Aiutare l’Afghanistan a scegliere una nuova economia.
Per cercare di far abbandonare il triste primato nella produzione di oppio, i nostri soldati hanno distribuito alle popolazioni afghane oltre 60 tonnellate di bulbi di zafferano. È questa infatti una parte della missione Nato di cui pochi sono a conoscenza, e che ha finalità fortemente benefiche e di aiuto alla popolazione locale che, da circa nove anni è colpita dalla guerra.

A ricordarlo ai più sono stati i francesi di Le Figaro che, in settimana, hanno dedicato un articolo in prima pagina all’azione dei nostri militari. La distribuzione dei bulbi è avvenuta nelle zone controllate dai corpi militari italiani: Herat ed i suoi dintorni, ad ovest di Kabul, vicino ai confini con l’Iran. L’operazione è iniziata a fine luglio ed è stata finanziata con fondi italiani: 330 mila euro messi a disposizione dal Ministero della Difesa. Oltre a fornire sostentamento alla popolazione locale, questo tentativo di sostituire lo zafferano all’oppio ha un altro importante risvolto: togliere fondi ai talebani che, proprio dalla vendita dell’oppio, traggono sostentamento per le proprie azioni.

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Un prodotto, lo zafferano afghano che è già arrivato in Italia, al recente appuntamento con il Salone del Gusto di Torino, dove il prodotto è andato esaurito in soli due giorni. Così Emmanuele Aresu, comandante del team PRT, Provincial Reconstruction Team di Herat, ha commentato l’evento: “Ciò che stiamo facendo in Afghanistan è dare forza ai contadini. Coltivando l’oppio rendono ricchi i terroristi. La produzione dello zafferano, partendo dai bulbi offerti da noi, è invece una proficua fonte di reddito per loro”.

La coltivazione di zafferano si configurerebbe, infatti, come un’attività molto remunerativa, in grado di superare di gran lunga i redditi derivanti dai prodotti del papavero: le fonti rivelano che la coltivazione della preziosa spezia può portare ad un introito di circa 9.000 dollari l’anno per ettaro, tre volte di più rispetto alla produzione di oppio. Ed inoltre, permette di creare occupazione nelle fasce più deboli della popolazione, le donne, dato che circa 480 sono già occupate presso una cooperativa per la raccolta della zafferano, coordinate dal tenente Silvia Guberti. Inoltre, clima e territorio afghano sembrano essere particolarmente favorevoli a questo tipo di coltivazione.

La presenza italiana in questa zona è pari a circa 3.500 militari, impegnati in uno teatro di guerra particolarmente insidioso: una terra distrutta che tenta di ricostruirsi grazie anche all’impegno del PRT, di cui i contingenti italiani fanno parte. Non solo azioni militari, ma anche costruzione di piazze, scuole, edifici, ospedali. Ed ora anche la coltivazione dello zafferano porta nuove speranze di pace in Afghanistan.

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Isabella Berardi

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