Cresce la popolazione mondiale, diminuisce la superficie coltivabile ma accanto a chi discute del problema alimentare dipingendo un futuro a fosche tinte, c’è anche chi si ingegna per pensare a nuove, ingegnose soluzioni. È il caso  per esempio di X-Crop, una startup londinese che – in collaborazione con l’Università Bicocca di Milano sta progettando una proposta davvero fuori dal comune: rendere coltivabili il mare e gli oceani.

Entro il 2050, pare che gli abitanti della Terra raggiungeranno i 9 miliardi, con un incremento di oltre il 50%, secondo quanto riportato dalle stime delle Nazioni Unite. Meno spazio per tutti, meno cibo: il problema di far quadrare i conti fra popolazione mondiale e risorse disponibili si delinea come una delle frontiere del futuro prossimo venturo.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Leggi anche: Alimentazione, i cibi di stagione a chilometro zero durano molto di più

Non stupisce, quindi, che qualcuno si ingegni ad architettare nuove e originali soluzioni puntando sullo spazio disponibile. E di spazio, a ben vedere, ce n’è molto se si considerano i 360 milione e 700mila metri quadri degli oceani. È qui infatti che Idrees Rasouli – fondatore e CEO di X-Crop – ha pensato di coltivare gli orti del futuro progettando Sealeaf: un sistema di coltivazione fuori suolo in grado di galleggiare sulla superficie marina.

Leggi anche: Centroamerica: una biologa insegna le tradizioni Maya per produrre cibo, reddito e salvare le foreste

Il prototipo elaborato da X-Crop, rappresenta di fatto un’applicazione del tutto inedita di due principi diffusi e noti ai più dalla notte dei tempi: in primo luogo l’uso di zattere e in secondo luogo l’utilizzo dell’agricoltura idroponica, il sistema di coltivazione fuori suolo sperimentato più volte in campi verticali, come ad esempio nel caso del Bosco Verticale di Milano.

Sostenibili a livello energetico e molto economici, gli orti galleggianti del futuro non sono un ingegnoso adynaton letterario alla Jules Verne e vedranno una prima applicazione sperimentale al Marthe Center: l’istituto di ricerca marina aperto tre anni fa dall’Università Bicocca alle Maldive. Il nuovo sistema di coltivazione non è ovviamente applicabile ovunque, ma in futuro – se esteso su larga scala – potrebbe risollevare le sorti di buona parte della popolazione mondiale: sono infatti 18 su 21 le megalopoli che attualmente si affacciano sul mare.

Martina Fragale

Martina Fragale

Sono giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttore responsabile. Ho studiato giornalismo costruttivo in diversi contesti internazionali e attualmente sono docente di questa materia per l'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo. Oltre ad aver approfondito il tema delle fake news e del debunking in diverse conferenze, le mie aree di specializzazione sono i temi relativi all'Artico e ai cambiamenti climatici.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.