Sono molte le persone alla ricerca di un lavoro che si affidano ormai all’intelligenza artificiale (IA). I plug-in di intelligenza artificiale dei vari browser, riescono a compilare automaticamente e velocemente i campi nelle offerte di lavoro accelerando  notevolmente le tempistiche e il numero di candidature a più annunci di lavoro, con grande dispiacere dei recruiter, ovvero chi deve selezionare.

Sull’argomento, infatti, i dibattiti sono molto accesi. C’è chi si schiera a favore e chi contro a questa nuova tecnologia. La realtà è che quando si arriva a sviluppare strumenti sempre più sofisticati si inciampa, come è normale che sia, nell’analisi e nelle conseguenze dei pro e dei contro. Vediamo quali sono.

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Gli strumenti di IA più usati nella ricerca di lavoro online

Gli strumenti a disposizione sono molteplici. Uno dei più conosciuti è ChatGPT, il famoso chatbot in cui è possibile registrarsi gratuitamente e fornire informazioni quali gli studi conseguiti, le competenze e le esperienze acquisite, gli obiettivi futuri, e così via. Il programma è in grado di generare automaticamente un curriculum personalizzato. In aggiunta procurerà anche lettere di motivazione efficaci, individuando una serie di aziende in “target” e stilando persino una serie di domande inerenti al contesto che vengono fatte più frequentemente (con le rispettive risposte più strategiche per “fare colpo”).

Un altro aiuto lo si può avere dall’app Joule, grazie a cui domanda e offerta di lavoro si incontrano in maniera più rapida. Creato da una giovane recruiter italiana, Laura Sposato, questo strumento soddisfa entrambe le parti, chi cerca lavoro e chi cerca una risorsa. Con un video di presentazione di 40 secondi, l’algoritmo tira fuori attitudini e indole del candidato facendo emergere le soft skill, fondamentali per la selezione e l’individuazione dei talenti in azienda.

LinkedIn, il social network del lavoro per eccellenza, sta introducendo una nuova funzionalità che sfrutta l’intelligenza artificiale. Si tratta di un’assistente virtuale che fornirà suggerimenti su come ottimizzare il proprio profilo per renderlo più attraente agli occhi dei recruiter. Per il momento, questa funzionalità è solo per coloro che hanno attivato un abbonamento “Premium”. Si può infatti beneficiare di un chatbot che fornisce suggerimenti su come ottimizzare il proprio profilo e apparire più “attraenti” ai responsabili delle risorse umane.

Altri programmi sono LazyApply e SimplifyJobs per candidarsi a posti di lavoro in massa. Ma anche Pyjama Jobs e Talentprise .

Vantaggi e svantaggi del reclutamento grazie alla IA

Se l’aiuto delle nuove tecnologie aumenta le possibilità di trovare lavoro più velocemente, queste pratiche si accompagnano, come normale che sia, anche degli svantaggi. Se i candidati, infatti, riescono in meno tempo a mandare molti più curriculum, per i recruiter sarà sempre più complesso riuscire a smistare il grosso numerico di richieste.

Le analisi del McKinsey Global Institute prevedono che circa il 70% delle aziende adotterà una qualche forma di IA entro il 2030 aumentando di molto l’efficienza della fare recruiting. Essa infatti è considerata il modo migliore per reclutare i migliori talenti. Gli algoritmi di intelligenza artificiale possono valutare enormi volumi di curriculum e una volta individuati, possono inoltrare messaggi personalizzati ai candidati ritenuti promettenti per poter gestire le fasi successive.

Vantaggi evidenti, inoltre, si denotano in un maggior abbattimento dei costi, tempistiche ridotte sia nella visualizzazione dei cv sia nella risposta ai candidati. Ovviamente, tutta questa meccanicità nel giudicare idoneo o non idonea un candidato a qualcuno potrebbe far storcere ancora il naso causa innumerevoli pregiudizi sull’argomento. Di conseguenza, la decisione ultima non dovrebbe mai essere affidata ad altro che all’intelligenza più preziosa di tutte: quella umana.

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Laura Corona

Laura Corona

Aspirante giornalista laureata in Lettere. Scrivo di Cultura e Lifestyle collaborando con BuoneNotizie.it, grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista

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