Quante volte avreste desiderato passeggiare tranquilli da soli o in compagnia e invece vi ha trapanato il cervello il rombo delle
motociclette? Una passeggiata sul lungomare trasformata in un supplizio per i timpani, un incontro romantico dove le parole d’amore
si sbriciolano nel frastuono. Quello del rumore è un problema nazionale, come ha dimostrato l’ultimo tour del Treno Verde di Legambiente in tutte le città attraversate, da Palermo a Torino da Verona a Pescara, i livelli di rumore sono risultati ben oltre i limiti di legge sia di giorno sia, peggio ancora, di notte.

In Italia esistono tre leggi che dovrebbero proteggerci dalle onde sonore troppo forti che possono danneggiare sia l’udito sia la salute nervosa disturbando il sonno e le attività quotidiane. Ma, come spesso capita, più norme esistono più sono scarsi i risultati.

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E allora perché non abbassare il volume dei motori premendo direttamente sul tasto fiscale? Immaginiamoci un’ Italia dove la tassa di circolazione dei veicoli a motore aumenta in base ai decibel e magari anche in base ai gas di scarico emessi e al carburante consumato… Immaginiamoci un’Italia dove una parte della tassa di circolazione viene devoluta agli edifici pubblici (scuole e asili, prima di tutti) o privati situati in zone molto rumorose che vogliano proteggersi con vetri isolanti, barriere acustiche… In Italia circolano 34,4 milioni di veicoli a motore che pagano un conto di 5,6 miliardi di euro (fonte Aci-Quattroruote): immaginiamoci un euro in più per ogni veicolo e trenta euro in più per i fracassoni.

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Cosma Capobianco

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