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Media e salute mentale: è tempo di un giornalismo generativo

Media e salute mentale: è tempo di un giornalismo generativo

La relazione tra media e salute mentale è al centro di numerosi studi su scala globale, principalmente a causa della propensione di testate, reti televisive e spazi digitali a puntare i riflettori su eventi drammatici e contenuti sensazionalistici. Un trend potenzialmente reversibile: un’informazione equilibrata, obiettiva e generativa sta bussando alla porta.

Media e salute mentale, l’impatto è su ansie e paure recondite

È probabile che ognuno di noi si sia sentito sopraffatto più di una volta dalla mole di notizie diffuse quotidianamente dai mezzi di comunicazione. Un bombardamento mediatico difficile da gestire e nel quale è sempre più complesso trovare uno spazio di informazione equilibrato. Gli effetti psicologici derivanti da tale caos sono oramai diffusi. Le nostre ansie, paure e insicurezze vengono bruscamente risvegliate da un giornalismo poco attento all’analisi e approfondimento oggettivo dei fatti e sempre più interessato ad accaparrarsi maggior audience.

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Stati mentali ansiosi, alimentati da una sempre maggiore diffusione di notizie roboanti e contrastanti, favoriscono l’accesso a memorie negative congruenti con tali stati d’animo. Ciò implicherebbe, come riportato da un recente articolo dalla dottoressa Simona Gelli, psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, “un incremento dei fenomeni tipici dei processi di preoccupazione cronica e un aumento della catastrofizzazione di preoccupazioni personali piuttosto che associate ai contenuti delle notizie stesse“. L’impatto dei media sulla salute mentale entra nella sfera privata, condizionando e intaccando l’equilibrio psicologico.

L’impatto del sensazionalismo sulla fiducia nei media

Il sensazionalismo mediatico indica l’uso di storie o linguaggi scioccanti, spesso a scapito dell’accuratezza dei contenuti, al fine di provocare interesse nel pubblico attirandone l’attenzione; un approccio che impatta negativamente sulla fiducia delle persone nei mezzi di informazione. L’Annual Trust Barometer di Edelman per il 2022 ha rilevato che la fiducia nei media è diminuita in tutto il mondo: due terzi (67%) delle persone a livello globale hanno affermato di ritenere che i giornalisti cerchino di proposito di fuorviare le persone dicendo cose che sanno essere false o esagerate, con un aumento di otto punti percentuali rispetto all’ultimo rapporto pubblicato nel 2021.

Correttezza e onestà, essenziali nella deontologia giornalistica vengono spesso messe in secondo piano; media e salute mentale entrano in conflitto, soprattutto tra i più giovani. Un studio dell’Università olandese Radboud, ha confermato che la minore fiducia nei mezzi di informazione è strettamente legata ad una valutazione negativa del sensazionalismo nelle notizie. Le opinioni critiche sui contenuti eccitanti sembravano essere particolarmente visibili tra i giovani e gli adulti di mezza età.

Nuovi modi di fare giornalismo per un impatto dei media generativo

Il sensazionalismo si incardina in uno spazio di relazione complesso tra le persone che consumano il contenuto e coloro che lo producono. Essere oculati nella scelta dei canali di informazione da prediligere è sempre più essenziale.

Giornalismo costruttivo: media e salute mentale verso l’equilibrio

Il giornalismo costruttivo è una delle risposte al crescente sensazionalismo dei media, un approccio che mira a fornire al pubblico un’immagine equilibrata, accurata e contestualizzata del mondo, senza enfatizzare eccessivamente gli aspetti negativi, guardando alle possibili soluzioni o vie per costruirle. Una notizia infatti dovrebbe lasciare il fruitore libero di formarsi la propria opinione, aprendo la strada ad un impatto dei media generativo. Sono varie le testate a livello internazionale che stanno iniziando a dedicare spazi a notizie trattate in maniera costruttiva, tra queste Zeit Online e The Guardian.

Giornalismo dialogico per ricostruire la fiducia

Per un impatto generativo dell’informazione, dove media e salute mentale si muovano in maniera sinergica, è essenziale coinvolgere e facilitare il dibattito. Il giornalismo dialogico è un’altra forma di giornalismo costruttivo che sta bussando alla porta. Un metodo ideato dall’organizzazione americana Spaceship Media per promuovere conversazioni basate sui fatti tra persone ai lati opposti di fratture sociali e politiche. Un processo per coinvolgere le comunità con visioni differenti e connetterle con le redazioni e i giornalisti, partendo dai problemi oggetto di divisione. I giornalisti hanno il ruolo di veri e propri facilitatori con l’obiettivo di coinvolgere il pubblico promuovendo un discorso civile e ricostruendo la fiducia nei media.

Giornalismo lento: il tempo per pensare conta

Nella frenesia della stampa mainstream, si inserisce il giornalismo slow, declinazione dei “movimenti lenti”, come Slow Food e Slow Fashion, nel settore dell’informazione. Una proposta per un impatto dei media sostenibile: rallentare, produrre contenuti “puliti” ed equilibrati e mettere al centro le persone. Uno spazio di giornalismo lento in Italia è quello creato da Slow-News, un gruppo di giornalisti indipendenti che propone contenuti “da leggere con calma”.

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