Gli ultimi dati ufficiali sui femminicidi in Italia del Dipartimento di pubblica sicurezza nel report settimanale pubblicato sul sito del Viminale aggiornato al 24 luglio 2023 riportano che “relativamente al periodo 1 gennaio – 23 luglio 2023 sono stati registrati 184 omicidi, con 65 vittime donne, di cui 52 uccise in ambito familiare o affettivo; di queste, 31 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner. Analizzando gli omicidi del periodo sopra indicato rispetto a quello analogo dello scorso anno, si nota un aumento del numero degli eventi, che da 177 passano a 184 (+4%), mentre diminuisce il numero delle vittime di genere femminile, che da 72 diventano 65 (-10%)“.

Tutti gli attori principali tentano, con ogni mezzo a disposizione, di contrastare questa piaga sociale. Dal Codice Rosso che interviene su reati in materia di violenza domestica e di genere allo scopo di velocizzare provvedimenti e procedimenti penali a protezione delle vittime, al suo inasprimento con la Legge Bongiorno, dalla formazione online tra le Forze dell’Ordine al Protocollo Zeus, agli interventi nelle scuole, dalla professionalizzazione sempre più accurata delle figure nei centri di accoglienza e ai numeri verdi dedicati alle donne che richiedono aiuto in caso di violenza, alle campagne di sensibilizzazione dedicate.

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Per privacy, ad oggi, non esistono dati ufficiali che quantifichino le donne che, dopo aver denunciato o intrapreso un percorso di fuoriuscita dalla violenza, siano riuscite a salvarsi.

Con quali strumenti l’Italia contrasta i femminicidi?

La legge 69 del 19 luglio 2019, più comunemente conosciuta come Codice Rosso entra in vigore il 9 agosto dello stesso anno apportando modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

L’obiettivo è stato quello di velocizzare l’iter di reato di femminicidio e introdurre nuove fattispecie: revenge porn, deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, costrizione o induzione al matrimonio e violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare. Una sorta di corsia agevolata per accelerare eventuali provvedimenti a protezione delle vittime di violenza.

Anche i tempi e le modalità di azione sono ripensati per essere il più efficienti possibile: la polizia giudiziaria riferisce immediatamente la notizia di reato al Pubblico Ministero, che ha tre giorni di tempo per sentire la vittima.

Il 3 maggio 2023 la Senatrice Giulia Bongiorno è stata la prima firmataria del ddl 377, denominata “Legge Bongiorno” che va a rafforzare ulteriormente la legge 69 del 19 Luglio 2019 con la possibilità di avocazione, ovvero di autoassunzione, da parte del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello, se il Pubblico Ministero non dovesse riuscire a sentire la vittima entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato.

Più velocità e più collaborazione quindi, al fine di evitare che centinaia di denunce si impilino sulle scrivanie non per disinteresse, ma per mancanza di tempo dovuta, il più delle volte, alla carenza di risorse. – afferma l’avvocato penalista Salvatore Verdoliva – Come in tutte le cose c’è comunque il rovescio della medaglia. Non bisogna sottovalutare che la troppa rapidità, il più delle volte, scoraggia la donna e aggiungo, non aumentano tanto i casi di violenza, quanto le denunce. Oggi emerge molto di più quello che un tempo rimaneva sommerso e questo per merito dell’introduzione di leggi che tutelano le fasce più deboli e grazie ad una mutata sensibilità sociale“.

La violenza di genere si nasconde anche dietro ad atteggiamenti violenti preceduti da situazioni di forte disagio relazionale. Fin dai primi segnali di violenza, anche verbale, il Protocollo Zeus, attivato nel 2020, è un ottimo strumento sia di protezione della donna che di rieducazione degli uomini prima che possano arrivare ad avere atteggiamenti più gravi. Si tratta di un ammonimento emesso dal Questore per intimare all’uomo di interrompere qualsiasi forma di percossa: l’aggressore sarà invitato a seguire un percorso di recupero comportamentale presso un centro specializzato nel contrasto alla violenza e per i conflitti interpersonali.

Formazione per le Forze dell’Ordine e nelle scuole

Centri antiviolenza, 1522, Forze dell’Ordine, amici, familiari: svariate sono le modalità di richiesta di aiuto da parte delle donne che subiscono abusi. Nel tentativo di migliorare la qualità di approccio nei casi di violenza da parte delle Forze dell’Ordine, il Consiglio d’Europa offre una formazione online per i professionisti del settore, con l’obiettivo di rendere il più efficaci possibile i loro interventi.

Migliorare la qualità delle risposte da parte delle Forze dell’Ordine può facilitare l’accesso delle vittime alla giustizia. “Le forze di polizia sono in prima linea nella lotta alla violenza di genere, investendo nella specifica formazione del personale, nelle campagne di informazione e prevenzione del fenomeno – si legge nel documento a cura del Ministero dell’interno dell’8 marzo 2023 -, nonché nella predisposizione e nell’utilizzo di tecnologie e strumenti che possano supportare in maniera sempre più efficace le specifiche attività di contrasto e di analisi a sostegno del Decisore“.

La violenza sulle donne, di qualsiasi natura sia, è soprattutto una questione culturale: per educare alla non violenza è d’obbligo lavorare sui giovani per la creazione di relazioni positive e paritarie. Per questo motivo molte Regioni, oltre a quella degli studenti, hanno promosso la formazione di docenti e dirigenti, in modo tale da poter fornire loro indicazioni utili a poter cogliere nei bambini le spie di disagi vissuti in famiglia a causa di situazioni di violenza assistita.

La possibilità che viene offerta alle nuove generazioni è quella di riflettere su se stessi e sul rapporto con gli altri per insegnare a costruire relazioni basate su principi di parità, rispetto ed equità. “La disuguaglianza di genere è essenzialmente una questione di potere, in un mondo e in una cultura dominati dagli uomini – afferma Antonio Guterres, Segretario Generale ONU -. Queste relazioni di potere devono essere invertite. Non possiamo riemergere dalla pandemia con un orologio che va all’indietro sulla questione dell’uguaglianza di genere. Dobbiamo rimettere le lancette in avanti sui diritti delle donne”.

Evidenziare i meccanismi che stanno alla base della violenza di genere e riconoscere quanto siano radicati culturalmente è essenziale per comprendere quanto gli stereotipi influiscano sul comportamento condizionando pensieri e azioni ed esacerbando quelle ancora troppo rigide definizioni dei ruoli che rappresentano l’anticamera dei comportamenti violenti.

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Florinda Ambrogio

Florinda Ambrogio

Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche con specializzazione in Scienze Forensi, amo la cronaca tanto quanto la narrativa. Da sempre impegnata per portare l'attenzione sui sempre attuali temi della crescita personale. Il cassetto mi piace riempirlo fino all'orlo di sogni che sostituisco non appena diventano realtà. Aperta al cambiamento solo se porta a migliorare.

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