondarie e delle altre scuole nel resto del Regno Unito, così come nella Repubblica del Nord dell’Irlanda e in Spagna.

In Francia la riapertura delle scuole è avvenuta ufficialmente dal 2 giugno con 15 studenti per aula, mascherine obbligatorie per gli studenti delle classi secondarie e personale scolastico.

Stesso numero di studenti per classe anche per Norvegia, Danimarca e Finlandia. Tuttavia, nelle città finlandesi di Porvoo e Sippo sono stati registrati alcuni casi di contagio tra alunni e insegnanti, chiudendo gli istituti ad appena due giorni dalla riapertura.

In Svezia alcune scuole sono rimaste aperte anche durante l’emergenza sanitaria. Si tratta delle scuole con studenti minori di 16 anni che comunque hanno rispettato le linee guida del Governo: lavaggio costante delle mani, asciugamani di carta, attività all’aperto e divieto di sport di contatto.

E mentre nel resto d’Europa vige il distanziamento sociale, in Olanda è permesso ai bambini di stare vicino senza la regola del metro e mezzo di distanza. “Sono molto contenti, non vedevano l’ora della riapertura delle scuole per rivedere i loro amici: ora possono toccarsi e giocare” ha raccontato Manon, madre di tre figli, davanti alla primaria di Wilemspark.

La riapertura delle scuole nel resto del mondo

Soluzioni alternative, in corso di attuazione dalla riapertura del 14 maggio, si sono trovate in Nuova Zelanda: l’“accordo di transizione” tra governo e famiglie di studenti, prevede la libertà di scelta da parte dei genitori di far tornare i figli a scuola. Secondo gli esperti, la flessibilità dimostrata dal governo, promuoverebbe la salute fisica e mentale degli studenti e delle famiglie. Non solo, tra le linee guida di prevenzione singolare è la regola “kiss and go”, che prevede il saluto genitori-figli al di fuori del cancello scolastico; infine la formazione di tutti gli studenti con una didattica concreta della prevenzione (distanziamento, lavaggio delle mani) per tutto il primo periodo di rientro.

Della formazione di tutti gli attori scolastici parla anche Philippe Addope, direttore generale di Save the Children dell’Africa centro-occidentale: “La riapertura delle scuole deve includere piani globali per mantenere i bambini e il personale educativo al sicuro, assicurandosi che tutte le misure sanitarie siano in atto e dunque garantire che possano continuare ad apprendere in un ambiente sicuro”. Se da una parte l’emergenza ha angosciato i giovani studenti, la speranza e la voglia del ritorno non è mai mancata. Come racconta Clarice, una giovanissima studentessa del Burkina Faso: “Non riesco a spiegare tutta la paura e l’ansia che ho vissuto negli ultimi due mesi per le brutte notizie trasmesse dalla televisione. Oggi sento la speranza rinascere. Anche se non sono stato in grado di lavorare per diverse settimane, sono pronta per la riapertura delle scuole”.

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Francesco Bia

Francesco Bia

Docente di lettere e aspirante pubblicista. Ho collaborato per sei anni con due settimanali locali scrivendo di attualità, cultura, spettacolo, cronaca e sport. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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