Chi consuma abitualmente caffé è tendenzialmente più longevo di chi non ne beve: questo secondo uno studio pubblicato sul “New Ingland Journal of Medicin” dai ricercatori del “National Cancer Institute” capitanati da Neal Freedman.

A che bello o’ café, cantava Fabrizio De André una ventina di anni fa in una canzone divenuta molto celebre: l’iconica tazzuerella ‘e café – così diffusa nella letteratura teatrale del Bel Paese da Goldoni a Eduardo De Filippo – oltre che un irrinunciabile appuntamento sociale, sarebbe anche un toccasana capace di allungare la vita.

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A questa conclusione è giunta, dopo diversi anni di studio presso i National Institute of Health americani, un’équipe di studiosi che ha basato la propria ricerca su una campionatura particolarmente numerosa. Tra il 1995 e il 200  sono, infatti, state sottoposte a osservazione più di 402.000 persone di età compresa fra i 50 e i 71 anni, 52.000 delle quali sarebbero morte durante il lasso di tempo analizzato.

Ebbene, secondo i dati emersi dallo studio, fra i “consumatori di caffè” (coloro, cioè, che consumano abitualmente fra le 3 e le 6 tazzine di caffè al giorno), l’incidenza della mortalità rispetto ai coetanei non consumatori sarebbe inferiore del 10% per quanto riguarda gli uomini e del 16% per quanto concerne le donne. Spero che questo studio serva a rassicurare i bevitori di caffè – ha affermato soddisfatto Neal Freedman – Altri studi hanno sottolineato un aumento della mortalità in coincidenza al consumo del caffè, ma niente di simile è emerso dai nostri risultati.

Ma c’è di più. Dalla ricerca dell’équipe americana emerge anche un ulteriore elemento: sembra, infatti, che il consumo di caffè sia in qualche modo capace di limitare anche l’incidenza della mortalità causata dal fumo. Considerando il campione di fumatori, infatti, coloro che consumano caffè sembrano dimostrare una maggior capacità di resistenza all’incidenza di patologie di tipo cardiovascolare  provocate dall’abuso di nicotina.

Ma qual è il principio attivo che rende il caffé un alimento così sorprendentemente salutare? Di fatto, non si sa. Le conoscenze che si hanno nell’ambito, sono per il momento solo di tipo esperienziale e osservativo, come puntualizza prontamente anche Neal Freedman.

Era già nota l’efficacia del caffè come deterrente rispetto a patologie come il diabete o disturbi epatici: la capacità del caffé di “allungare la vita” e il suo ruolo di freno inibitore rispetto a patologie cardiovascolari provocate da fumo, si ascrivono quindi fra i misteriosi e ancora non del tutto conosciuti privilegi della bevanda nera.

 

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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