A un mese dalla fine della scuola, i ragazzi più grandi festeggiano la sudata maturità, mentre quelli più piccoli accennano qualche svogliato tentativo di riprendere i libri in mano, con il pensiero di iniziare i fastidiosi compiti delle vacanze. Perché tornare a sedersi ad una scrivania e interrompere una giornata di giochi, divertimento, sport all’aria aperta o semplice ozio? Il punto di vista di bambini e adolescenti è facilmente immaginabile. Quello degli adulti, non univoco.

Giusto o sbagliato dare i compiti delle vacanze?

L’utilità dei compiti da svolgere durante le vacanze estive è un tema sempre assai dibattuto tra genitori, insegnanti, pedagogisti e istituzioni. Le posizioni sono controverse e in alcuni casi drastiche. Come quella del movimento “Basta Compiti”, guidato da Maurizio Parodi, ex dirigente scolastico, che ormai da anni si batte per portare all’attenzione delle istituzioni governative l’idea di abolire i compiti a casa per il ciclo della scuola dell’obbligo. In una recente lettera al Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, Parodi condanna aspramente la pratica di assegnare i compiti per casa perché ritiene abbia risvolti più negativi che positivi. Per esempio, reputa siano:

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  • dannosi e discriminanti perché possono procurare disagi agli studenti già in difficoltà e al contrario avvantaggiare quelli che hanno genitori disponibili, premurosi e istruiti;
  • onerosi perché spesso costringono i genitori a pagare lezioni private, se ne hanno la possibilità economica (ulteriore discriminazione);
  • stressanti perché sono la principale causa di conflitti e litigi tra genitori e figli;
  • assurdi e limitanti se si pensa ai compiti da svolgere durante le vacanze, perché ledono il “diritto al riposo e allo svago” (sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo) e ostacolano lo svolgimento di altre attività parimenti formative (musica, sport, ecc.).

Posizioni diametralmente opposte quelle di chi ritiene che i compiti a casa siano indispensabili per incentivare l’autonomia e l’allenamento allo studio, favorire un consolidamento degli apprendimenti e acquisire un efficace metodo di studio.

Per i sostenitori, i compiti per casa rappresentano uno strumento fondamentale soprattutto per gli studenti italiani durante il periodo delle vacanze estive, mediamente molto più lunghe di quelle previste in altri paesi. Non assegnare compiti, esercitazioni e letture da svolgere tra metà giugno e metà settembre, potrebbe portare ad una perdita delle competenze acquisite nel corso dell’anno accademico.

I ragazzi si chiedono in quale paese non danno compiti e se in Italia sono obbligatori

E mentre gli adulti si interrogano su pro e contro dei compiti da svolgere oltre l’orario scolastico, i ragazzi googlano su Internet alla ricerca dei paesi che non prevedono l’assegnazione di compiti per casa! E così scoprono che nazioni come la Finlandia e la Corea del Sud prevedono meno della metà delle ore di studio extrascolastico rispetto all’Italia e risultano avere i sistemi scolastici più validi del mondo (indagine PISA promossa dall’OCSE).

Un’altra domanda che incuriosisce tutti è se in Italia i compiti siano obbligatori: per la gioia dei ragazzi, la risposta è no, ma pratiche e abitudini dicono il contrario. Non c’è una legge che obbliga gli studenti a fare i compiti per casa o per le vacanze. È la singola scuola, nell’autonomia che la normativa le riconosce, a progettare la propria offerta formativa e a decidere se i compiti per casa o per le vacanze rientrino tra i metodi di valutazione degli studenti. Ogni docente, inoltre, nell’ambito della libertà d’insegnamento sancita dalla Costituzione, valuta in che misura allinearsi alle linee guida della scuola di appartenenza.

Come trovare la voglia di fare i compiti delle vacanze?

Per l’estate, nella pratica succede che ai bambini della primaria si assegnino uno o due libri per ripassare concetti e regole appresi durante l’anno, mentre ai ragazzi delle secondarie vengano assegnati libri da leggere e numerosi esercizi di diverse materie.

La scena tipica che prende vita nelle case di una famiglia media è quella dei genitori che ricordano ai propri figli l’incombenza di fare i compiti, di non ridursi all’ultimo minuto e di organizzarsi al meglio il lavoro durante le settimane estive. Soprattutto perché mamma e papà sono a lavoro tutto il giorno, in genere 5 giorni su 7 e mediamente si ritagliano 3 settimane di ferie e non più. Gran parte dei bambini e ragazzi devono sapersi organizzare in autonomia (che ben venga!) e trovare la voglia di rimettersi su libri e quaderni anche solo per un’ora al giorno.

Per aiutarli e invogliarli perché non usare i linguaggi a loro più graditi? Vale a dire quello del gioco e del digitale? È qui che potrebbe risultare utile e costruttiva la logica della gamification.

Si può imparare giocando

La gamification è un approccio alla didattica (valido sia per ragazzi che per adulti) che si basa su un assunto molto semplice: si può imparare giocando. Usare la gamification nella didattica significa inserire divertimento, sfide e premi per aumentare la motivazione degli studenti e guidarli al raggiungimento del successo formativo. Può combinare strumenti fisici e digitali che stimolano l’interazione e, grazie anche alla vivacità della grafica, riescono a catturare l’attenzione di bambini e ragazzi contribuendo a offrire una modalità di apprendimento diversa e più divertente. Interessante anche in un’ottica di potenziamento e inclusione degli studenti con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento, come per esempio la dislessia).

Se si pensa all’incombenza dei compiti delle vacanze, la gamification su supporti digitali come tablet, pc e smartphone ha tre vantaggi molto rilevanti:

  • permette di ricevere riscontro immediato alle risposte fornite dallo studente, che potrà sapere subito se ha capito l’argomento affrontato, senza aspettare la correzione del docente a settembre (se arriva);
  • risulta più divertente e motivante per un ragazzo che deve interrompere la sua giornata di svago per studiare e ripassare;
  • può rendere i compiti più “leggeri” e meno ingombranti in valigia, quando ci si sposta per le tanto desiderate vacanze!

Leggi anche:

Sistema scolastico finlandese: cosa viene applicato anche in Italia

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Maria Ciraolo

Maria Ciraolo

Professionista nel mercato della GDO e della farmacia, osservo il mondo con un occhio di riguardo per le dinamiche sociali, economiche e relazionali. Guardo ai fenomeni considerando soprattutto i loro impatti diretti sulla famiglia. Grazie al Laboratorio di Giornalismo Costruttivo sto scoprendo un nuovo modo (possibile) di fare informazione.

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