Il fenomeno della dipendenza da videogiochi è motivo di preoccupazione per molti genitori. In alcuni casi, si assiste a gravi problemi di dipendenza che si correlano a questioni come l’abbandono scolastico o il ritiro sociale. I videogiochi però possono insegnare abilità e competenze che spesso non sono affrontate nel contesto scolastico tradizionale, come è capitato a Rokhaya Diagne: premiata per i suoi progetti innovativi che applicano l’Intelligenza Artificiale a problematiche di salute pubblica, come ad esempio la lotta contro la malaria. La passione di Diagne nel mondo dei videogiochi ha contribuito allo sviluppo di competenze che oggi si rivelano fondamentali per il successo della sua start-up. Il problema della dipendenza da videogiochi è significativo, con gli studi che indicano la presenza di quasi 500.000 adolescenti dipendenti. Riconoscere questa dipendenza è cruciale, così come adottare misure adeguate. Come possiamo individuare i segnali e cosa fare in caso di dipendenza?

Il caso positivo di Rokhaya Diagne: dai videogiochi all’intelligenza artificiale

Rokhaya Diagne, giovane senegalese, è stata premiata per i suoi progetti che applicano l’intelligenza artificiale a problemi di salute pubblica, come la malaria. Diagne spiega quanto il suo percorso di vita sia stato influenzato positivamente dal videogioco. Cresciuta giocando online sul computer del fratello, ha cambiato il suo percorso di studio da biologia a bioinformatica, acquisendo conoscenze attraverso corsi online gratuiti di università statunitensi. Nonostante la critica della sua famiglia riguardo a una presunta dipendenza da videogiochi, Diagne sostiene che giocare ha contribuito a sviluppare la sua resilienza e abilità di risolvere problemi.

Oggi, con la sua start-up Afyasense, Rokhaya Diagne utilizza l’intelligenza artificiale per sviluppare soluzioni nel campo della salute. La visione di Diagne è di sfruttare l’intelligenza artificiale per analizzare dati mantenendo al contempo l’aspetto compassionevole dell’assistenza sanitaria, fondato sull’interazione e sul giudizio umani. La sua storia sfida gli stereotipi sui videogiochi e dimostra come la passione per i giochi digitali possano essere un trampolino per lo sviluppo personale e professionale.

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Rokhaya Diagne, imprenditrice di 25 anni in Senegal che utilizza la sua abilità con i computer e l'Intelligenza Artificiale per aiutare il mondo a eradicare la malaria entro il 2030.

Rokhaya Diagne, imprenditrice di 25 anni in Senegal che utilizza la sua abilità con i computer e l’Intelligenza Artificiale per aiutare il mondo a eradicare la malaria entro il 2030.

Come curare il Gaming Disorder?

Il rischio di disturbo da uso di videogiochi coinvolge il 12% degli studenti (circa 480.000 studenti italiani), soprattutto maschi. Per quanto riguarda l’età, la percentuale di rischio maggiore si riscontra nelle scuole medie con il 14,3% dei ragazzi a rischio, mentre il dato scende al 10,2% alle superiori.

I dati emergono da uno studio, frutto di un accordo tra il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha fatto il punto sui comportamenti a rischio della Generazione Z. Si definisce Internet Gaming Disorder la partecipazione compulsiva a videogiochi online, spesso in compagnia di altri giocatori, tale da generare un disagio clinicamente significativo.

È fondamentale sottolineare che la critica non dovrebbe essere rivolta in modo generalizzato ai videogiochi, poiché diversi studi hanno evidenziato come il gioco possa apportare benefici, come nel caso di Rokhaya Diagne, migliorando aspetti come l’attenzione, la memoria e il problem solving. L’attenzione dovrebbe piuttosto concentrarsi sull’abuso e sull’uso eccessivo dei videogame, poiché nel tempo questo comportamento potrebbe avere conseguenze negative significative sulla vita quotidiana.

La prevenzione dei rischi e la capacità di individuare eventuali segnali di allarme nei giovani rappresentano quindi elementi cruciali.

Come posso aiutare mio figlio che è dipendente da videogioco?

Secondo l’esperta Lauren Mak di VPNOverview.com che ha elaborato alcuni suggerimenti per riconoscere le potenziali dipendenze da videogiochi nei bambini e soprattutto, per prevenirle, consiglia ai genitori di parlare apertamente con i figli.

Se i campanelli d’allarme di dipendenza da videogiochi possono manifestarsi attraverso la perdita di interesse per attività precedentemente apprezzate, irritabilità, sbalzi d’umore, impazienza, ansia e rabbia quando non si gioca (anche per periodi brevi), oltre a disturbi del sonno e modifiche nelle abitudini alimentari, scarsa concentrazione a scuola e una diminuita empatia nei rapporti con gli altri, la principale chiave è parlare. Parlare, senza giudizio alcuno con il ragazzo o bambino cercando di individuare il problema e esprimendo il desiderio di trovare insieme un possibile piano d’azione. Dare il buon esempio è la seconda regola chiave: il genitore dovrà dimostrare un’alternativa alla giornata: fare sport, leggere un libro, incontrare gli amici.

Importante è l’utilizzo del parental control. Sebbene possa sembrare invasivo, rappresenta uno strumento utilissimo per i genitori. Consente di monitorare il tempo trascorso dal bambino nei videogiochi, stabilendo limiti chiari. L’elemento chiave rimane parlare apertamente con i figli, fornendo spiegazioni sull’importanza dell’utilizzo anziché imporre regole in modo autoritario.

Inoltre, guardare i videogiochi in maniera positiva può risultare controintuitivo, ma secondo l’esperta può essere una strategia efficace. Manifestare interesse per i videogiochi, condividere la passione o magari giocare insieme può favorire conversazioni più costruttive e positive sul tema.

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Carlotta Vercesi

Carlotta Vercesi

Parlo della nostra società e di come essa comunica. Il mio obiettivo è di scardinare la narrazione catastrofista e di raccontare le buone idee senza dimenticare i piani politici, sociali, economici. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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