Il video della liberazione di Yocheved Lifshitz, donna di 85 anni ostaggio di Hamas, ha fatto il giro del web e dei notiziari di tutto il mondo. Da sempre attivista per i diritti umani, Yocheved al momento del rilascio si è voltata verso i rapitori per pronunciare la parola pace, “Shalom”, “Aleikum Salam” (in ebraico e in arabo) per poi stringere la mano ad un miliziano. Un gesto potentissimo, denso di significato e speranza per il futuro. C’è infatti chi in tutti questi anni non ha mai smesso di far sentire la propria voce, nonostante il fallimento degli accordi di Oslo abbia disatteso il tentativo di pace tra Israele e Palestina con la creazione di due stati.

Mentre la nuova fase dello scontro in Medio Oriente continua, migliaia di cittadini stanno affollando le principali piazze americane ed europee per marciare in nome della pace. Le manifestazioni più partecipate si sono svolte a Washington, New York, Londra, Istanbul, Roma, tutte con l’obiettivo di inviare un chiaro messaggio ai leader politici. Quello di trovare una soluzione duratura per porre fine al conflitto e per evitare che civili innocenti continuino a pagare il prezzo di una guerra che non meritano.

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Negli Stati Uniti la principale associazione ebraica chiede il cessate il fuoco immediato

Mercoledì 19 ottobre, con solo un paio di giorni di preavviso e nel bel mezzo della settimana lavorativa, oltre cinquemila ebrei si sono riuniti nei pressi del National Mall per chiedere il cessate il fuoco.

Ceasfire now”, “not in my name”, gli slogan ripetuti dagli attivisti che hanno fatto irruzione all’interno del Congresso per poi essere fermati dalla sicurezza. Quella di Jewish for Peace a Washington è stata la più grande protesta ebraica di sempre in solidarietà con il popolo palestinese.  L’associazione qualche giorno dopo ha replicato alla Grand Central Station di New York. La polizia è stata costretta a bloccare le linee ferroviarie e a chiudere gli accessi per evitare l’ingresso di altri manifestanti che nel frattempo si erano uniti alla protesta dall’esterno.

Jewish For Peace è un movimento multirazziale e intergenerazionale di ebrei nato negli Stati Uniti per combattere il nazionalismo bianco, il razzismo, l’antisemitismo e l’islamofobia. Lavora per la giustizia, l’uguaglianza di palestinesi e israeliani, con l’obiettivo di portare la questione nel dibattito politico progressista.

Il più grande movimento pacifista è donna

Alla pace tra Israele e Palestina ci pensano soprattutto le 45mila donne ebree e arabe di Women Wage Pace. Il movimento apartitico è nato nel 2014 e non sostiene alcuna soluzione specifica al conflitto. Dà alle donne delle due comunità il potere di costruire un futuro migliore per i loro figli, spingendo per una richiesta unificata di negoziazione diplomatica.

Donne di sinistra o destra, giovani e anziane, religiose o laiche, ebree ed arabe, che portano avanti missioni in vari ambiti, tra cui affari esteri e comunicazione digitale.

La teoria del cambiamento del WWP rifrange il conflitto israelo-palestinese e la sua risoluzione attraverso una lente di genere. Nelle parole dell’ex ambasciatore americano Swanee Hunt, “Le donne tendono ad avere una visione più olistica della sicurezza, che abbraccia non solo sovranità politica e forza militare, ma anche sicurezza economica, istruzione e sicurezza personale”.

Due giorni prima dell’attentato di Hamas al kibbutz, oltre duemila rappresentanti del movimento marciavano insieme in nome di un futuro migliore.

Pace tra Israele e Palestina: ascoltare la voce delle Organizzazioni Internazionali

Mai come oggi, anche nelle democrazie occidentali, si sta verificando un disallineamento tra le aspirazioni dei cittadini e le linee politiche dei governi. A proposito di questo conflitto, mentre i leader esprimono sostegno incondizionato nei confronti di una o dell’altra parte, solo le Organizzazioni Internazionali e le associazioni umanitarie sono per la vita dei civili, la pace e il rispetto dei diritti umani. Valori alla base del mondo costruito dopo la seconda guerra mondiale.

Gli appelli ignorati delle Nazioni Unite, dell’Unicef, dell’UNRWA, di Amnesty International e di Medici Senza Frontiere vanno tutti nella stessa direzione. Ci ricordano che non si può tifare per Israele o Palestina, ma solo per l’unica soluzione che restituisca dignità ai due popoli e un futuro agli innocenti.

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Mariarita Persichetti

Mariarita Persichetti

Laureata in Management con una tesi in marketing territoriale. Viaggio, scrivo, fotografo e degusto formaggi. Su Buonenotizie.it parlo di progetti sostenibili e innovativi nel turismo, cultura gastronomica e mondo. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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