L’identità digitale italiana, meglio conosciuta come SPID (acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale) ha letteralmente rivoluzionato gli standard tecnologici italiani in materia di accesso digitale a ciò che è pubblico. Gli anni della pandemia ne hanno esteso la diffusione a livello esponenziale. Tra non molto, precisamente dal prossimo aprile, qualcosa potrebbe cambiare: l’Europa vira verso un’identità digitale europea.

Identità digitale SPID: in principio era la firma digitale

L’identità digitale Spid nasce nel 2014, su proposta del deputato Stefano Quintarelli, divenuto in seguito presidente del Comitato di Indirizzo dell’Agenzia per l’Italia in Digitale. L’Agenzia per l’Italia in Digitale (AgId) nacque sotto il governo Monti, con l’obiettivo di apportare importanti innovazioni nel campo digitale. Scopo dello SPID era quello di fornire un protocollo di identificazione univoca per gli utenti. Chiunque disponesse di un nome utente, di una password e di una credenziale numerica, avrebbe avuto accesso ai portali della Pubblica Amministrazione con un semplice clic. Le credenziali per l’accesso erano e sono tutt’ora rilasciate dai gestori dell’identità, imprese accreditate presso AgId cui spetta il compito di identificare il privato cittadino per creare e amministrare la sua identità digitale. L’avvento dell’identità digitale Spid rappresentò un’innovazione per l’epoca. Unico precedente significativo degno di nota è la firma digitale, che sostituisce la firma apposta su carta da mano umana. Secondo i protocolli di firma digitale un file viene “blindato” con una chiave che rappresenta, a livello tecnico e giuridico, la persona che lo ha generato.

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Identità digitale SPID: i numeri del successo

Le identità digitali in Italia raggiungono un importante successo di utenza negli anni successivi. A luglio del 2016 entra in vigore la CIE, Carta d’Identità Europea. La forma è simile a quella di una carta di credito. Contiene un chip in cui è criptato il certificato digitale legato alla propria identità. Spid e CIE possono essere utilizzate per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione. L’avvento della pandemia da Sars-Cov2 contribuisce alla diffusione, su larga scala, dell’identità digitale come mezzo di identificazione. AgId autorizza lo sviluppo e il rilascio di PagoPA e Io. PagoPa è un portale creato per pagare più velocemente le transazioni aventi come beneficiario i pubblici uffici. Io è l’app a cui collegare le proprie carte di credito e debito, per pagare su PagoPa. Io è stata anche utilizzata per scaricare il green pass.

I numeri di Spid raggiungono cifre importanti. A maggio 2022 AgId annuncia di aver superato le 30 milioni di identità SPID in Italia: il 38% della popolazione italiana ha un’identità digitale e 28 milioni di cittadini sono in possesso della carta d’identità elettronica. Se, da un lato, l’attivazione di Spid ha creato non poche difficoltà a coloro i quali non sono particolarmente avvezzi alla tecnologia, dall’altro ha semplificato la fruizione dei servizi erogati dalle Pubbliche Amministrazioni. Un Paese che vive un cambio generazionale ha bisogno di una macchina statale più efficiente.

Verso un’Identità Digitale Europea

L’Unione Europea si pone il problema di creare un’identità digitale con standard unici, per tutti i Paesi che la compongono. Degni di nota, nel percorso verso la ridefinizione di questi processi, sono stati GosUslugi e E-Residency. GosUslugi è una via di mezzo russa tra InPA e PagoPA: un portale che consente ai residenti nella Federazione Russa di fruire di servizi della Pubblica Amministrazione con un click. E-Residency è l’identità digitale estone, rilasciata in Italia dall’Ambasciata Estone a Roma. Consente, ad esempio, di registrare in Estonia il proprio domicilio fiscale o quello di una società, per ottenere vantaggi fiscali dalla creazione di startup su suolo (virtuale) estone.

L’ambizioso progetto europeo prende il nome di European Digital Identity Wallet. Entro il 2025 sarà necessario creare un’app-portafoglio, che contenga tutti i documenti di identità dei cittadini europei in formato digitale. Ciò presuppone l’esistenza di uno schema guida, comune a tutti i paesi europei, sulla realizzazione di un’identità digitale europea. L’identità digitale unica continentale dovrebbe consentire, ad esempio, l’apertura di conti correnti su banche di varie nazioni dell’Unione, oppure l’accesso ai portali della pubblica amministrazione europea, da integrare su larga scala a quelli delle pubbliche amministrazioni dei singoli Stati.

Unico cambiamento necessario, per noi Italiani, potrebbe essere l’utilizzo di una nuova identità digitale, in sostituzione del collaudatissimo Spid. Ad aprile 2023 scadranno gli accrediti rilasciati dall’AgId ai gestori privati d’identità. Due sarebbero i punti che disattendono gli standard europei in materia di sicurezza. Il primo riguarda la gestione dell’identità digitale, appannaggio di ditte private e non dello Stato. Il secondo riguarda un tecnicismo in fase di identificazione. Sarebbe necessario l’utilizzo di una chiave fisica di terzo livello per accedere ai servizi. Prassi, questa, che attualmente lo Spid non prevede, a differenza della CIE.

Leggi anche: SPID per i bonus e non solo: come si ottiene e a cosa serve l’identità digitale

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Donatella Bruni

Donatella Bruni

Mi occupo di economia, lavoro e società, con uno sguardo alle dinamiche del lavoro, ai consumi e ai cambiamenti della società (fisica e digitale). Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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