Quando una lavoratrice diventa madre, inevitabilmente questo evento ha delle ricadute sulla sua attività. Poiché sulla madre grava gran parte del lavoro di cura, può trovarsi costretta a lasciare il lavoro o a ridurne drasticamente l’orario. Le sue possibilità di carriera saranno così compromesse così come la possibilità di rendersi economicamente indipendente.

Per rendere compatibile l’essere madre con l’essere lavoratrice, occorre ampliare l’offerta di servizi di supporto alla cura della famiglia. Questo non sarà comunque sufficiente se non si accompagnerà a un cambio culturale in merito alla distribuzione del lavoro casalingo.

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Madre o lavoratrice? Essere costrette a scegliere

Secondo uno studio di Save the Children, tra le lavoratrici diventate madri, il 28% dichiara di aver lasciato la propria occupazione, il 17% di aver ridimensionato le proprie possibilità di carriera, il 27% di essere passata al part-time per un periodo o definitivamente. In 1 caso su 10 è avvenuto un licenziamento e in 1 caso su 20 un ridimensionamento o cambio di mansione percepito come peggiorativo.

La famiglia ha una posizione primaria nel supporto alla gestione dei figli. Il sostegno arriva principalmente dalle nonne, più marginalmente dai padri e dai nonni. Solo il 18% delle mamme lavoratrici può contare sul supporto degli asili nido pubblici. Il 13% delle madri lavoratrici deve invece affidarsi a asili nido privati, ben più costosi.

L'impatto dell'arrivo dei figli sulle lavoratrici madri

L’impatto dell’arrivo dei figli sulle lavoratrici madri (fonte: Save the Children)

Se la presenza del supporto familiare è così importante, si comprende quanto sia rischiosa la posizione di una lavoratrice madre sola. Esiste 1 milione di nuclei monogenitoriali con almeno un figlio minore in Italia. In oltre l’80% dei casi l’unico genitore è la madre. Il rischio indigenza tra i nuclei con un solo genitore è più frequente: l’11,5% di queste sono in stato di povertà assoluta.

Gli strumenti per riuscire a essere sia madre che lavoratrice

Il PNRR offre numerose opportunità, per sostenere la lavoratrici madri.

Innanzitutto, ha previsto un investimento significativo per il piano asili nido e scuole dell’infanzia, potenzialmente in grado di consentire al nostro Paese di incrementare notevolmente i servizi, riequilibrando l’offerta nei territori. Una maggiore disponibilità pubblica di nidi permetterebbe un efficace sostegno alle famiglie, specialmente a chi non ha un supporto familiare o non ha la possibilità di accedere alle strutture private.

Sotto questo aspetto, il PNRR può diventare strategico anche nell’incentivare l’occupazione e l’imprenditoria femminile. Grazie a questi supporti, il rischio di vedere compromettersi possibilità di carriera e indipendenza economica sarebbero ridotti, per le lavoratrici madri.

Sempre in ambito pubblico, alcuni decreti attuativi del Family Act relativi alle misure di sostegno all’educazione dei figli, volti a favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro, non sono ancora stati emanati. Occorrerebbe dare seguito alla spinta iniziale della nuova normativa sulle Pari Opportunità, per esempio rendendo obbligatoria la certificazione – oggi solo volontaria – della parità di genere per le imprese che adottano politiche per la parità di genere e l’empowerment femminile a livello aziendale.

Un cambio culturale in famiglia

L’intervento pubblico, anche se necessario, non sarà sufficiente a sostenere le lavoratrici se non sarà accompagnato anche da un sostanziale cambio culturale.

Nonostante le madri accudiscano i figli per più del doppio del tempo dei padri, questo non è percepito come un problema: la maggioranza si ritiene soddisfatta della suddivisione dei compiti.

Distribuzione dei carichi familiari e relativa soddisfazione per madre lavoratrice

Distribuzione dei carichi familiari e relativa soddisfazione (fonte: Save the Children)

Questi dati evidenziano come ci sia spazio per ampliare il supporto alla lavoratrice madre da parte del partner. Occorre un approccio proattivo da parte dei padri, i quali devono prendere l’iniziativa e desiderare per primi un maggiore coinvolgimento, anche quando non espressamente richiesto dalla madre. Dovranno tenere a mente l’adagio per cui “quando nasce un figlio, nasce anche un padre”.

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Giovanni Pigozzo

Giovanni Pigozzo

Nei modi più vari mi sono sempre occupato di quel che succede nel mondo del Lavoro. Analizzo come è fatta e come evolve l'attività umana che più di tutte occupa le nostre giornate. Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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