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Benessere Equo e Sostenibile (BES): l’Italia dà segnali di ripresa

Benessere equo e sostenibile, la pandemia non frena l'Italia

Il 2022 è l’anno di uscita dall’emergenza sanitaria e stando al rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES) elaborato dall’Istat, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, la situazione non è affatto tragica. Nel rapporto vengono evidenziati dati relativi alla percezione del benessere soggettivo superando un’impostazione prettamente economica basata sul PIL (Prodotto Interno Lordo). Nell’ultima edizione la percentuale di persone che riferiscono di essere molto soddisfatte per la propria vita (punteggio tra 8 e 10) è cresciuta nei due anni di pandemia, passando dal 43,2% del 2019 al 44,3% del 2020 e al 46% del 2021.

Essendo i tradizionali indicatori economici insufficienti per cogliere la qualità del benessere percepito, sono state individuate nuove aree di monitoraggio che il rapporto prende in esame: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione e qualità della vita.

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Sulla scia di questa nuova consapevolezza l’Italia è il primo Paese che, collegando gli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile alla programmazione economica e di bilancio, attribuisce a essi un ruolo nell’attuazione e nel monitoraggio delle politiche pubbliche.

Il Benessere Equo e Sostenibile, luci e ombre

Dai dati Istat nel rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile si può notare che è rimasta stabile il tasso della povertà assoluta interessando oltre 1 milione 950 mila famiglie (7,5%) e più di 5 milioni 500 mila individui: una questione a cui le misure del governo hanno cercato di far fronte attraverso il taglio del cuneo fiscale, l’introduzione dell’assegno temporaneo per i figli e la maggiorazione degli assegni al nucleo famigliare. A supporto delle famiglie nel 2022, sono stati disposti l’assegno unico e universale, la revisione dell’IRPEF e la riduzione dell’aliquota contributiva per i lavoratori dipendenti.

Inoltre nel 2021 c’è stata una ripresa dell’occupazione, che però ha riguardato prevalentemente dipendenti a termine e collaboratori, con un leggero peggioramento del tasso di uscita dalla formazione e degli inattivi sul lavoro, situazione legata alle restrizioni governative durante l’emergenza. Decresce invece l’occupazione delle donne con figli a causa dell’aumento dell’occupazione di donne senza figli (+1,9 punti rispetto al 2020).

Dal rapporto però emergono anche elementi di positività rispetto all’ambito del benessere.  Ci sono voluti 9 anni per recuperare il crollo del benessere soggettivo avvenuto nel 2012. I molto soddisfatti della propria vita raggiungono di nuovo il 46% nel 2021 e questo è dovuto anche al recupero del tempo libero. Inoltre la percezione del benessere individuale è cresciuta con l’intensificarsi delle reti di solidarietà che si sono attivate difronte al comune rischio epidemiologico. La criminalità e l’emissione di gas climalteranti (anche questi, fattori indicativi per il Benessere Equo e Sostenibile) hanno restituito dei dati positivi dovuti alle restrizioni sanitarie che hanno limitato la circolazione di veicoli e persone.

Quali sono le ipotesi di miglioramento

La Legge di Bilancio 2022 servirà a supportate la fase di rilancio e integrare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziando importanti riforme economiche e sociali, quali la riduzione delle imposte sui redditi medi e bassi e l’introduzione dell’assegno unico famigliare.

Come si evince dalla relazione presentata al Parlamento sul Benessere Equo e Sostenibile, ci si aspetta un recupero su quegli indicatori che più hanno interessato la situazione economica: dal reddito disponibile lordo corretto pro-capite, all’indice di disuguaglianza dei redditi, a quello di povertà assoluta.

Dovrebbero anche registrarsi miglioramenti nel tasso di partecipazione al lavoro e nei livelli di occupazione dei giovani e delle donne, comprese quelle con figli. Si creano le condizioni per consolidare il progresso di indicatori che durante la pandemia sono migliorati per via della minore mobilità e attività industriale.

Infine è da notare che i due anni di pandemia hanno favorito l’accesso al digitale da parte di donne e anziani a causa delle restrizioni stesse, che hanno spinto verso la maggiore diffusione e frequenza nell’uso di internet. È questa un’ulteriore nota positiva che permette di ripartire dalla resilienza, quale caratteristica umana di fronte all’emergenza, per rilanciare la questione del Benessere Equo e Sostenibile ed elaborare nuove strategie di valorizzazione e potenziamento della aree critiche.

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