La scienza dei dati entra a gamba tesa nel mondo del calcio dopo che l’intelligenza artificiale ha fatto capolino nello sport rivoluzionando per sempre il concetto di innovazione e competizione.

L’IA permette di sfruttare sempre maggiori opportunità in campo sportivo: nel calcio dove le nuove tecnologie hanno decisamente cambiato l’approccio al gioco. Ultima arrivata, ma non per importanza, è la possibilità di utilizzare raccolta di dati e machine learning nell’ambito del calciomercato. Il concetto è simile all’utilizzo delle statistiche per determinare l’attitudine di un giocatore, ma molto più in grande.

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La scienza dei dati calcistici

Innumerevoli dati vengono raccolti dall’automatismo tecnologico in campo. Gli occhi elettronici dell’intelligenza artificiale forniscono informazioni e la scienza dei dati elabora statistiche e fornisce supporto alle decisioni dei tecnici. L’azione dell’IA può agire in tempo reale. Infatti le divise dei giocatori sono munite di sensori che rilevano la biodinamica degli atleti e i contatti con la palla durante il match. “Il sistema di video tracking installa una decina di telecamere sul tetto che rilevano le coordinate spaziali e tridimensionali di ogni giocatore e della palla 50 volte al secondo“, spiega Adriano Bacconi, Amministratore Delegato di Math&Sportstartup milanese sulla raccolta e analisi di dati statistici sportivi. Il centro operativo che raccoglie i dati li elabora attraverso algoritmi di data science e li trasmette in tempi irrisori all’IM Coach fornito direttamente dalla Serie A.

IM Coach è un’app d’IA paragonabile ad uno smart virtual coach. Ogni tecnico ne ha a disposizione uno per tenersi aggiornato sui dati raccolti e prendere decisioni immediate per la squadra. Una volta lo staff era composto da figure professionali in grado di fare il lavoro che oggi è affidato ad uno strumento virtuale. L’ulteriore novità è la presenza di messagistica con l’IA dell’applicazione che suggerisce istantaneamente al tecnico di cambiare schema o giocatori in base alle analisi effettuate.

Il potere dell’IA nel mercato calcistico

La ricerca del talento, il famoso scouting calcistico, era un lavoro di precisione e accuratezza affidato ai massimi esperti del settore. Negli ultimi anni è diventata una scienza che coinvolge sempre più l’aspetto tecnologico nell’approccio di acquisto, cessione, ricerca e osservazione di giovani promesse. È una scienza dei dati, che si avvale di apprendimenti automatizzati per la raccolta di informazioni. Tramite algoritmi intelligenti vengono elaborate, nel minor tempo possibile, strategie d’azione per massimizzare le potenzialità del recruiting. Il processo di scouting 2.0 possiede la capacità di affiancare elementi di tradizione e innovazione con contezza informata. Da questo punto di partenza si dipanano tutte le azioni che porteranno a finalizzare i colpi di mercato.

Lo scouting intelligente

Andre Odeku ha saputo sfruttare l’opportunità della scienza dei dati. Non tutti gli aspiranti professionisti sono considerati allo stesso modo dal sistema: “Essere scoperti è questione di fortuna: devi avere prestazioni e statistiche sempre altissime, sperare che il tuo nome arrivi alle orecchie giuste, e poi aspettare che ti vedano giocare dal vivo” rifletteva Andre, giovane talento del calcio inglese. Insomma un passaggio obbligatorio per sbarcare al professionismo. Con AIScout le possibilità di essere notati si amplificano. La piattaforma ha permesso ad Andre di raggiungere praticamente chiunque con l’aiuto di un video postato nell’app. Così se il giocatore non arriva all’occasione, è l’occasione ad arrivare da lui dopo aver mostrato ad un algoritmo di raccolta dati le proprie qualità. Grazie all’enorme contenitore del data science raggiungere un talento fuori fuoco per l’occhio umano diventa più semplice.

Oggi Odeku è un giocatore dell’Haringey Borough, a nord di Londra ed è un osservato speciale in Premier League grazie alla scelta dell’AIScout.

L’etica della scienza dei dati nel calcio

Il mondo del calcio, che guarda con buon occhio la tecnologia salvo isolati tradizionalismi, si è aperto volentieri al supporto strategico dell’IA. Tanto che moltissime società italiane si appoggiano a startup di piccole e medie dimensioni che hanno introdotto l’IA nel reclutamento e allenamento di calciatori. Sì, è vero, quello dell’uomo è il giudizio migliore perché può contare sull’arbitrarietà e sulla valutazione di ogni singolo fattore, soprattutto di quelli più irrazionali e impulsivi. La scienza dei dati potrebbe fornire un prezioso supporto alle decisioni degli esperti.

Nel considerare un nuovo ingaggio la società deve potersi basare su esperienza, potenzialità, carattere e creatività di un giocatore. Non sempre ritroviamo coerenza tra la scelta di un Direttore Sportivo e quella di un algoritmo. Gli sviluppatori stanno sempre più affinando strategie decisionali simili a quelle umane e lo fanno grazie all’apprendimento automatico. È su questo che poggiano i dubbi etici dei detrattori tecnologici nel mondo del calcio, oltre alle perplessità sull’utilizzo di dati personali massivi. La discrepanza sostanziale, rispetto a quello che accadeva venti anni fa, è che gli strumenti intelligenti non erano computerizzati. Con la rivoluzione della scienza dei dati tutto sarà possibile; anche se l’uomo non potrà mai essere destituito da un ausilio tecnologico.

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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