Negli ultimi mesi abbiamo potuto assistere ad alcuni passi significativi sulla strada che porta all’abolizione della pena di morte, con Paesi come Armenia, Ghana e Malesia, che hanno deciso di abbandonare il ricorso a sentenze e ad esecuzioni capitali.

Un impegno confermato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che nel 2022, ha rinnovato il proprio impegno a favore di una moratoria universale contro le esecuzioni. Un’iniziativa lanciata nei decenni precedenti dalla politica e dalla società civile italiana, che nel 2022 ha trovato il consenso di 125 Paesi.

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La pena di morte nel mondo

Negli ultimi anni, a livello globale, si è assistito a una significativa diminuzione delle esecuzioni e delle sentenze capitali. Attualmente, nel mondo, circa tre quarti dei Paesi hanno abolito la pena di morte, sia per legge che nella pratica. Anche alcuni Stati che non l’hanno ancora ufficialmente abrogata, non emettono condanne capitali da diversi anni.

In particolare, nel 2023, i Paesi si suddividevano in 147 abolizionisti (per legge o de facto) e 52 che mantenevano la pena capitale, concentrati maggiormente nell’area africana ed asiatica.

Per quanto riguarda il 2022, anno per cui disponiamo di dati più completi, si sono registrate 883 esecuzioni e 2016 sentenze. Numeri sicuramente troppo alti, ma in drastico calo rispetto agli anni precedenti: trent’anni prima, nel 1992, le esecuzioni capitali erano 1708, mentre nel 2002 erano ancora 1526. Nel 2012 sono scese a 682, ma nel 2017, cinque anni dopo, si sono registrate 993 esecuzioni e 2591 sentenze capitali.

Oltre ad Armenia, Ghana e Malesia, nel 2022 anche Kazakistan, Papua Nuova Guinea, Sierra Leone e Repubblica Centrafricana hanno abolito la pena di morte per tutti i reati, mentre Guinea Equatoriale e Zambia l’hanno abolita solo per i reati non militari.

La pena di morte in Italia

L’Italia mantenne la pena di morte fino al 1889, quando, con l’approvazione del nuovo Codice Penale Zanardelli, il governo decise di abolirla in tutto il Regno.

Nel corso del Ventennio, però, il regime fascista decise di reintrodurla, eseguendo decine di sentenze capitali.

La sua abolizione definitiva avvenne il 1° gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione Italiana. Nel 1994, poi, la pena di morte fu abolita anche nel Codice Penale Militare di Guerra, sostituita dall’ergastolo.

L’Italia e l’opposizione alla pena capitale

Negli ultimi decenni, l’Italia e numerose organizzazioni della società civile nazionali e internazionali, tra cui “Nessuno tocchi Caino”, la “Comunità di Sant’Egidio” ed “Amnesty International”, hanno svolto un ruolo cruciale nel promuovere l’abolizione della pena capitale e nel sensibilizzare la popolazione in Europa e le istituzioni politiche nelle sedi istituzionali internazionali.

Proprio su iniziativa italiana, nel 1997 la Commissione dell’ONU per i Diritti Umani approvò una risoluzione per chiedere una moratoria delle esecuzioni capitali, che potesse portare, nel tempo, a una completa abolizione della pena di morte.

La moratoria, a differenza dell’abolizione, si configura come una sospensione temporanea della pena capitale, che non prevede l’eliminazione definitiva dalle legislazioni, ma che allo stesso tempo evita il ricorso a sentenze ed esecuzioni.

La proposta di risoluzione, ripetuta ogni anno, non ha mai ottenuto l’approvazione da parte dell’Assemblea Generale. Solo nel 2007, grazie all’impegno del governo italiano e delle organizzazioni della società civile, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la “Moratoria universale della pena di morte“. Una decisione storica, che nel 2022 è riuscita a raccogliere il voto di 125 Paesi.

Proprio in occasione dell’ultima Giornata mondiale contro la pena di morte, il Ministero degli Esteri italiano ha ribadito la ferma opposizione dell’Italia alla pena capitale, ricordando come il Paese sia da sempre in prima linea nella campagna internazionale per la moratoria universale delle esecuzioni, da tutti considerata il primo passo verso l’abolizione, a livello globale, della pena di morte.

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Marzio Fait

Marzio Fait

Marzio Fait. Mi occupo di comunicazione per il non-profit. Ho partecipato come observer alla COP 27 e alla COP28. Mi occupo di attualità, di diritti umani e di giustizia climatica. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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