Nei primi mesi del 2019, diminuisce in Italia la violenza sulle donne in tutte le sue forme, fisica, sessuale, psicologica, così come i femminicidi. Aumentano le donne che si rivolgono alla rete dei centri antiviolenza. A rivelarlo sono gli ultimi dati del Censis, nonostante i toni sempre troppo allarmistici dei mass-media.

Diminuiscono i femminicidi e aumentano le denunce.

Secondo quanto pubblicato su La Stampa, nel primo semestre 2018 sono aumentate del 50% le telefonate al 1522, il numero contro la violenza sulle donne e stalking promosso dal dipartimento Pari Opportunità. “Segnale positivo, significa che c’è maggiore consapevolezza del problema dichiara la presidente del Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli. Questo non vuol dire che siano necessariamente aumentate le violenze. Al contrario, potrebbe voler dire che sta aumentando la capacità delle donne di reagire. «È un segnale decisamente positivo nella nostra battaglia contro il fenomeno sommerso della violenza sulle donne e che dimostra una sempre maggiore consapevolezza delle donne che escono allo scoperto e trovano il coraggio di denunciare le violenze subite, che molto spesso avvengono all’interno delle mura domestiche», conferma la presidente di Telefono Rosa. Sono dunque sempre più le donne in Italia che decidono di dire basta e mettere fine alle violenze subite.

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Chi gonfia i dati sui femminicidi alimenta la violenza.

E’ essenziale lavorare sui dati esatti e verificarli nell’informare l’opinione pubblica. Quando si alimenta un’emergenza si finisce con alimentare quello che si pretende di combattere. Non tutti gli omicidi di donne sono femminicidi. Siccome siamo di fronte a una tragedia che accade ogni giorno, non vorrei trovare nel conteggio corrente dei femminicidi del 2016 il nome di Kamajit Kaur, un’indiana di 63 anni uccisa a San Felice sul Panaro da un vicino di casa che odiava gli stranieri e voleva cacciare lei e la sua famiglia, ma Kamajit Kaur purtroppo sarebbe stata uccisa per razzismo pure se fosse stata un uomo” – spiega Paola Tavella in un suo articolo su Huffington Post e di cui vi consiglio caldamente la lettura.

Il confronto con gli altri dati europei.

E’ importante allargare lo sguardo agli altri Paesi per renderci conto che l’Italia ha uno dei tassi di femminicidi più bassi di tutta l’Europa. Il colpo d’occhio globale, infatti, è molto meno catastrofico di quanto sembri. Tra i 23 Paesi dell’Unione europea per i quali si hanno a disposizione dati recenti, in Italia si osservano valori inferiori solo nel caso di Grecia, Polonia, Paesi Bassi e Slovenia.

Omicidi volontari di donne in alcuni Paesi dell'Unione europea

Omicidi volontari di donne in alcuni Paesi dell’Unione europea – Anno 2017 (valori per 100mila abitanti). Fonte: Eurostat.

La prospettiva nel corso del tempo.

Mentre gli omicidi in cui la vittima è un uomo sono diminuiti in modo drastico, gli omicidi in cui la vittima è una donna sono diminuiti in modo molto più lento, partendo però da numeri minori (fonte Istat). E’ dunque importante contestualizzare i dati dei femminicidi all’interno di un quadro più ampio e certamente positivo: la generale riduzione degli omicidi in Italia. Negli ultimi decenni gli omicidi registrano un forte calo che riguarda soprattutto gli uomini (rispetto alle donne uccise il rapporto da cinque ad una è ora di due ad una), imputabile anche alla riduzione di quelli operati dalla criminalità organizzata.

Vittime di omicidio volontario per sesso

Vittime di omicidio volontario per sesso dal 1992 al 2016 (valori per 100mila abitanti). Fonte: Istat, Indagine su decessi e cause di morte.

L’importanza di parlare anche di soluzioni.

Sono numerose le iniziative per contrastare il fenomeno dei femminicidi, che rimane certamente grave, in Italia come nel resto del mondo.

NO means NO worldwide è un programma internazionale creato per dare strumenti che aiutino le donne a prevenire episodi di violenza perpetrata ai loro danni (con un focus sugli stupri). Nei paesi in cui si sono tenuti i corsi di “No means no worldwide” si è registrata una diminuzione del 50% degli episodi di stupro (fonti NOmeansNOworldwide e New York Times).

Esistono centri creati per offrire a uomini che si riconoscono come “maltrattanti” dei percorsi di recupero. L’idea è cambiare la cultura “machista” alla base delle azioni di violenza sulle donne. “Quando lavoriamo con uomini che sono violenti non troviamo dei mostri assetati di sangue, ma semplicemente uomini che hanno appreso un linguaggio in cui per un uomo è legittimo e giusto prevaricare sugli altri ed in particolare su donne e bambini. C’è un sottile linguaggio del privilegio maschile, che fa sì che gli uomini pensino di essere legittimati ad essere violenti, senza mai percepire le proprie azioni come violente”, afferma Alessandra Pauncz. “Credo che il primo passo per cambiare la cultura della violenza sulle donne sia riconoscerla e nominarla” (fonte Redattore Sociale).

Il progetto Respect-Stop Violence Against Women, realizzato dal Censis con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, si propone di stimolare una riflessione collettiva sul valore sociale della donna per promuovere un cambiamento nei comportamenti che sono alla radice della discriminazione e della violenza sulle donne. Il progetto prevede una campagna di sensibilizzazione e di animazione sul territorio, una campagna di informazione sui social network rivolta ai giovani, l’organizzazione della mostra fotografica «Un mondo senza donne», che verrà allestita nel mese di novembre 2019 locali del III Municipio di Roma.

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Silvio Malvolti

Silvio Malvolti

Ho fondato BuoneNotizie.it nel 2001 con il desiderio di ispirare le persone attraverso la visione di un mondo migliore. Nel 2004 ho costituito l'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, che oggi gestisce questa testata: una sfida vinta e pluripremiata.

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