Nascono le Autostrade di Stato. Lo scorso 9 aprile il Consiglio dei ministri, convocato per ratificare il Decreto Economia e Finanza (DEF), ha approvato la proposta congiunta del ministero dell’Economia e quello dei Trasporti sulla costituzione di una nuova società completamente controllata dallo Stato e che si occuperà dei 200 chilometri di autostrada a pedaggio attualmente gestiti da Anas. Uno degli obiettivi principali della futura impresa pubblica sarà quello di intervenire sul costo del pedaggio autostradale, partendo dalla revisione del sistema attuale, che si basa sull’impiego di aziende concessionarie, per arrivare ad un controllo diretto nel prossimo futuro.

Un ente di controllo e di intervento che dovrà assicurarsi che gli ingenti introiti provenienti dai pedaggi si tramutino effettivamente nelle necessarie opere di ammodernamento e manutenzione del tessuto autostradale senza dover gravare ancora di più sul costo applicando ulteriori aumenti. Una buona notizia, dato che la spesa prevista nei prossimi anni per tali opere si aggira intorno ai 40 miliardi. Cifra difficilmente reperibile in tempi stretti, in base al sistema attuale.

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Concessioni, come funzionano le autostrade italiane?

Secondo l’Ansfisa, l’agenzia che si occupa della sicurezza delle infrastrutture e dei trasporti, la rete autostradale italiana ha un’estensione totale di circa 8mila km il cui unico proprietario è lo Stato[1]. Di questi, l’Anas, società controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, ne gestisce attualmente circa 1900. Gli oltre 6mila chilometri rimanenti sono affidati o alla gestione delle singole Regioni (162km) o a società private in concessione (5946 km).

La concessione autostradale è un accordo di natura economica per cui lo Stato proprietario delle strade affida, per un periodo di tempo molto lungo, ad una società privata specializzata la gestione e la manutenzione di una certa tratta in cambio dei profitti ottenuti dai pedaggi. Questa è la più grande differenza con il sistema di appalto, in cui un’azienda riceve un importo fisso in cambio del servizio offerto. Il rapporto di concessione si inquadra di più come partenariato, dove entrambe le parti hanno obiettivi comuni.

Il costo del pedaggio autostradale, tuttavia, non può essere deciso in maniera arbitraria dalle società private, bensì dallo Stato tramite il Cipess (più noto col vecchio nome di Cipe), il comitato di programmazione economica, che si occupa di ratificare la normativa di tutti gli investimenti pubblici in Italia. Queste vengono recepite dall’Ente e applicate dalla società concessionaria.

I benefici futuri

Autostrade di Stato sgraverà Anas dell’onere della gestione della tratta a pedaggio che attualmente detiene e rimarrà a occuparsi della restante tratta libera e delle strade statali. La nuova società gestirà per ora i 200km che tramite Anas sono affidate ad aziende partecipate e comprendono snodi cruciali come i trafori del Monte Bianco, del Frejus, il Passante di Mestre, e l’autostrada Asti-Cuneo.

Un ritorno nelle mani dello Stato che avrà notevoli benefici, secondo i ministeri dell’Economia e dei Trasporti, in primo luogo sulla sicurezza: un controllo economico tutto statale, che si basa sulla trasparenza, ridurrebbe il rischio che si verifichino illeciti e toglierebbe di mezzo la logica di profitto, propria delle aziende private, e preverrebbe quindi i fenomeni di mala gestione che ancora troppo spesso i fatti di cronaca evidenziano. Il controllo statale favorirebbe gli investimenti in opere di manutenzione e ammodernamento, quindi un miglior funzionamento non della singola tratta ma dell’intera rete gestita. E questo senza dover pesare sulle tasche dei cittadini con rincari del costo del pedaggio. Anzi, eliminando il profitto destinato alle concessionarie, si potrà operare un’uniformità delle tariffe oggi soggette a molte differenziazioni.

Fonti:

[1] Gestione della rete autostradale italiana

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Andrea Pezzullo

Andrea Pezzullo

Redattore, autore e conduttore radiofonico. Lo sguardo ben puntato su ciò che succede oggi intorno a noi. Mi occupo di attualità, economia e lavoro. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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