Com’è cambiata la qualità della vita nelle città dopo il Covid? Mobilità integrata e social innovation stanno trasformando le città

 

In soli tre mesi, la qualità della vita nelle nostre città è cambiata con l’ondata di coronavirus, che ha generato tante riflessioni di carattere sociale e ambientale. Riflessioni che suggeriscono di ripensare ancora una volta alla struttura delle città. Oltre a ricordarci l’importanza della salvaguardia delle biodiversità e del rispetto dell’ecosistema, la pandemia in corso ci ha infatti aperto gli occhi su quanto necessarie siano le connessioni sociali (digitali e mobili) nell’urbano. La qualità della vita nelle città italiane attraversa dunque un periodo di modifiche radicali.

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IlSole24ORE, nella sua trentennale classifica sulla qualità di vita nelle nostre città, traccia il loro identikit:

  • forte identità sociale
  • ambiente naturale gratificante
  • tradizione amministrativa
  • valori di sostenibilità ambientale

Con l’avvento della pandemia, i requisiti della città contemporanea sono però cambiati. I numerosi esperti che in tutta la penisola stanno avanzando progetti urbani per le città post-Covid, ritengono infatti che esse debbano puntare sulla social innovation, sulle realtà integrate e sulla mobilità.

Come sarà la qualità della vita nella città dopo il Covid?

Il sogno di tutti è che le nostre città siano sempre più verdi e dinamiche, tuttavia non esiste ancora una pianificazione ufficiale e concordata, ma sono molte le proposte avanzate da urbanisti, ingegneri edili e architetti.

Stefano Boeri durante il lockdown ha più volte espresso le sue posizioni riguardo alla necessità di riparlare di forestazione urbana. Secondo l’architetto, l’ambiente naturale deve urgentemente essere considerato una “infrastruttura” integrata all’ambiente cittadino, di modo da aumentare la qualità di vita dei cittadini e sensibilizzarli a una maggiore responsabilità verso la natura.

Per quanto riguarda invece l’ottimizzazione della mobilità, una proposta concreta parte da Milano con il progetto “Strade Aperte”. Il programma si suddivide in tre tipologie di azione: quella immediata che prevede fondi al trasporto pubblico locale e la mobilità attiva ciclo-pedonale, oltre che incentivi per i veicoli a impatto zero (come il bonus bici e monopattini, già attivo); quella a breve termine che contempla l’ampliamento delle piste ciclabili e delle corrispettive segnaletiche; infine quella riguardante la sistemazione delle strade con corsie riservate e con materiali ad alto assorbimento delle polveri sottili e ad alta efficienza energetica.

Altro importante progetto che potrebbe davvero favorire la qualità di vita delle città italiane è RiAgIta, composto da più di 40 operatori del settore che intendono avanzare un piano di riequilibrio tra aree forti (urbane) e aree marginali (centri minori e borghi).

Le nuove sfide delle città post-Covid per una migliore qualità della vita

Città come Helsinki, Copenaghen, Honolulu e Barcellona hanno deciso – chi prima chi dopo – di avviare la transizione ecologica, rappresentando le città attualmente più avanguardiste.

In queste città, infatti, si è puntato sulle realtà integrate per risolvere il problema del traffico urbano e del trasporto pubblico inefficiente. L’intelligenza artificiale è stata integrata alle reti ferroviarie e alle linee metropolitane grazie a software aventi capacità di monitoraggio del traffico, incrementando o meno l’attività di trasporto pubblico a seconda dei casi.

Questo è il trend che proseguirà dopo la pandemia, insieme ai fenomeni della social innovation volti a un aumento delle relazioni sociali e culturali cittadine. Tutto ciò tramite progetti di riqualificazione dei quartieri al fine di creare densità positiva ed efficiente. A tal riguardo sono già attivi in alcune città italiane operazioni di cohousing, di integrazione dei coworking space e di progettazione di centri urbani polifunzionali.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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