La democrazia industriale teorizza la partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale. Si tratta di un tema sempre attuale, ultimamente tornato agli onori delle cronache con una proposta di legge della CISL.

Partecipazione aziendale e ruolo dei sindacati: Gino Giugni

L’idea di democrazia industriale si sviluppa in Italia negli anni Settanta, decennio in cui numerosi furono i contrasti tra aziende e sindacati e le rivendicazioni di diritti. Gino Giugni, giuslavorista e teorico del riconoscimento del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) ai dipendenti, ravvisava una peculiarità tutta italiana nelle relazioni industriali. A differenza dei paesi scandinavi, in cui la titolarità della proprietà di un’azienda poteva essere trasferita a un soggetto collettivo di natura sindacale, in Italia i rapporti tra aziende e lavoratori erano caratterizzati dalla centralità dei sindacati e dal potere attribuito alla contrattazione tra le parti. Questa partecipazione conflittuale, secondo il parere di Giugni, avrebbe portato ad un accrescimento del potere contrattuale della classe operaia.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale: la proposta di Sbarra (CISL)

Le conseguenze della globalizzazione, il costo del lavoro e la delocalizzazione di alcune produzioni hanno segnato il passo nelle relazioni industriali contemporanee. Si è imposta l’esigenza di una maggiore partecipazione, da parte dei sindacati, nella gestione e nella regolamentazione dei rapporti tra aziende e lavoratori, al fine di rendere lo sviluppo sociale e industriale quanto più sostenibile. Il tessuto imprenditoriale italiano è caratterizzato da piccole imprese, elemento di cui tener conto nella ricerca di nuovi equilibri. Per tali ragioni, il segretario della CISL Luigi Sbarra ha depositato, ad aprile del 2023, una proposta di legge di iniziativa popolare, denominata Partecipazione al Lavoro. La proposta mira a trovare una reale applicazione dell’Articolo 46 della Costituzione: la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende

I dettagli della proposta CISL

Con questa proposta la CISL rivendica maggior potere contrattuale nelle decisioni aziendali. La partecipazione dovrà essere gestionale, finanziaria, organizzativa e consultiva. Nuove forme di gestione condivisa dovranno entrare nei consigli di amministrazione. I lavoratori potranno contribuire a migliorare e ammodernare i processi produttivi e la loro consultazione dovrà essere regolare ed effettiva. Sarà esteso l’obbligo di consultazione preventiva dei sindacati su decisioni rilevanti per l’azienda anche ad altri settori, come quello bancario. I contratti collettivi dei lavoratori potranno prevedere la partecipazione dei dipendenti al capitale dell’azienda, tramite possesso di azioni o di quote (le cosiddette stock options). I diritti, derivanti da partecipazioni finanziarie, potranno essere affidati a specifici trust. Le spese, derivanti dalle partecipazioni al capitale aziendale, saranno deducibili per un importo massimo di 10.000 euro annui.

Gli esempi di democrazia industriale di Intesa Sanpaolo e Luxottica

Aziende che hanno già attuato politiche di democrazia industriale, contribuendo alla partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale, sono Intesa Sanpaolo e Luxottica. Intesa, nell’ambito del Piano di incentivazione a lungo termine 2022-2025 Lecoip 3.0ha emesso 386.972.658 azioni ordinarie a pagamento, a favore dei dipendenti. Questo numero corrisponde al 2,74% del capitale ordinario della società. Sono stati emessi anche strumenti derivati, con sottostante azioni Intesa Sanpaolo. Obiettivo strategico è quello di rafforzare il patrimonio aziendale e responsabilizzare ogni singolo dipendente: il risultato della banca dipende (anche) dal risultato del singolo, in termini di resa sul piano lavorativo e di ritorno d’immagine.

Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, ha regalato nel 2015 azioni ai suoi dipendenti per 9 milioni di euro, in occasione del compimento dei suoi ottant’anni. Successivamente alla sua morte, l’azienda leader nella produzione di componenti per ottica ed eyewear, si è fusa con l’analogo francese Exilor, a ottobre del 2018. A cinque anni dalla fusione, il premio di risultato per i dipendenti è salito a 4.100 euro netti: l’importo potrà essere convertito in beni e welfare. Del Vecchio, che produceva occhiali, credendo nella democrazia industriale, ci aveva visto lungo.

Leggi anche:

Welfare aziendale: l’indice PMI certifica la diffusione tra le aziende

Condividi su:
Donatella Bruni

Donatella Bruni

Mi occupo di economia, lavoro e società, con uno sguardo alle dinamiche del lavoro, ai consumi e ai cambiamenti della società (fisica e digitale). Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici