L’Unione europea ha investito nella ricerca scientifica. Con un finanziamento di 12milioni di euro l’Ue spera di poter aiutare gli scienziati a trovare una cura contro il cancro. I ricercatori, prima di tutto, dovranno chiarire in che modo le cellule cancerogene riescono a sfuggire al sistema immunitario dell’uomo. Un consorzio internazionale di 16 partner, per i prossimi 5 anni, e sotto la guida del professor Robert Hawkins, dell’Università di Manchester (Regno Unito), collaborerà al progetto ribattezzato “Adoptive engineered T-cell targeting to activate cancer killing” (ATTACK).
Le cellule T costituiscono la difesa naturale dell’organismo contro le infezioni e alcune forme di cancro, e possono essere utilizzare per curare determinate malattie maligne. Attualmente però molti tumori cancerogeni sono in grado di evitare la distruzione. L’immunoterapia mediata da cellule T si avvale di tecnologie all’avanguardia per progettare cellule T provviste di ricettori artificiali che possono colpire i tumori cancerogeni. Il progetto ATTACK mira a perfezionare ulteriormente tale tecnica. L’approccio è stato sviluppato inizialmente da Zelig Eshhar del Weizmann Institute of Science d’Israele, che è anche membro del consorzio del progetto.
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SostieniciSecondo il professor Hawkins, a differenza della radioterapia e della chemioterapia, che distruggono sia le cellule cancerogene sia quelle sane, la terapia delle cellule T ingegnerizzate ha la facoltà di distruggere il cancro nell’organismo del paziente usando i propri meccanismi di lotta contro le infezioni. Il presente progetto verte sull’ottimizzazione di quel sistema in laboratorio.
“L’obiettivo principale – continua l’esperto – è lo sviluppo di un processo in cui le cellule T vengono prelevate dal sangue di un paziente e geneticamente modificate affinché possano colpire i tumori, moltiplicate in laboratorio e reiniettate in gran numero nell’organismo”.
Molti dei partner coinvolti nel progetto ATTACK hanno una vasta esperienza nei rapporti di collaborazione con l’UE e rappresentano i maggiori istituti di ricerca competenti nei settori dell’ingegneria delle cellule T, l’immunologia e la biologia tumorale. Il prof. Hawkins spiega: “Riunendo molti tra i principali gruppi operanti nell’ambito dell’immunoterapia in Europa, saremo in grado di combinare le competenze scientifiche di base, le nuove tecnologie e l’esperienza nei test preclinici, e i nostri sforzi coordinati dovrebbero farci realizzare più facilmente enormi progressi.” E conclude: “Prevediamo che in futuro il progetto condurrà molte più sperimentazioni e ci auguriamo che ciò produrrà miglioramenti effettivi nella terapia”.