Negli ultimi mesi, nel nostro Paese, il tema della ludopatia si è presentato con prepotente attualità. In particolar modo nel mondo del calcio: Nicolò Fagioli e Alessandro Tonali ne sono un esempio.

Scommesse illegali, indagini, inchieste e autodenunce. Vediamo insieme come e per quali ragioni si sviluppano forme di ludopatia, insieme all’opinione di esperti.

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I casi di Fagioli e Tonali

Entrambi i giocatori, Fagioli e Tonali, sono sotto i riflettori della stampa e dei tifosi per aver scommesso su piattaforme illegali. Il gioco d’azzardo e le scommesse vengono considerati come reati solo se praticati attraverso siti illegali o se correlati con la disciplina praticata a livello agonistico dallo scommettitore, come spiega chiaramente l’art.24 del Codice di giustizia sportiva.

Diversi i calciatori indagati dalla Procura della Repubblica di Torino su un giro di scommesse su piattaforme illegali. Uno di questi è Nicolò Fagioli, 22enne piacentino centrocampista della Juventus, che si è autodenunciato evitando una squalifica più duratura. Avrebbe scommesso su siti illegali, anche sul calcio ma non sulla squadra bianconera, e ha collaborato alle indagini. Oltre a una sanzione e alla squalifica, la FIGC ha proposto per il talentuoso calciatore di seguire una terapia per superare la ludopatia.

Anche il nome di Alessandro Tonali, ex calciatore del Milan ora al Newcastle, è stato citato durante le dichiarazioni di Fabrizio Corona  nella sua inchiesta riguardo le scommesse nel calcio. A differenza di Fagioli, Tonali ha scommesso sulla propria squadra. La sua situazione si è aggravata e sono aumentati i mesi di sanzione durante i quali non potrà giocare. Sono previste sessioni di terapia per tentare di uscire dalla ludopatia e diversi incontri come testimonial per superare la dipendenza.

L’opinione degli esperti

La dott.ssa Marina Liotta, psicologa e psicoterapeuta libero-professionista che esercita tra Milano e Bologna, è stata intervistata da Buonenotizie.it sul caso in espansione della ludopatia nel mondo del calcio analizzando i casi di Fagioli e Tonali. Precedentemente ha lavorato come dirigente psicologo presso l’Unità Operativa Dipendenze Patologiche di Cesena (AUSL Romagna). Ha lavorato sia alla clinica delle dipendenze che al coordinamento del Progetto Regionale Disturbi Gravi di Personalità (Regione Emilia-Romagna), coadiuvando l’implementazione delle linee di indirizzo regionali e organizzando numerose iniziative di formazione.

La psicologa ci informa che la possibilità di sviluppare forme di ludopatia aumenta per le persone che già soffrono di una psicopatologia, per arrivare ad uno stato incontrollabile che mina sia il contesto sociale che lavorativo. Il passaggio da comportamento “normale” a ciò che si può definire rischio patologico trova delle situazioni e caratteristiche che si ripresentano in molti casi. Ad esempio individui tendenti all’impulsività, competitivi, irrequieti, facilmente annoiati, alla ricerca del rischio e anche dell’approvazione sociale sono persone che tendono a ritrovarsi nel possibile pericolo di sviluppare poi in seguito forme di ludopatia e, di conseguenza, diventano caratteristiche molto comuni tra i ludopatici.

I modelli familiari

Secondo la psicologa le relazioni familiari e sociali possono incidere, in parte, sul comportamento. In un contesto sociale in cui si propone una visione di totale accessibilità, la distorsione della realtà che ne consegue provoca danni impensabili.

“Entrando specificatamente nel problema del gioco d’azzardo, le pubblicità incentrate sulla vittoria festosa del denaro così come l’infinita disponibilità di giochi online, nelle sale e nei bar incentivano a minimizzare i gravi rischi che esistono dietro queste attività, specialmente per le persone predisposte”.

Alcuni input negativi possono arrivare dal contesto familiare e possono essere sia svalutanti che eccessivamente premianti.

“A livello familiare alcuni modelli e approcci educativi possono facilitare lo sviluppo del problema. In particolare il rischio aumenta quando in famiglia altri membri giocano d’azzardo o soffrono di problematiche connesse all’uso di alcol o sostanze, soprattutto quando viene negato o minimizzato l’aspetto patologico di queste problematiche, relegandole erroneamente a “vizio”. Senz’altro un approccio educativo che esalta un senso d’onnipotenza (tramite messaggi come “puoi fare tutto”), ma anche un approccio svalutante (“non sei buono a nulla”) possono contribuire alla ricerca del gioco come veicolo illusorio per l’accesso ad un senso di gratificazione personale”.

Il mondo del calcio: Fagioli e Tonali

La dottoressa Liotta specifica che in qualunque contesto dove circolano considerevoli quantità di denaro, l’accessibilità al gioco d’azzardo aumenta notevolmente. Con uno stipendio particolarmente rilevante si può essere più facilmente portati a una svalutazione del denaro. Si tende, dunque, a minimizzare il significato e le conseguenze di un’eventuale perdita, soprattutto quando soldi e gioco sono online, facendo perdere un contatto con la realtà. Non è di per sé l’accessibilità maggiore che porta inevitabilmente a uno sviluppo della dipendenza. Ma in persone più predisposte il rischio aumenta notevolmente.

Alla domanda “Come si connette un contesto sano, come dovrebbe essere teoricamente il calcio, con il verificarsi di questi episodi?” La psicologa risponde:

“Chi fa di uno sport la propria professione è abituato ad avere un alto spirito competitivo: come per ogni professione può esserci la cosiddetta “deformazione professionale”, che in questo caso potrebbe portare più facilmente a rincorrere la vincita anche fuori dal campo. La differenza grandissima tra il campo e il gioco online è che sul campo vincono impegno, sacrificio, allenamento mentre online vince il caso. Cadere nell’illusione di poter controllare il gioco o la scommessa è un inganno che può far cadere in un circolo vizioso, specie chi è predisposto per caratteristiche personali a meccanismi legati a questo comportamento e già menzionati”.

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Chiara Andriani

Chiara Andriani

Chiara Andriani. Mi sono diplomata al Liceo Linguistico, avendo sempre avuto un interesse e un orecchio attento per le lingue. Fin dall'infanzia ho mostrato un particolare coinvolgimento ed entusiasmo verso l'universo letterario e cinematografico e una passione per la musica. L'attrattiva verso la scrittura mi ha spinto a cercare un modo per renderla parte integrante della mia vita di tutti i giorni, portandomi alla scoperta anche del giornalismo e di BuoneNotizie.it. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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