Nel lungo conflitto israelo-palestinese, l’organizzazione non governativa Combatants for Peace (CfP) Combattenti per la Pace rappresenta una voce di speranza. L’organizzazione nasce nel 2005 a Gerusalemme, i suoi fondatori sono israeliani e palestinesi che per perseguire un modello di dialogo utilizzano la convivenza fra i due popoli come arma della nonviolenza.

I membri dei Combattenti per la Pace (CfP) sono giovani soldati israeliani che hanno lasciato l’esercito ed ex detenuti palestinesi, entrambi uniti per fermare la spirale di violenza. L’organizzazione promuove iniziative che mirano al dialogo, alla conoscenza e all’umanizzazione dell’altro.

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La missione dei Combattenti per la Pace

L’Ong crede che gli unici strumenti siano fare cessare l’occupazione di Israele sui territori palestinesi e dar vita ad uno Stato palestinese che abbia come capitale Gerusalemme est, accanto al già esistente stato di Israele. L’organizzazione vuole influenzare prima il cambiamento sociale e poi politico.

Le attività dei Combattenti per la pace nella società civile

Fin dai primi mesi del 2005 i CfP hanno organizzato incontri tra la popolazione civile israeliana e quella palestinese per parlare della violenza inflitta e subita, per riflettere insieme sulla nonviolenza come arma per la risoluzione del conflitto. Le azioni realizzate dai CfP mirano alla riconciliazione e al dialogo delle due comunità inserite in due mondi completamente chiusi e ideologizzati.

In concreto organizzano le azioni di rimozione dei posti di blocco, l’assistenza alla ricostruzione delle case demolite, infine organizzano convegni e seminari in Israele e nei territori della Cisgiordania palestinese per sensibilizzare ed informare l’opinione pubblica.

Alcuni riconoscimenti dati ai Combattenti per la Pace.

I Combattenti per la Pace (CfP) hanno vinto una serie di premi per il loro attivismo congiunto e nonviolento : nel 2009 vincono il premio Euro-mediterraneo per il dialogo tra le Culture ;nel 2010 il  J. Goldberg Prize for Peace in the Middle East; nel 2017  il Cinema For Peace con il doc film “Disturbing the Peace”.

Gli obiettivi di lungo periodo

Da 18 anni l’organizzazione ha cercato di sviluppare una cultura nonviolenta per  creare un modello alternativo e reale che alla fine della guerra diventi il seme attorno al quale costruire una nuova realtà pacifica nel rispetto dei diritti umani.

Ultimamente con il governo di estrema destra ad Israele e la diffusione dell’influenza fondamentalista di Hamas a Gaza e nei territori della Cisgiordania, gli strumenti di dialogo e coesistenza non sono più sufficienti.

Per questo l’Ong ha deciso di utilizzare un ulteriore strumento di pressione: la marcia per la pace che si svolge ogni mese nell’autostrada che collega Gerusalemme agli insediamenti palestinesi. La marcia ha lo scopo di sfidare il principio della separazione.

Lo stesso obiettivo è alla base dell’attività di ripiantare insieme gli olivi sradicati. Per i palestinesi questi alberi rappresentano un’importante fonte di reddito e di sostentamento, oltre che rivestire un forte valore simbolico di appartenenza alla loro terra.

Dopo il 7 ottobre ristabilire il dialogo è prioritario

All’indomani del nuovo conflitto tra Israele e Hamas, secondo il cofondatore Avner Wishnitzer, professore di storia del Medio Oriente, veterano di una delle unità di élite dell’esercito israeliano, intervistato dalla trasmissione di Radio 24  Nessun Luogo è lontano:E’ diventato ancora più importante ristabilire il dialogo e costruire un ponte tra le due realtà parallele, che dopo gli ultimi fatti, si stanno allontanando sempre di più” .

Secondo il professore attraverso i social media ed i media tradizionali, sia Hamas sia il governo Netanyahu hanno creato due mondi chiusi con un’unica visione estrema l’uno dell’altro popolo.

Rompere questo schema è compito della società civile interna alle due comunità, ma anche dei soggetti regionali e internazionali che vogliono realmente risolvere questo terribile conflitto che dura ormai da troppo tempo.

 

 

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Gloria Scacchia

Gloria Scacchia

Aspirante giornalista pubblicista, ho lavorato per la Farnesina e l’OSCE, mi interesso di  Diritti Umani, Geopolitica, Società, Cultura e Attualità. Scrivo per Buone Notizie.it e frequento il master e il laboratorio di giornalismo costruttivo

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