Il sindaco di New York Eric Adams ed altre personalità del mondo educativo e sanitario della Grande Mela hanno annunciato, il 14 febbraio, l’avvio di una causa legale contro cinque note piattaforme di social media. TikTok, Instagram, Facebook, Snapchat e YouTube sono accusate di generare “dipendenza da social” e, in generale, una crisi di salute mentale giovanile di interesse nazionale.

In attesa di comprendere l’esito che avrà questa coraggiosa iniziativa del sindaco di New York, occorre registrare almeno un aspetto positivo. Ossia, che si provi finalmente a fare chiarezza intorno alla pericolosità dei social media e ai rischi per la salute dei più giovani. Una volta appurate le criticità, infatti, sarà più facile prendere le opportune contromisure.

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Adams: “I social alimentano la crisi nazionale di salute mentale dei più giovani”

“Negli ultimi dieci anni, abbiamo visto quanto il mondo online possa creare dipendenza e opprimere, esponendo i nostri figli a un flusso continuo di contenuti dannosi e alimentando la crisi nazionale di salute mentale dei nostri giovani”, ha affermato il sindaco Eric Adams durante la conferenza stampa.

Secondo l’Istituto Beck, specializzato in terapia cognitivo-comportamentale, si stima che a livello mondiale siano circa 3,8 miliardi le persone che utilizzino i social. Ciascuno di loro trascorre su di essi circa 142 minuti al giorno. A fronte dello sviluppo di un benessere psicologico iniziale, dovuto al rafforzamento dei legami sociali ed alla condivisione di numerose informazioni utili, sono tuttavia emerse numerose criticità.

Il commissario per la salute della città di New York, Ashwin Vasan, a tal proposito ha paragonato i social media a delle tossine. Al pari del piombo, dell’inquinamento atmosferico e della nicotina che troviamo nell’ambiente atmosferico, i social inquinano l’ambiente digitale. È necessario, secondo Vasan, che vengano regolamentati e controllati; anche perché, attendersi che lo facciano autonomamente, “è ingenuo”.

I rischi della dipendenza da social media

Ciò che viene maggiormente imputato ai social è lo sviluppo di una tipologia di dipendenza comportamentale nota come “Dipendenza da Social Media” o “Social Media Addiction”. Quest’ultima è caratterizzata da un’eccessiva preoccupazione per l’uso di tali strumenti, unita ad una “irrefrenabile” e “incontrollabile” necessità di accedervi.

Le conseguenze a livello fisico, psicologico e relazionale sono numerose e di non lieve entità. L’Istituto Beck evidenzia, in particolare, la presenza di disturbi del sonno e la sollecitazione del nucleus accumbens. Quest’ultimo corrisponde ad un’area del cervello coinvolta nel sistema di gratificazione e ricompensa. Essa fagocita la dipendenza ed è strettamente correlata alla funzionalità dei “likes” presenti sulle piattaforme.

Ma è da un punto di vista psicologico e relazionale che si manifestano i sintomi più preoccupanti. I principali sono l’aumento dei disturbi d’ansia, l’insorgere di depressione e la bassa autostima, causata da un eccessivo confronto con gli altri utenti. Tutto ciò contribuisce a favorire l’isolamento, un impoverimento delle relazioni sociali e una graduale sostituzione del mondo reale con quello virtuale.

Le iniziative per arginare il fenomeno

L’amministrazione Adams ha peraltro intrapreso già da tempo diverse iniziative per affrontare i problemi di salute mentale dei giovani. L’anno scorso, ad esempio, il sindaco ha annunciato il lancio di TeenSpace, un servizio gratuito di tele-salute mentale che consente agli adolescenti di di connettersi con un terapista autorizzato tramite telefono, video e testo.

Nel marzo 2023, invece, il comune di NY ha lanciato un piano di salute mentale diretto a bambini e giovani. Successivamente, la città ha convocato oltre 150 persone, tra cui specialisti della salute mentale, per delineare potenziali percorsi di azione volti a proteggere la salute dei più giovani. L’azione legale del sindaco Adams si pone lungo questa scia di iniziative, atte a sensibilizzare la società sui rischi connessi alla dipendenza da social.

 

 

 

 

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Diego B. Panetta

Diego B. Panetta

Giurista con specializzazioni in campo notarile, societario e canonistico. Accanto alle norme, una grande passione per la retta filosofia, senza la quale codici e leggi possono ben poco. Autore di tre libri, collabora inoltre con riviste specializzate e testate online, tra cui BuoneNotizie.it.

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