Dialogo, prevenzione, ripartizioni: di fronte alle ingiustizie del nostro tempo, si sentono spesso evocare queste parole come formule ideali da perseguire. Eppure la realtà, come diceva Platone, è corrompibile e imperfetta e spesso dobbiamo fare i conti con una giustizia mancata o parzialmente ottenuta.

Mentre il mondo tenta di mitigare le ingiustizie, nel caso migliore con la diplomazia delle leggi, nel peggiore con la violenza delle armi, un mezzo spesso sottovalutato passa attraverso l’utilizzo dell’arte. E questo è il caso della giustizia creativa.

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Cos’è la giustizia creativa?

La giustizia creativa è particolarmente efficace nel dare voce a coloro che potrebbero sentirsi emarginati o ignorati dal sistema legale tradizionale. In tal senso, il processo artistico diventa una forma di terapia poetica, un antidoto a un abuso sociale o a una discriminazione subita. Utilizzare l’arte a scopo di giustizia sociale non è una trovata dell’ultima ora. Basti pensare che in Siria la ‘primavera araba’ sbocciò da un graffito che recitava: ‘È il tuo turno, dottor Bashar Al-Assad’. Suggerire che la dittatura Baathista sarebbe stata la prossima a cadere dopo le rivoluzioni in Tunisia ed Egitto, fu un’idea che si rivelò politicamente mobilitante. Offuscando la linea tra arte e vandalismo i graffiti sfidano le convenzioni dominanti, portando la società a mettere in discussione ciò che è moralmente giusto e ciò che è socialmente considerato sbagliato.

I graffiti come mezzo di giustizia creativa hanno viaggiato dalle zone di guerra alle periferie delle zone metropolitane, fino ad arrivare negli spazi di isolamento sociale, come i centri di detenzione preventiva e le carceri. Questa forma di street art si è rivelata un linguaggio visivo efficace per aiutare a confrontare situazioni sociali turbolente. A tal proposito, tra il 2020 e il 2023, Il progetto GAPGraffiti Art in Prison – ha convinto la giunta comunale fiorentina a investire in un laboratorio creativo all’interno del carcere di Sollicciano. Il capoluogo toscano ormai vanta 10 anni di collaborazioni con artisti della street art, promuovendo i graffiti a strumento di riqualificazione socio-urbanistica. L’obiettivo di GAP è stato quello di processare l’emarginazione sociale dei detenuti attraverso l’arte dei graffiti, stimolando un riscatto individuale e facilitando il reinserimento sociale. 

Giustizia Creativa: i Graffiti come mezzo di emancipazione sociale. 

Artista con bomboletta spray durante la creazione di un graffito. (Unsplash; Eduardo Goody)

GAP: un esperimento dal comune di Firenze

Il carcere di Sollicciano, come molte strutture correttivo-disciplinari, si trova ai margini della zona metropolitana. Questo isolamento geografico comporta uno stato di invisibilità che tende a marginalizzare ed escludere i detenuti. In questo contesto, il progetto GAP ha permesso di riallacciare un legame tra chi vive dentro e chi vive fuori le mura di reclusione penitenziaria. Come afferma lo stesso David Mesguich, artista di arti visive incaricato di facilitare il laboratorio nel centro di detenzione di Sollicciano:

«La nostra idea era quella di collocare l’arte al centro di un dialogo tra il passato e il presente, tra individui spesso dimenticati e le possibilità di redenzione attraverso l’espressione artistica»

GAP è stato caratterizzato da installazioni temporanee e murales condotti in maniera collaborativa tra artisti, detenuti e la polizia penitenziaria. La giustizia creativa insita nella natura del progetto ha da subito cercato di abbattere le differenze sociali tra un detenuto e un cittadino ‘libero’. Sorprendentemente, è emerso un rapporto rispettoso tra guardiani e detenuti, portando all’inclusione di alcuni poliziotti nel processo creativo. Dopo intense negoziazioni con le autorità carcerarie, è stata concessa l’autorizzazione per posizionare due installazioni di grande scala sulla recinzione del carcere, rappresentando il volto di un poliziotto del penitenziario vicino a quello di un detenuto. Il successo del progetto risiede nel fatto di essere testimone di un momento in cui le differenze sono state temporaneamente cancellate – una testimonianza del potere dell’arte di sorvolare i confini e creare connessioni in luoghi inaspettati.

La giustizia creativa, come riflette il progetto GAP, non si limita solo a fornire una forma di espressione artistica, ma funge da catalizzatore per un miglioramento delle nostre relazioni sociali. In un’epoca in cui la giustizia tradizionale mostra limiti e imperfezioni, la giustizia creativa, sfruttando il potere trasformativo dell’arte di aprire dialoghi, sfidare pre-concezioni culturali e costruire connessioni umane significative, emerge come un approccio socialmente riconciliante.

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Tommaso Gori

Tommaso Gori

Laureato in Studi Culturali con focus sui conflitti sociali in ambito urbanistico. Mi interesso a tutto ciò che circonda il nostro panorama culturale, con particolare attenzione alla musica, i film e l'architettura.

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