Turchia: cosa succede nel Mediterraneo e chi sta lottando per far valere i propri diritti

 

La Turchia di Erdogan fa ribollire il Mediterraneo di tensioni. C’è un vero e proprio “eldorado” nelle mire di Erdogan, un area marittima che, per le sue risorse di gas naturale, potrebbe cambiare le sorti economiche di un Paese. Il problema è che quell’area non si trova in acque turche secondo il diritto internazionale, ma in quelle di altri Paesi (Grecia e Cipro), nonostante la vicinanza alle coste turche.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici
Le aree contese tra i vari Stati che si affacciano sul Mediterraneo

Le aree contese tra i vari Stati che si affacciano sul Mediterraneo (clicca per ingrandire)

Erdogan ha spedito navi belliche, droni e caccia per assicurarsi le operazioni di ricerca e le trivellazioni. Allo stesso tempo Grecia, Francia, Cipro, Israele, Egitto ed Emirati Arabi Uniti hanno risposto con esercitazioni militari e manovre pericolosissime nello stesso stretto spazio marittimo dove operano i turchi. Come gli Emirati Arabi, alcuni Paesi si sono uniti alle esercitazioni proprio per impedire alla Turchia maggiore rilevanza regionale. Una rilevanza che sta assumendo anche grazie al controllo di un partito che opera fuori dalla Turchia, denominato “Fratelli Musulmani”.

A preoccupare è proprio Erdogan e il suo sogno ottomano che per certi versi ricorda molto il fascismo e i suoi riferimenti all’Impero Romano. Stiamo assistendo ad un processo pragmatico, dove la Turchia diventa sempre più autoritaria e islamica, sempre meno europea e sempre più lontana dagli interessi comuni dell’Alleanza Atlantica. 

L’espansione

Giusto per farci un’idea, ad oggi, la Turchia di Erdogan controlla indirettamente o direttamente parte del Nord della Siria, alcune zone del nord-ovest dell’Iraq, più di metà della Libia e una parte di Cipro e Yemen. 

Erdogan ha fatto parecchio discutere con la sua decisione di trasformare il museo “Chiesa di Santa Sofia” in moschea. Una decisione che serve a ribadire una cosa sola: il sultano è tornato

Mentre la Francia dà dimostrazioni di forza e la Germania insiste col dialogo, nell’ultimo vertice UE la Grecia ha ribadito con urgenza la necessità di sanzioni. L’Unione Europea sembra determinata ad una reazione compatta e restrittiva nei suoi confronti, se non si dovesse arrivare ad un “nulla di fatto” col dialogo. 

C’è un’altra Turchia, quella laica

La Turchia laica ha già una martire: è morta l’avvocata Ebru Timtik dopo 238 giorni di sciopero della fame. Secondo i parenti era arrivata a pesare 30 kg. Beveva solo acqua zuccherata e alcune vitamine indispensabili. Chiedeva un processo equo in quanto le accuse nei suoi confronti si basavano su un unico testimone dichiarato mentalmente inattendibile. Per lo stesso testimone sono stati condannati altri 16 avvocati, tutti impegnati in questioni scomode per la Turchia di Erdogan. 

L’addio di Ebru Timtik ha sollevato un’ondata di proteste e indignazione in un Paese che vanta una laicità secolare. I suoi funerali sono stati seguiti dalla polizia anti-sommossa e da carri blindati, i giornali locali affermano che nell’ospedale forense dove è stata effettuata l’autopsia sono avvenute proteste e arresti. 

C’è un altro avvocato che le violazioni del diritto da parte del regime turco vuole spegnere. Si tratta di Ayutaç Unsal, 32 anni, in sciopero della fame da oltre 210 giorni, e liberato 3 giorni fa fino a che le sue condizioni di salute non miglioreranno. Per lui si è mossa una grande rete di solidarietà nazionale ed internazionale per invitarlo a tornare a nutrirsi.

Condividi su:
Elbasan Mehmeti

Elbasan Mehmeti

Elbasan Mehmeti, 28 anni, ex profugo della guerra del Kosovo, appassionato di psicosomatica, filosofia, letteratura e religione, collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici