Il razzismo nello sport è passato da casi isolati a episodi sistemici e la miccia della discriminazione è sempre più vicina ad esplodere. Ormai è incontrollabile il flusso di delinquenza e criminalità da parte dei tifosi. Le Federazioni sembrano porre l’attenzione sul problema solo quando un grave episodio ravviva la macchia del razzismo; ma è tempo di prendere provvedimenti e rispondere con un piano ben strutturato ed efficace. “Il razzismo è insopportabile ovunque, tanto più su un campo di calcio” ha dichiarato il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi. L’Organo è in prima fila nella lotta contro il razzismo nell’ambiente sportivo e vuole la collaborazione di più istituzioni possibili.

Il razzismo nello sport italiano

Il razzismo è un fenomeno che dilaga quando manca il rispetto e la stima nei confronti dell’avversario che viene preso di mira per tutte le ragioni fuorché quelle sportive. Come è recentemente avvenuto all’attaccante interista Lukaku durante il match contro la Juventus. I tifosi bianconeri hanno preso di mira un giocatore avversario, attaccandolo per il colore della pelle. Accecati dall’ira di una possibile sconfitta e mossi dalla volontà di sminuire un avversario, i carnefici degli insulti si muovono in gruppo noncuranti degli effetti che possono provocare. Chi è vittima di discriminazioni non sempre riesce a schivarne gli effetti che a lungo andare possono sfociare in demotivazione, cattive prestazioni e depressione. Spesso, uno sportivo fragile, già sotto l’imprudente pressione dei mass media, non riesce a reggere anche la sollecitazione d’odio da parte dei famelici leoni da stadio o da tastiera.

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Tra sportivi c’è sempre molta solidarietà, ma non bastano le parole, il problema viene da fuori. Sono tifosi fanatici ed ultrà ad alimentare l’onta del razzismo. Lo sport più colpito in Italia è il calcio, avendo maggior visibilità e presenze straniere. Il fenomeno dei cori razzisti e messaggi xenofobi si è allargato a macchia d’olio in tutta Europa. La Serie A resta il campionato col più alto numero di insulti verbali e minacce che colpiscono il 42% di europei e il 39% di africani (Dati Associazione Italiana Calciatori). I giocatori vengono troppo spesso colpiti sul personale, il calciatore non può sbagliare né in campo né fuori, a rischio di ritrovarsi vittima del gesto intimidatorio. 

La risposta delle istituzioni

Nell’ultima riunione svoltasi al Viminale il Ministro dell’Interno Piantedosi ha presieduto l’incontro tra le Federazioni e le istituzioni che comporranno la fitta rete di risposta al razzismo nello sport. La questione è andata oltre il gesto goliardico del tifoso o lo striscione spensierato. Il Ministro Abodi ha sostenuto le parole di Calcagno, Presidente dell’AIC: “Molti pseudo-tifosi portano allo stadio le cattive abitudini che hanno nella vita di tutti i giorni. Il calcio è una cassa di risonanza molto importante — Ma lo è anche per le cose buone, lo sport può diffondere un messaggio positivo — Siamo nel 2023 e dobbiamo avere gli strumenti per individuare con certezza e celerità, anche nell’immediatezza della partita, l’artefice degli episodi di razzismo“.

La proposta iniziale sarebbe quella di incrementare le infrastrutture e gli impianti di videosorveglianza negli stadi. Punire chi fa del razzismo negli stadi oggi dovrebbe rientrare nella prassi. Ma bisogna fare di più. Secondo Calcagni: “Anche le società devono iniziare a recidere la relazione equivoca con la tifoseria. Per ogni persona violenta che esce dallo stadio entrano tre persone normali. Servono scelte di coerenza“. Oltre al contrasto immediato c’è il retroscena dell’etica: va rafforzato il codice di condotta nel mondo calcistico e dello sport in genere. Bisogna contrastare l’antisemitismo sportivo investendo su educazione, prevenzione e sensibilizzazione a lungo periodo.

La Lega Serie A contro il razzismo negli stadi

Per far sì che venga attuato un piano strutturato di risposta al razzismo nello sport la partnership tra istituzioni, leghe e federazioni è di vitale importanza. Senza l’appoggio di organi interni e potenti sarebbe tutto vano. Nell’ambiente calcistico la Lega Serie A e l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) hanno siglato un protocollo d’intesa che prevede il coinvolgimento di allenatori, calciatori e settori giovanili. Il primo progetto partorito dal sodalizio è la campagna Keep Racism Out. L’obiettivo è quello di definire una strategia di contrasto verso ogni forma di discriminazione negli stadi. Non solo gli sportivi, anche i giovani tifosi devono imparare i valori del rispetto reciproco e della diversità.

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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