L’energia rinnovabile porta la Coppa del Mondo 2010 nella più grande baraccopoli dell’Africa Sub Sahariana, crea posti di lavoro verdi, migliorando gli standard di vita: a Kiberia, la prima “Solar World Cup” con tecnologia creata dai giovani degli slum di Nairobi ed il supporto di un’organizzazione non-profit svizzera.

Un grande schermo, uno spazio in lamiera che ospita fino a 1.000 persone, una semplice stazione solare ‘plug and go’ (connetti e vai), che alimenta un proiettore ed un apparecchio ricevente, ed il gioco è fatto, anzi comincia: grazie alla “Solar World Cup”, la prima Coppa del Mondo in Africa diventa realtà anche per gli abitanti dei quartieri poveri di Nairobi che, gratuitamente, senza tv e connessione alla linea elettrica, possono seguire i mondiali al pari dei benestanti, attraverso semplici tecnologie solari sviluppate dai giovani di Kiberia, slum dell’Africa Sub-Sahariana dove circa un milione di persone vive stipata in baracche di fango e tetti di fortuna, prive di acqua corrente,  servizi ed elettricità.

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Evento unico nel suo genere, il “calcio solare” è stato promosso e supportato dall’assistenza tecnica dell’organizzazione non-profit elvetica Solafrica.ch, dal 2007 impegnata nella sensibilizzazione all’uso della fonti energetiche rinnovabili nelle aree depresse della società keniota, dal Kibera Community Youth Programme (Kcyp), organizzazione locale che opera per creare opportunità per i giovani del territorio, in collaborazione con Greenpeace Africa e Greenpeace Svizzera.

Scopo dell’iniziativa è quello di avvicinare, attraverso momenti di aggregazione e socialità, i residenti dei quartieri poveri ai benefici dell’energia pulita. Le tecnologie solari al LED prodotte a Kibera, migliorando la qualità della vita, creano posti di lavoro “verdi” che allontanano i giovani dalla strada, limitando la micro-criminalità, e offrono alle donne opportunità di emancipazione e reddito.

Il “calcio solare” è stato possibile grazie ad anni di sforzi congiunti fra il Kcyp e la Solafrica.ch, che ha trasferito tecnologie, know-how e materiali dalla Svizzera, organizzando corsi di formazione a 30 giovani locali per l’installazione di sistemi fotovoltaici e la costruzione di lampade al Led.

Si è sviluppata così una piccola produzione di strumentazioni solari: nel 2009, sono stati 1.500 gli articoli realizzati fra celle, carica batterie per cellulari, mini pannelli per le radio e centrali solari. “Le giovani donne stanno superando gli uomini nell’apprendere le fasi di fabbricazione, vista la facilità di assemblaggio dei pannelli” ha spiegato Judy Wandia, 22 anni, responsabile vendite del progetto.

In parte distribuita in Svizzera per progetti a scopo didattico, in parte acquistabile dai locali a prezzi accessibili, la tecnologia solare di Kibera sta di fatto migliorando gli standard di vita delle comunità povere, scoraggiando l’uso delle inefficienti e dannose lampade al kerosene. Principale fonte di illuminazione usata nelle piccole baracche monolocale degli slum, sono spesso causa di intossicazioni, per i fumi tossici liberati durante la combustione, fonte d’incendi e responsabili della produzione annuale di circa 100 kg di CO2 per unità abitativa.

Obiettivo futuro del progetto, che è valso ai giovani del Kcyp il premio “Clear World Energy Award” 2007 e che nel febbraio scorso ha fatto vincere alla Solafrica.ch la V edizone del Festival Natur di Basilea, la produzione di 5.000 lampade solari annue e la formazione di 500 giovani nei prossimi 5 anni, in grado non solo di realizzare ma anche di installare impianti fotovoltaici in strutture pubbliche. Processo questo, già cominciato negli istituti scolatici del territorio, fra cui la scuola elementare e superiore “Barack Obama Nyang’oma” di Kogelo, nella zona Ovest del Paese, ma anche in case private, prima fra tutte, quella di Mama Sarah Obama, nonna del Presidente americano.

Un progetto, insomma, che dando impulso a percorsi di formazione e sviluppo, consente alle fasce povere di avvicinarsi ai benefici dell’energia solare, abbondante ed inesauribile a quelle latitudini; un’opportunità per il futuro,  il benessere ed il riscatto di milioni di persone che nell’Africa Orientale vivono al di sotto della soglia di povertà.

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Loredana Menghi

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