Una persona responsabile che compie scelte in linea con i propri principi etici, fortemente attenta alla salute e alla sicurezza, impegnato nella tutela dei propri diritti, dal diritto di essere informato a quello di vivere in un ambiente sano: è questo l’identikit del nuovo consumatore e sono queste le preoccupazioni che, chi fa impresa, deve (o dovrebbe) tenere a mente nella definizione delle proprie strategie di conquista del mercato. Anche in epoca di austerity economica. E’ quanto emerge da una recente ricerca condotta dall’agenzia CONE Communications/Echo su 10.000 consumatori in 10 paesi del mondo.

I consumatori non hanno smesso o (a seconda della loro ubicazione geografica) hanno iniziato a chiedere alle imprese di assumere un ruolo attivo nella soluzione dei problemi sociali e ambientali più urgenti. Il rischio, per chi non dimostra di avere la capacità di rispondere a questa aspettativa, è molto più alto della propria reputazione.
Il 93% degli intervistati si dichiara più fedele all’azienda che attua politiche di responsabilità sociale e l’87% tiene in considerazione i comportamenti dell’impresa quando decide di acquistare i suoi prodotti. 9 intervistati su 10 dichiara infatti di essere pronto a non acquistare i prodotti delle aziende ritenute colpevoli di comportamenti irresponsabili in particolare verso l’ambiente e i diritti umani. E grazie ai social media i cittadini di tutto il mondo hanno accesso, come mai prima d’ora, alle informazioni sul comportamento delle imprese: il 62% degli intervistati utilizza la rete per informarsi sulle politiche di CSR (Corporate Social Responsibility).

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Definita nel 2011 dalla Commissione europea come “la responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società”, la CSR è ancora oggi un motivo di forte attrazione del consumatore verso il mondo delle aziende. E sbaglia chi pensa che nel tempo della crisi, la CSR non rappresenti più un elemento di vantaggio industriale. Anche nella disillusa e acciaccata Europa.
Secondo la ricognizione di CONE, per quanto esistano significative differenze nell’attitudine tra i consumatori di un paese all’altro, sempre più persone dichiarano di utilizzare le nuove tecnologie per interfacciarsi con le aziende, influenzarne le scelte e informarsi sulle loro politiche di sociali.

Grazie dunque agli sviluppi in chiave social dei flussi di comunicazione, gli individui cercano e condividono le preoccupazioni sociali, rivendicando un ruolo assolutamente attivo e centrale nel mercato.
Non più dunque automi sedotti e ammaliati dall’abilità del linguaggio pubblicitario, ma megafoni propagatori, nel bene e nel male, di notizie legate alle imprese e alle loro esternazioni.

Certo, nei mercati con economie emergenti come Brasile, India e Cina i cittadini nutrono una maggiore entusiastica speranza verso la responsabilità sociale di impresa e sono maggiormente propensi ad impegnarsi attivamente nel supportare le aziende che dimostrano tale preoccupazione. Mentre, i cittadini d’Europa hanno un approccio più freddo e distaccato nei confronti della CSR percepita come semplice risposta delle imprese ad obblighi di carattere legislativo.

Tuttavia, è la consapevolezza del consumatore di influenzare le scelte e i comportamenti delle aziende che definisce i nuovi parametri della responsabilità aziendale. Il 22% dei consumatori ritiene che le aziende abbiano avuto un impatto decisamente positivo sulle questioni sociali e ambientali mentre il 27% crede che i consumatori stessi possano avere un notevole impatto positivo attraverso i loro acquisti.

Di questo e molto altro si parlerà nel Salone della CSR e dell’innovazione sociale (1 e 2 ottobre 2013 – Università Bocconi) che Milano si prepara ad accogliere. Il salone, il primo e più grande evento in Italia sull’evoluzione della responsabilità sociale d’impresa verso scenari sempre più innovativi e sostenibili, sarà declinato in otto tematiche importanti: alimentazione, ambiente, casa, comunicazione, economia, lavoro, moda, salute.

Sottovalutare l’impatto che atteggiamenti di responsabilità aziendale hanno sugli individui, equivale a sottovalutare la sensibilità e la capacità di orientarsi nel mercato dei consumatori. Un grave errore per chi può e deve fare la differenza, una grande opportunità per chi saprà coglierla.

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