Ottima tenuta del settore manifatturiero italiano, che, pur nella difficile congiuntura economica attuale, si qualifica come uno dei rami più produttivi ed apprezzati a livello europeo ed internazionale. Il “Made in Italy” resta, dunque, una garanzia di qualità riconosciuta in tutto il mondo e valida (nonostante la sempre più generalizzata tendenza al risparmio) anche in tempi di crisi, grazie all’ottimo rapporto qualità-prezzo.

L’industria manifatturiera in Italia ha radici antiche e fondamenta solidissime: se nel Settecento la seta italiana rappresentava il “non plus ultra” nell’ambito del tessile, è a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso che ha avuto luogo il vero e proprio boom del settore, insieme al riconoscimento internazionale del marchio “Made in Italy”.

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Moda, tessile, abbigliamento, calzature, arredamento: forte del binomio vincente storia-tradizione, il Made in Italy si contraddistingue per la sua ottima “tenuta”. Se infatti – com’era prevedibile – il 2011 ha visto calare sensibilmente la domanda interna, l’export ha registrato e continua a registrare una crescita sostenuta, che sembra confermata anche per il 2012: le stime dell’Istat prevedono, infatti, per quest’anno un aumento delle esportazioni verso i paesi extraeuropei pari a oltre il 12% su base annua.

Non c’è quindi da stupirsi se nell’ambito dell’industria manifatturiera, a livello europeo, l’Italia si colloca ai primi posti: il Bel Paese risulta secondo solo alla Germania.

Risultato positivo? Certamente, ma questo non basta. Perché l’incisività del Made in Italy risulti realmente continuativa, è necessario potenziarla: alleggerendo il peso di una tassazione invasiva e controproducente, snellendo la burocrazia e riformando il sistema degli incentivi in modo tale da consentire l’ampliamento delle aziende e del loro organico tramite fusioni e aggregazioni.

Come sostiene Valerio Castronovo – storico ed editorialista del Sole 24 Ore – occorre creare un abile “gioco di squadra”, unico presupposto efficace e in grado di favorire l’emergere del Made in Italy anche in settori meno scontati rispetto al manifatturiero.

In questo senso, è stata fondamentale la sinergia che a partire dal 2007 ha visto unite Confindustria, Unioncamere e istituzioni pubbliche : una strategia che ha prodotto i suoi frutti, favorendo la promozione del Made in Italy all’estero e creando i presupposti per l’attuale incremento positivo delle esportazioni.

 

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