È in vigore dal 20 settembre il decreto legge in materia di immigrazione, confluito nel decreto che destina fondi per il sud, compresa l’isola di Lampedusa. Sull’isola sono sbarcati, secondo il cruscotto statistico, oltre 11 mila migranti tra il 10 e il 21 settembre. L’hotspot dell’isola ha 350 posti, e ciò ha causato una crisi nel sistema di accoglienza diventata il centro del dibattito pubblico europeo e italiano.

Le disposizioni urgenti in materia d’immigrazione

Attualmente la crisi sembra rientrata. Il 22 settembre un membro della Croce Rossa ha dichiarato che “entro domenica, nell’hotspot, ci saranno pochissime persone”. Questo accade dopo giorni in cui i cittadini lampedusani hanno aperto le porte delle proprie case per dare un tetto ai migranti.

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Il Consiglio dei Ministri ha inserito una modifica tramite decreto alla cosiddetta legge Bossi-Fini in materia di immigrazione. In particolare, estende il periodo di detenzione nei centri di permanenza e rimpatrio da 20 giorni a un massimo di sei mesi. In caso di pericolosità pubblica, possibilità di fuga e arresto del migrante, il periodo di detenzione nei Cpr può essere esteso a un anno.

Cosa cambia con questo approccio? Tenere i migranti nei Cpr per massimo 20 giorni come nella legge precedente comportava perdere di vista l’irregolare prima che la pratica di rimpatrio fosse completa. Estendendo questo periodo, si punta a ridurre il numero di clandestini liberi dal controllo delle forze dell’ordine e dalla legge. Le regioni sono chiamate ad attrezzare in fretta nuovi Cpr, in modo da gestire un maggior numero di rimpatri, in un tempo più esteso.

Un nuovo decreto, pubblicato il 22 settembre, stabilisce un’ulteriore misura. I richiedenti asilo da Paesi considerati sicuri, dovranno versare una cauzione di quasi 5000 euro per evitare il Cpr. Inoltre dovranno dimostrare di avere un alloggio in Italia e mezzi economici adeguati per il ritorno affinché la loro richiesta d’asilo sia presa in considerazione.

Il discorso di Meloni all’ONU

In linea con la narrativa della crisi migratoria Meloni ha tenuto un discorso all’ONU nel quale ha dichiarato che l’Africa è un continente ricco di risorse minerarie e agricole. Sulla base di ciò, e trattandosi di un continente che è sempre stato sfruttato, ha presentato l’Italia “in prima linea” per garantire che ognuno possa avere la possibilità di avere prospettive e diritti nel Paese d’origine.

Ha esortato i Paesi membri a intraprendere una guerra contro i “nuovi schiavisti”, gli scafisti, “a livello globale” per frenare l’immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani. Gli scafisti sono appunto coloro che, a pagamento, danno un passaggio o mettono a disposizione una nave o un barcone. Questi mezzi spesso si rivelano insicuri, stipati all’inverosimile, e nel meteo incerto del Mediterraneo, causano le ben note tragedie. Nel video in cui ha invitato la Presidente del Consiglio Europeo Von de Leyen a Lampedusa, ha riproposto il blocco navale, che però rischia di inquadrarsi come violazione del diritto internazionale. Si tratta del respingimento delle imbarcazioni con la forza, un atto previsto in caso di guerra ma che fa eccezione sulle richieste di asilo.

I Cpr sono veri e propri centri di detenzione, e cozzano con le direttive europee sui diritti umani. Gli stranieri non vengono integrati o informati a dovere sul loro status giuridico. Neanche viene spiegato loro come ottenerne uno. L’immigrazione sembra un fenomeno impossibile da gestire, pertanto si cerca di rimpatriare il più possibile. Inoltre l’obiettivo di Meloni sarebbe dare la priorità ai “veri minorenni”, ai bambini e alle donne incinte, eseguendo ogni accertamento possibile sul migrante.

Una linea alternativa sarebbe possibile?

Questo sistema è efficiente? Nel 2022 su 68 mila sbarchi sono stati emessi 28 mila ordini di espulsione. I rimpatri effettivamente eseguiti sono stati 2900. Questo potrebbe significare migliaia e migliaia di nuovi clandestini sul suolo italiano, senza controllo e tutela giuridici. Sembra un circolo vizioso che crea l’emergenza e giustifica la retorica dell’invasione.

Il PD ha presentato diversi punti per una nuova legge che sostituisca la Bossi-Fini. Le proposte sono:

  • Riforma del Trattato di Dublino che confina i migranti nel paese di primo arrivo
  • Una missione europea attiva nel Mediterraneo per soccorrere le imbarcazioni
  • Piani di sviluppo e cooperazione internazionale con al centro l’Africa e finanziamenti internazionali
  • Missione europea di contrasto agli scafisti
  • Sindaci e amministrazioni coinvolti in un’accoglienza diffusa invece di pochi edifici destinati ai migranti
  • Istituzione di vie legali e canali umanitari per garantire che le persone bisognose di asilo o anche i migranti in cerca di lavoro non debbano salire sui barconi
  • Attuazione reale delle leggi a tutela dei minori non accompagnati

La strada per una legge così articolata e ambiziosa e la sua messa in atto sarebbe, realisticamente, molto difficile, eppure rappresenterebbe un altro modo efficace per contrastare l’immigrazione clandestina, combattendo al contempo gli scafisti.

Occorre anche tanta trattativa e autorevolezza in un’Europa restia a farsi carico di tanti migranti. E in tanta retorica nazionalista, questo darebbe davvero all’Italia un ruolo di primo piano nel Mediterraneo, come la strategia del “Mediterraneo allargato” si propone di fare da anni.

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Giovanni D'Auria

Giovanni D'Auria

Laureato in Lettere Moderne, ha da poco iniziato un percorso formativo per diventare pubblicista con diventaregiornalista.it.

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