L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, “ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e libertà e di garantirne l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto.” Parole che risuonano così lontane da noi, generazioni del benessere, ma che furono marchiate a fuoco dopo la Seconda Grande Guerra. Dopo quell’evento catastrofico, che cambiò il modo di vedere e vivere le cose, una coscienza collettiva, universale nacque dalle ceneri della guerra. Un nuovo disegno globale prendeva le mosse, soppesando sulla bilancia della ragionevolezza e della giustizia, da una parte le atrocità del conflitto e dall’altra i frutti che da esso nacquero. Al centro, ago della bilancia, l’uomo e la sua condizione.
Da allora ogni anno, in occasione dell’anniversario della sottoscrizione della Dichiarazione, tutti i paesi, firmatari e non, si mobilitano, creando un dibattito sempre più intenso e mirato. Si è venuta così a creare una fitta rete culturale in tutto il mondo, tenendo sempre a mente che il file rouge rimane l’umanizzazione della civiltà del progresso: il progresso non ha nessun valore se questo non è declinato in funzione dell’uomo. Tutto questo per coinvolgerci tutti nel progetto, perché nessuno possa dire “io non c’ero… non ne sapevo niente”. Sentirci responsabili perché i diritti devono essere conquistati individualmente, a cominciare dal proprio posto nella famiglia e poi nella società.
Per rendere veramente universale il messaggio, in tutto il mondo è stata organizzata una ricca serie di eventi, conferenze e convegni, mostre e dibattiti che prendono al cuore il problema. Quello di aprire una riflessione, in primo luogo nelle scuole e nella società tutta, sulle problematiche relative ai diritti umani e sulle modalità con cui tali diritti si possono intendere realizzati o meno.
In secondo luogo sull’analisi della fragilità delle regole della convivenza internazionale, che ancora non assicura il rispetto della dignità umana per tutti.
Quello fu solo l’inizio, e ogni anno si riverbera il ricordo di quel giorno. Per non dimenticare ma anche per non restare a guardare, ogni anno si rinnova il patto. Ecco perché oggi risuonano così potenti le parole di Nelson Mandela (protagonista della storia del novecento e premio Nobel per la Pace nel 1993): “Ho percorso questo lungo cammino verso la libertà sforzandomi di non esitare […] posso riposare solo qualche attimo, perché assieme alla libertà vengono le responsabilità, e io non oso trattenermi ancora: il mio lungo cammino non è ancora alla fine”. Parole che infondono in noi la forza e la determinazione per andare avanti, per continuare a costruire, mattone su mattone, quel disegno universale. Dare forma solida, resistente al corso del tempo, a quel sogno in cui molti credettero ed a questa fede dedicarono la loro esistenza.
Con l’anniversario della Dichiarazione, ogni anno si fa quindi il punto della situazione, accanto a ciò che si è fatto si pone l’accento su quello che si deve fare per arrivare a una completa realizzazione del disegno. Numerosi gli eventi in tutta Italia, e non solo. Sul sito ufficiale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (www.onuitalia.it) si possono trovare quelli più importanti.
[ Nella foto: Mrs. Eleanor Roosevelt, presidente della commissione che delineò ed approvò la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, presenta la Dichiarazione del (1948). ]