Il 18 e il 19 settembre 2023, nella cornice del Dibattito Generale dell’UNGA, l’Assemblea Generale dell’ONU, i leader mondiali si sono incontrati a New York per valutare lo stato di avanzamento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030. Il vertice si è concluso con l’adozione di una dichiarazione politica che dovrebbe guidare gli sforzi dei governi nel perseguimento degli SDGs.

Cos’è l’Agenda 2030

L’Agenda 2030 è un piano d’azione delle Nazioni Unite, sottoscritto nel 2015 da 193 Paesi per garantire un futuro migliore al Pianeta e alle persone che lo abitano.

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È basata su cinque concetti chiave:

  1. Persone. Eliminare fame e povertà in tutte le forme, garantire dignità e uguaglianza.
  2. Prosperità. Garantire vite prospere e piene in armonia con la natura.
  3. Pace. Promuovere società pacifiche, giuste e inclusive.
  4. Partnership. Implementare l’Agenda attraverso solide partnership.
  5. Pianeta. Proteggere le risorse naturali e il clima del pianeta per le generazioni future.

L’Agenda 2030 definisce inoltre 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) da raggiungere entro il 2030, articolati in 169 Target.

Gli SDGs non sono solo un elenco di obiettivi”, ha dichiarato il Segretario Generale ONU António Gutteres nella seduta di apertura del Dibattito Generale, “Portano con sé le speranze, i sogni, i diritti e le aspettative delle persone di tutto il mondo“.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.

I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030

Lo stato di avanzamento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

A metà strada dalla scadenza del 2030, gli SDGs vivono una stagione travagliata, aggravata della pandemia da COVID-19. In particolare si registrano forti rallentamenti per gli obiettivi che riguardano il contrasto alla fame e all’inquinamento, per quelli che riguardano la difesa della salute, della biodiversità e il mantenimento di istituzioni forti e democratiche.

Attualmente, infatti, solo il 15% degli obiettivi sta rispettando le aspettative. Circa la metà è fuori strada e più di un terzo non ha registrato alcun movimento o è addirittura regredito al di sotto della linea di partenza fissata nel 2015.

Ad esempio, se le cose non dovessero cambiare, ci vorrebbero 286 anni per colmare completamente il divario di genere (Obiettivo 5). Mantenendo il limite temporale del 2030, invece, 84 milioni di bambini non avrebbero accesso ad un’istruzione (Obiettivo 4), mentre 575 milioni di persone vivrebbero ancora in condizioni di estrema povertà (Obiettivo 1).

La mancanza di progressi negli SDGs è universale, ma i Paesi in via di sviluppo e le fasce più vulnerabili del popolazione ne stanno pagando maggiormente le conseguenze.

Cosa è emerso durante il Vertice

La Dichiarazione politica è stata adottata senza obiezioni nel corso della due giorni.

La comunità internazionale non può accettare questi numeri”, ha affermato Dennis Francis, Presidente del’Assemblea Generale. “Se agiremo concretamente, sarà ancora possibile, entro il 2030, far uscire dalla povertà 124 milioni di persone e garantire la sicurezza alimentare per circa 113 milioni di persone”.

La dichiarazione politica “può cambiare le carte in tavola per accelerare i progressi degli SDGs“, ha continuato Francis.

Scorrendo la dichiarazione, però, si nota come non vengano date indicazioni precise sulle modalità con cui si vogliono raggiungere gli obiettivi elencati al suo interno:

Ci impegniamo a intraprendere azioni continue, fondamentali, trasformative e urgenti, a tutti i livelli e da parte di tutte le parti interessate, per superare le crisi e gli ostacoli che il nostro mondo deve affrontare.

E ancora:

Ci impegniamo a raggiungere uno sviluppo sostenibile e una prosperità condivisa per tutti, concentrando le nostre politiche e le nostre azioni sui più poveri e vulnerabili.

Indicazioni condivisibili, ma poco esaustive nel raccontare le modalità di implementazione. Un aspetto abbastanza comune per una dichiarazione politica.

Come riporta Earth Negotiations Bulletin, ripercorrendo le discussioni tenute durante il dibattito sugli SDGs, Li Junhua, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari economici e sociali, ha rilevato una serie di priorità che dovrebbe muovere l’operato degli Stati e delle Nazioni Unite.

  • Costruire la resilienza per affrontare la minaccia esistenziale del cambiamento climatico.
  • Espandere la protezione sociale per non lasciare indietro nessuno.
  • Localizzare gli SDGs negli Stati fragili e colpiti da conflitti.
  • Perseguire un’azione trasformativa attraverso la scienza, la tecnologia e l’innovazione.
  • Sfruttare la digitalizzazione per accelerare i progressi degli SDGs.
  • Rafforzare le politiche integrate e favorire l’attuazione degli SDGs a livello nazionale.
  • Rinnovare il multilateralismo come imperativo per un’efficace attuazione dell’Agenda 2030.
  • Mobilitare i finanziamenti e gli investimenti per il clima, la riduzione del debito e una riforma dell’architettura finanziaria internazionale.
  • Superare il paradigma obsoleto del PIL.

Secondo l’UNCTAD, la Conferenza ONU sul commercio e lo sviluppo, serviranno tra i 5,4 e i 6,4 trilioni di dollari all’anno per raggiungere gli Obbiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

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Marzio Fait

Marzio Fait

Marzio Fait. Mi occupo di comunicazione per il non-profit. Ho partecipato come observer alla COP 27 e alla COP28. Mi occupo di attualità, di diritti umani e di giustizia climatica. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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