Sebbene l’intelligenza artificiale sembri essere destinata a diventare una risorsa sempre più importante nelle nostre vite, presenta alcuni lati ombra che non devono essere sottovalutati proprio riguardo alla pervasività di questi sistemi intelligenti.

Elon Musk, imprenditore volto della Big Tech, è tra coloro che auspicano l’imposizione di un certo grado di restrizioni al potere condizionante di questi software di ultima generazione. Dopo una pittoresca foto del Papa, remake cinematografici e documenti elaborati con ChatGPT, la manipolazione creativa dell’AI sta testando l’industria musicale, con risultati sconcertanti e iperrealistici.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Cover fatte ad arte non autorizzate e la creazione ex novo di materiale vero e proprio a opera di terze parti evidenziano il bisogno di stabilire una necessaria regolamentazione in materia.

L’industria musicale incontra l’intelligenza artificiale

Da diverso tempo l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando molti settori economici e creativi. Uno degli ultimi toccati è quello musicale. È iniziato con alcune cover di artisti come Rihanna, Britney Spears e Kanye West: hit degli anni passati riprese e manipolate affinché sembrassero cantate da un altro artista, con una somiglianza sconcertante.

Da questo alla creazione da zero il passo è stato breve: un misterioso producer, dal suo account @GhostWriter, lancia in rete Heart On My Sleeve, cantata (sembrerebbe) da The Weeknd e Drake. La clonazione del timbro, delle cadenze e perfino degli accenti dei due cantanti canadesi è perfetta. Dopo essere stata creata “in laboratorio” à la Frankenstein, in breve la canzone riceve visualizzazioni, esce dai social media, viene caricata su Spotify. Inizia lo streaming, che accumula in fretta numeri importanti (629.439 stream) e fa notizia in tutto il mondo.

Poco dopo l’account di Ghost Writer viene oscurato e la canzone rimossa per violazione di copyright, ma ormai è tardi: l’episodio non può essere dimenticato. Un altro limite è stato spostato più in là dall’AI e una nuova inquietudine si fa largo tra le major musicali.

 

L'intelligenza artificiale testa i confini dell'industria musicale

L’intelligenza artificiale testa i confini dell’industria musicale

La risposta delle major: difendere la proprietà intellettuale

E infatti a metà aprile è proprio la Universal Music Group che si rivolge ai colossi di Spotify e Apple Music per chiedere controlli sulla musica generata dall’intelligenza artificiale. Fondata nel 1934, è un’etichetta discografica olandese-statunitense considerata tra le tre major dell’industria musicale, insieme a Warner Music Group e Sony Music.

Universal – dopo aver rimosso per il copyright la creazione di @GhostWriter – si è rivolta alle piattaforme di streaming chiedendo d’impedire l’accesso al proprio catalogo musicale agli sviluppatori che usano la tecnologia AI. Come riporta il Financial Times, la casa discografica sostiene di avere una responsabilità morale e commerciale nei confronti dei suoi artisti. Così l’etichetta (che controlla circa un terzo del mercato musicale globale) lancia un accorato appello volto a impedire la violazione dei diritti degli artisti, con potenziali danni d’immagine ed economici.

In realtà queste riproduzioni musicali possono essere categorizzate come deepfake. Non copiando nel dettaglio un’esibizione, potrebbero persino essere considerate opere protette, come ha affermato l’avvocato Jani Ihalainen ai microfoni della BBC. La legislazione attuale – ha aggiunto, come riporta SkyTG24 – non è adeguata per affrontare i deepfake e i relativi problemi in termini di proprietà intellettuale. In generale, sembra che ancora sia difficile regolamentare a dovere la legge sul copyright e l’intelligenza artificiale.

La parola finale? Agli artisti

Non tutti però hanno avuto una reazione negativa: alcune aperture vengono proprio dagli autori stessi. Ne è un esempio Grimes, musicista 35enne elettropop/sperimentale, che si è espressa favorevolmente su Twitter nei confronti della musica generata dall’intelligenza artificiale. Dichiarando infatti di essere disposta a fare da tester per la nuova tecnologia, propone di dividere con chi utilizzerà la sua voce il 50% delle royalties. Dopotutto è il compenso che dividerebbe con gli artisti durante le collaborazioni, aggiunge, con una fiducia nell’open-sourcing anche in ambito artistico.

Anche il dj francese David Guetta ha recentemente utilizzato un software AI per aggiungere la voce di Eminem a un suo pezzo strumentale, affermando in un intervista alla BBC che il futuro della musica è di sicuro connesso all’intelligenza artificiale. Tuttavia specifica di vederla come un mero strumento, a disposizione degli artisti, che non potranno essere sostituiti. Perché infatti ciò che rende davvero grande e inimitabile un artista è il suo modo unico di trasmettere agli ascoltatori quel particolare stato emotivo, un qualcosa che una macchina ancora riesce solo a imitare, in parte, con difetto.

Tra progresso e aspetti controversi, il grande potenziale dell’AI rimane ancora da scoprire e soprattutto canalizzare, affinché non possa che essere considerato un alleato nella sua interezza.

Condividi su:
Virginia Allegra Donnini

Virginia Allegra Donnini

Con un background di studi ed esperienze lavorative a cavallo tra economia, marketing e moda scrivo di tendenze, pop culture, lifestyle. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici