Uno studio americano sulla longevità, attesta l’importanza fondamentale di un atteggiamento di vita “positivo”. Potrebbe sembrare un luogo comune: in realtà si tratta di una scoperta recente, attestata dalle ricerche di un gruppo di studiosi dell’Università della Georgia guidati dal professor Leonard Poon. Lo studio, pubblicato sulla rivista Current Gerontology and Geriatrics Research, si basa su ricerche condotte su un campione di 244 centenari (peraltro, particolarmente numerosi in Georgia) e valuta attentamente i fattori che hanno influito su un così ampio prolungamento delle aspettative di vita.

Accanto ai fattori biologici e fisiologici, sono emerse dalla ricerca degli studiosi americani alcune costanti emotive che confluiscono nella delineazione di un “tipo psicologico” comune. L’elemento comune consiste sostanzialmente in una costante caratteriale, che si riassume nelle capacità reattive. «Grande importanza nella storia di questi anziani – sostiene Leonard Poon – ha avuto anche la capacità di fronteggiare gli eventi negativi della vita, grazie a una pronta capacità di adattamento insita nella loro personalità».  

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Ottimismo, reattività e apertura mentale : il “centenario tipo”  studiato dall’equipe georgiana è un inesauribile serbatoio di energia positiva e a cent’anni suonati, si definisce ancora felice e soddisfatto come quando era giovane. I fattori psicologici, quindi, sembrano pesare sulla bilancia tanto quanto i fattori fisiologici: in particolare due elementi, la capacità di adattamento e la cura delle proprie condizioni psicofisiche, coadiuvano in modo incisivo i benefici derivati da uno stile di vita sano.

I risultati ottenuti dall’equipe del dottor Poon non costituiscono uno studio isolato, ma risultano perfettamente in linea con le ricerche condotte in parallelo da altri studiosi: in ottobre, un gruppo di studiosi della Stanford University aveva pubblicato i risultati di uno studio che attestava gli effetti antidolorifici della passione amorosa, effetti paragonabili non solo a quelli ottenuti attraverso i più comuni analgesici, ma anche a quelli prodotti da sostanze stupefacenti.

Star bene con se stessi, essere felici, rende quindi forti contro il dolore e potenzialmente longevi. I risultati conseguiti dagli studiosi americani, hanno trovato eco anche in Europa e nel nostro Paese: il dottor Claudio Franceschi, docente di immunologia all’Università di Bologna, concorda con i colleghi d’oltreoceano e sottolinea l’impatto dello stress psicologico sul sistema immunitario e sulla genesi dei processi infiammatori e di diverse patologie.

Lo studioso italiano, peraltro, a partire dal prossimo mese parteciperà a una ricerca europea in qualità di responsabile della parte immunologica; lo studio, che costituirà un’ideale prosecuzione e approfondimento dei risultati conseguiti dai medici georgiani, valuterà gli effetti sulla longevità delle condizioni di vita dell’individuo non solo durante l’infanzia, ma anche nel corso della fase prenatale.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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