Il momento che stiamo vivendo è di guerra o pace? Imagine all the people / Living life in peace (Immagina che tutte le persone / vivano la vita in pace). Queste alcune delle parole scritte da John Lennon nella sua Imagine. E, per quanto a prima vista la canzone possa sembrare un’utopia, la realtà concreta, quella che viviamo tutti i giorni, non è poi così tanto distante.

Certo, le notizie di cui veniamo a conoscenza ogni giorno sembrano mettere in crisi quanto appena detto. Ma le continue notizie di guerra che i vari media ci comunicano, descrivono una situazione ben più drammatica di quella che è in realtà: quel che accade non è nient’altro che un frammento di quello che è successo prima.

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Ma allora siamo in guerra o pace? La risposta è che la situazione non è così grave come la percepiamo continuamente. Per capirlo, proviamo a esaminare l’andamento dei vari conflitti che hanno caratterizzato la storia dell’Uomo.

Guerra o pace? Il declino progressivo della guerra

Prima di partire con l’analisi bisogna specificare cosa si intende per grandi potenze, ovvero tutti quegli Stati che hanno ampliato il loro controllo su altre aree geografiche e che gestiscono gran parte delle risorse militari in tutto il mondo. Ora, analizzando un periodo di tempo molto ampio che va dal 1500 ai giorni nostri potremmo renderci conto del fatto che per molto tempo queste grandi potenze erano continuamente in guerra tra di loro e con i popoli che intendevano conquistare. In particolare, i conflitti tra di loro hanno causato la maggior parte delle vittime di tutti gli altri tipi di guerra. E questa situazione di lotta perenne era la situazione normale. Anzi, potremmo definirla la quotidianità, così come per noi oggi è quotidiano e normale andare a comprare il pane.

E oggi? Attualmente, nessuna delle grandi potenze è più in guerra. E, dato che la normalità prima era il conflitto, la situazione di pace che viviamo quotidianamente non è per nulla scontata. L’unica precisazione doverosa da fare è che l’ultimo conflitto che ha interessato tre diverse grandi potenze (USA e Cina da una parte e Corea dall’altra) risale a circa sessant’anni fa.

La guerra è oltretutto in via di invecchiamento. E questo a maggior ragione se si considera il fatto che dopo la seconda guerra mondiale tanto la frequenza, quanto la durata e l’efferatezza dei conflitti sono diminuite considerevolmente. Ed è da questo momento in poi che ha inizio la cosiddetta lunga pace. Che viviamo ancora oggi.

La lunga pace: sfatiamo alcune notizie false!

Dopo la seconda guerra mondiale a diminuire drasticamente, oltre alla guerra stessa è anche il numero dei morti all’anno nel conflitto. Basti pensare al fatto che per ogni 100.000 persone, durante gli scontri della seconda guerra mondiale, vi furono circa 300 vittime all’anno, corrispondenti allo 0,3%. Nel secondo dopoguerra, invece, il picco più alto mai raggiunto è stato di 22 morti in battaglia (0,022%) durante la guerra in Corea; il picco di 1,2 (0,0012%) invece è quello del 2016, ultimo anno di cui abbiamo disponibilità di dati in tal senso.

I progressi verso la pace

La guerra in Siria di cui leggiamo o sentiamo parlare spesso nei vari quotidiani, TG e similari non ha annullato i progressi fatti fino ad ora verso la pace. E questo per vari ordini di ragioni. A partire dal fatto che, nonostante nel 2016 ci siano stati 250.000 morti in battaglia, questo è avvenuto a seguito di un periodo di drastica diminuzione durato ben 60 anni. Senza poi dimenticare, nel corso di questi decenni, le tante e terribili guerre che si sono concluse nel passato, sotto il silenzio generale, in Cina tra il 1946 e il 1950 e in Sudan tra il 1983 e il 2002 entrambe causando un milione di morti ciascuna, giusto per citare alcune tra le più drammatiche e recenti guerre.

Queste affermazioni non significano essere irrispettosi e indifferenti nei confronti delle vittime che continuano purtroppo ad esserci: ma servono per essere più consapevoli di come stanno le cose oggi e impedire che vengano fatte conclusioni affrettate, errate e pericolose di un mondo in conflitto per cui è necessario ritornare a un clima di guerra fredda per riportare il mondo a una stabilità di lotta tra le potenze più forti.

Nonostante vi siano ancora conflitti nel mondo, non bisogna trascurare il fatto che la loro area geografica si è ridotta. Tutt’ora, infatti, risulta essere confinata tra Nigeria e Pakistan, dove vive circa un sesto di tutta l’umanità.

Insomma, stiamo assistendo ad un progressivo allontanamento dalla guerra; e questo a maggior ragione se si considera la diminuzione del PIL riguardante la diffusione della coscrizione, l’ampiezza delle forze armate e il costo totale per le spese militari.

In buona sostanza, il mondo non è mai stato così tanto in pace come oggi. Ma affinché possa durare ancora e per un periodo di tempo molto più duraturo, è necessario alimentare questa pace. Solo così è possibile rendere realtà quella che John Lennon chiamava Imagine.

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Dario Portaccio

Dario Portaccio

Laureato in Informazione, Editoria e Giornalismo, oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al percorso di formazione biennale dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, con cui sono diventato giornalista pubblicista.

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