Buone notizie per il mondo del lavoro: da una recente un’analisi della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori)l’agricoltura si configura come un settore produttivo dinamico e particolarmente favorevole ad assorbire manodopera femminile.

Nel corso del recente convegno “Il contributo dell’agricoltura per la riforma del lavoro e la crescita”, la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) ha presentato dati incoraggianti e in controtendenza rispetto agli altri settori produttivi.

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Se, in Italia, la crescita della disoccupazione è una realtà – soprattutto al Sud e soprattutto per quanto riguarda le donne – il settore agricolo sembra muoversi in  direzione contraria: in Meridione, la quantità di donne che trovano lavoro in campo agricolo, segue infatti un trend in rapida crescita. Gli agricoltori “in rosa” sono sempre di più e – dato non meno importante – lungi dal rappresentare mera manodopera, occupano sempre più spesso posizioni di rilievo.

Le cifre parlano chiaro: nel corso degli ultimi 10 anni, la percentuale di aziende agricole guidate da donne, è salita dal 30,4% al 33,7%; sono ormai quasi 540.000 le aziende agricole guidate con successo da donne e circa la metà di esse è a gestione famigliare, dato non meno importante, che evidenzia una significativa modificazione della mentalità comune.

Se fino a poco tempo fa era difficile pensare che fosse una donna a guidare l’azienda di famiglia, oggi sembra che il settore – in modo del tutto spontaneo e senza l’introduzione forzata di “quote rosa” – risulti sempre meno refrattario e segua una tendenza addirittura opposta.

Oltre ad assorbire manodopera, le nuove aziende agricole si configurano, inoltre, come realtà dinamiche e al passo con le tendenze più innovative: vengono privilegiate le produzioni di nicchia (preferibilmente Dop e Igp) e un ruolo di spicco è riservato all’incremento e alla valorizzazione della tradizione vinicola – ricca e particolarmente radicata nel Mezzogiorno.

Ampio spazio è, inoltre, riservato alla dimensione sociale delle nuove aziende, fra le quali spopolano le fattorie sociali e didattiche, gli agro-asili e le realtà che aprono le porte alle scolaresche, ai disabili e agli anziani. Produzione agricola ed ecoturismo quindi, all’insegna del “Made in Italy”.

 

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