Una chiacchierata con gli amici, un pranzo con i propri cari, il volontariato, l’aiutare i nuovi vicini di casa, magari in difficoltà con il trasloco, essere attivi all’interno della propria comunità: sono tutti gesti semplici che possono influenzare in modo determinante il nostro livello di felicità, soprattutto in periodo di crisi. A provarlo anche uno studio dell’Università della British Columbia, in Canada, pubblicata nel 2013 sul Journal of Happiness Studies.

La motivazione del risultato, che lega la qualità del tessuto sociale di una comunità al suo livello di felicità, e alla sua capacità di reagire con positività alle crisi, è dovuta al fatto che “le persone sono qualcosa di più di esseri sociali” scrive John Helliwell, a capo del team di ricerca canadese, “li possiamo definire esseri pro-sociali”. In altre parole, aggiunge lo scienziato “noi riusciamo a raggiungere la felicità facendo cose non solo con gli altri, ma anche per gli altri”. Dall’analisi dei dati raccolti è emerso, infatti, che, sia nelle aree metropolitane urbane americane che nelle nazioni europee, le comunità dove era forte quest’attitudine verso gli altri hanno reagito alle crisi economiche e istituzionali con più efficacia, mantenendo livelli di felicità più alti rispetto ad altre zone. Esempi concreti sono quelli dei disastri ambientali: in Italia basti pensare a tutti i volontari che spontaneamente si sono presentati in terra emiliana all’indomani del devastante terremoto.  Solo nella provincia di Reggio Emilia, sono state attive 38 associazioni con 1.200 volontari, 440 dei quali impegnati costantemente per l’emergenza-terremoto, per il totale esorbitante di 4.500 giornate di lavoro.

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Anche il trovare soluzioni efficaci per combattere l’abuso delle risorse naturali e umane si è dimostrato essere motore di benessere. Un caso su tutti è la comunità di Hepburn a nord-ovest di Melbourne, in Australia. Già dal 2005, i membri di questa comunità hanno deciso di vivere in maniera eco-sostenibile, impiantando nel territorio della loro cittadina due grandi pale eoliche (nella foto), interamente autogestite dalla cooperativa Hepburn Wind, di cui sono fondatori e soci gli stessi cittadini. I profitti dell’energia eolica ricavata, sono divisi tra i soci, e servono anche a finanziare altri progetti sempre dedicati alla sostenibilità ambientale. L’impianto, attivo dal 2011, alimenta ben 2.300 case e, grazie a questa iniziativa , sul territorio australiano sono sorte in pochissimo tempo altre 40 comunità eoliche. Le turbine sono state decorate l’anno scorso dall’artista contemporaneo Ghostpatrol, che ha donato tempo e talento per realizzare un dipinto sul fusto delle pale. L’artista racconta l’emozione dell’esperienza provata in quei giorni in quel luogo, sottolineando la forza di spirito e la passione necessaria per fare la differenza nel mondo e affrontare le gravi questioni dell’energia e della nostra responsabilità nei confronti dell’ambiente”.

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Isabella Berardi

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