Sostenibilità

Più sicurezza per losmaltimento dei rifiuti tecnologici

di 18 Febbraio 2008No Comments

Si conclude oggi una fase importante del decreto RAEE sui rifiuti tecnologici. Si completeranno infatti i registri nazionali dei produttori di high tech tenuti ad organizzare un’efficace smaltimento dei loro prodotti. L’obbligo viene da una normativa europea che chiede a tutti i paesi di smaltire in modo sicuro questi pericolosi oggetti. Finalmente entrata in vigore in Italia nel gennaio 2008, dopo mille proroghe e rinvii, la legge 151/2005 definisce precise responsabilità per i produttori. Questi dovranno pensare all’ambiente e alla salute fin dalla fase di progettazione di telefonini o frigoriferi.

Drasticamente ridotte allora alcune sostanze altamente tossiche. Si pensi che monitor con tubo catodico può contenere fino a quattro chili di piombo, un metallo capace di interferire con il corretto sviluppo mentale dei bambini. Il cadmio, presente in molte batterie, è in grado di danneggiare reni e ossa. Da oggi le case produttrici dovranno diminuire e dichiarare la presenza di sostanze pericolose per l’uomo e l’ambiente.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

“La normativa è davvero una svolta – dichiara a BuoneNotizie.it Ovidio Marzaioli, responsabile Ambiente e Energia del movimento consumatori – perché finalmente si crea una filiera capace di rintracciare i tecno-rifiuti e ciò dunque di evitare sospette esportazioni”. La normativa RAEE, dunque è un’arma in più per combattere l’esportazione illegale di rifiuti nei paesi poveri. Qui un rischioso riciclo fai-da-te di metalli come rame e oro, normalmente presenti in computer e TV, crea danni irreparabili.

E’ chiaro che il corretto smaltimento, la gestione, il recupero dei RAEE ha però un prezzo che si va a sommare al costo di produzione e quindi anche al prezzo finale. Si va da 16 euro per un frigorifero fino ai 14 centesimi di un qualsiasi apparecchio per l’illuminazione. Insomma, se è vero che potremmo finalmente scoprire dove finiscono i nostri pericolosi rifiuti moderni, rimane da chiedersi perché l’eco-contributo debba toccare ai consumatori.

Condividi su:
Francesca Farina

Francesca Farina

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici