Per una donna di scienza, affermarsi in un mondo proverbialmente al maschile può risultare complesso. Non è solo la trama della nuova miniserie “Lezioni di chimica” distribuita da Apple TV, ma è la realtà vissuta da molte donne che decidono di seguire una carriera nelle discipline STEM ( acronimo di Science, Technology, Engineering, Mathematics).

In un’epoca proiettata verso la crescita scientifica e tecnologica, si osserva in Italia un vero e proprio gender gap fra uomini e donne nella scelta delle lauree STEM, peraltro in linea con il trend mondiale, alla base della quale sembrano esservi retaggi culturali, stereotipi di genere e maggiori difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro per il sesso femminile.

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Donne e studi STEM: dati alla mano

La disparità di genere relativa agli studi STEM in Italia si evince già dalla scelta del percorso universitario. Secondo i sondaggi riportati da AlmaLaurea per l’anno 2022, il profilo dei laureati in questo ambito è rappresentato per il 41% da donne e per il 59% da uomini, un dato comunque incoraggiante rispetto a 15 anni fa: nel 2007 le percentuali erano del 38,9% per il sesso femminile a fronte del 61,1% di quello maschile.

Secondo il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum, l’Italia si colloca al 79° posto in quanto a parità di genere su un indice a livello mondiale di 146 Paesi. I motivi alla base del fenomeno sono diversi; non a caso il rapporto del 2022 di State of Science Index di 3M, sondaggio relativo alla percezione in merito alle scienze, mette in evidenza che il 66% delle donne impegnate in carriere STEM lascerebbe il posto di lavoro perché non si sentirebbe incoraggiata a livello economico e professionale.

Donne e STEM: dal Matilda effect alle strategie contro il gender gap. Lavoro di squadra fra donne ingegneri.

Donne e STEM: Matilda Effect nel mondo accademico

Sebbene il gender gap fra le laureate STEM stia lentamente diminuendo nel corso degli anni, è ancora evidente la sottorappresentanza delle donne ai vertici dell’organico accademico. Gli ostacoli legati agli stereotipi di genere nel mondo della ricerca ricadrebbero sotto il “Matilda Effect”, fenomeno descritto per la prima volta dall’attivista Matilda Gage e coniato dalla storica Margaret W. Rossiter. Il termine si riferisce all’attribuzione dei risultati di un lavoro di ricerca di una donna ai suoi colleghi uomini.

Il caso più eclatante è stato quello di Watson, Crick e Wilkins, che vinsero nel 1962 il Nobel per i loro studi sulla struttura del DNA, senza che la loro collega Rosalind Franklin ricevesse pari riconoscimento per il suo fondamentale contributo. A tal proposito, nel 2021 è nata a Toronto “The Matilda Project”, un’iniziativa volta ad aumentare la consapevolezza su pregiudizi di genere nei confronti delle donne nella scienza.

Le cause biologiche e socioculturali del gender gap

Uno studio pubblicato su Educational Psychology Review riassumerebbe i principali motivi relativi alla minore tendenza da parte delle donne nella scelta di percorsi STEM. In primis, si tratterebbe di skills cognitive: le donne rispetto agli uomini presenterebbero attitudini simmetriche fra area verbale e matematica, portandole più spesso a orientarsi verso facoltà umanistiche; in secondo luogo, vi sarebbe l’influenza di modelli educativi socioculturali in merito alla definizione dei ruoli maschili e femminili; inoltre, una possibile causa sarebbe il timore di inserirsi in un ambiente potenzialmente discriminante.

Ma la causa principale della scelta di carriere non-STEM da parte delle donne risulta legata all’equilibrio lavoro-vita privata. Sembrerebbe, infatti, che gli uomini siano più disposti a sacrificare la vita privata in favore della carriera, mentre le donne abbiano una maggiore preoccupazione nel prendersi cura della famiglia. Secondo lo studio di Save the Children denominato “Le equilibriste – La maternità in Italia – 2023”, le madri impiegherebbero più del doppio del tempo dei padri nell’accudimento dei figli. Di conseguenza, molte donne tenderebbero a lasciare il lavoro, ridimensionare le prospettive di carriera o scegliere soluzioni part-time.

Strategie per colmare il divario di genere

Il gender pay gap rappresenta una problematica che investe diversi settori lavorativi. Per sancire il diritto alla parità di retribuzione fra i lavoratori di entrambi i sessi, a giugno 2023 in Europa è entrata in vigore la direttiva sulla trasparenza retributiva.

Inoltre, ispirandosi alla Gender Equality Strategy 2020-2025 dell’Unione Europea, l’Italia ha definito la Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, un piano quinquennale volto a creare un mondo lavorativo più equo in termini di pari opportunità di carriera, competitività e flessibilità. In particolare, a livello delle competenze, il target è quello di incrementare la percentuale di studentesse iscritte a corsi di laurea STEM e la percentuale di professori ordinari donne.

In conclusione, la strada da percorrere è ancora lunga ma, rispetto al passato, iniziative come borse di studio messe a disposizione da fondazioni e atenei per le donne che scelgono gli studi STEM lasciano ben sperare. La risoluzione della questione del gender gap non riguarda più solo il riscatto personale, ma l’opportunità di rendere l’Italia agli occhi del resto d’Europa più competitiva dal punto di vista scientifico, tecnologico e della sostenibilità.

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Giulia Polito

Giulia Polito

Mi piace considerarmi una persona multipotenziale: sto seguendo una carriera in ambito scientifico, ma ho anche una passione per la scrittura e credo fermamente nel potere della divulgazione. Scrivo di tutto ciò che mi incuriosisce e mi appassiona, soprattutto legato a società, cognitive skills e questioni di genere. Collaboro con BuoneNotizie.it e partecipo al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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