Il cinema e l’AI (Artificial Intelligence) stanno rivoluzionando diverse industrie audiovisive, ma la stessa Hollywood comincia a riflettere sul proprio futuro, complici delle tematiche economiche e tecnologiche sempre più impattanti. Il 2 maggio, non a caso, la Writers Guild of America, associazione contenente diversi tra i migliori sceneggiatori del panorama internazionale, ha indetto uno sciopero per tutta la categoria, causa problematiche di carattere finanziario e, per l’appunto, un malumore generale legato all’eccessivo impiego dell’AI.

I motivi principali sono per lo più incentrati sull’aspetto remunerativo, evidenziato da un’indagine proprio sulla WGA, dove i dati hanno parlato forte e chiaro: dieci anni fa, il 33% degli iscritti percepiva la paga minima, mentre oggi si va verso il 50% circa. Lo stipendio minimo, inoltre, è calato del 23%. Tali dati fanno riflettere, soprattutto se messi a confronto con un’altra indagine, ovvero quella dello studio Markets N Research, che ha sottolineato come entro il 2030 l’industria cinematografica riuscirà addirittura a toccare quota 90 miliardi (+5% rispetto al valore attuale).

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Una crescita vertiginosa a livello economico, dovuta alla continua diffusione di sale IMAX e 3D: il pubblico, infatti, continua a reagire positivamente alla spettacolarità dei visual effects, come testimoniano il 60% di ricavi delle versioni tridimensionali di Avatar: La via dell’acqua, terzo migliore incasso della storia del grande schermo. E dopo l’aspetto economico, di conseguenza, i riflettori hollywoodiani si sono voluti soffermare proprio sull’aspetto tecnologico. L’intelligenza artificiale si è insinuata nell’ambiente cinematografico, apportando migliorie e, in alcuni casi, rivelandosi una possibile “concorrente” per alcuni specialisti del settore. Dettaglio per nulla marginale, se si pensa all’onnipresente dualismo “uomo-macchina” nel mondo del lavoro degli ultimi decenni, e che merita un approfondimento sia dal punto di vista etico che prettamente strumentale.

Cinema e AI: effetti speciali e creazione delle trame

L’AI può essere utilizzata nella produzione di film per migliorare i processi di pre-produzione, produzione e post-produzione. Ad esempio, può essere utile per creare effetti speciali e animazioni 3D in modo più efficiente e preciso. Uno degli esempi più noti è la creazione dei personaggi digitali nel film “Rogue One: A Star Wars Story”. Tale tecnologia ha permesso di ricostruire digitalmente l’attore Peter Cushing, deceduto nel 1994, e di farlo interagire con gli altri personaggi del film. Questo ha aperto la strada a nuove opportunità per l’utilizzo della tecnologia digitale nel cinema.

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Photo by Unsplash – Alex Knight

Inoltre, l’AI può essere impiegata nella creazione delle sceneggiature e nella regia, come è stato fatto nel cortometraggio “Zone Out” di Nokia Bell Labs. In questo caso, è stato elaborato un algoritmo che ha creato la trama, i personaggi e le ambientazioni del film. Il connubio tra cinema ed AI può essere testimoniato anche nella distribuzione dei film. La piattaforma di streaming Netflix, infatti, utilizza proprio l’intelligenza artificiale per suggerire ai rispettivi utenti i contenuti più adatti ai loro gusti. Le reazioni del pubblico, ovviamente, rimangono uno degli indicatori più fedeli e preziosi per l’intera industria cinematografica, soprattutto nell’area marketing e imprenditoriale.

AI: la posizione dello Star System

Riguardo l’impiego dell’AI nel cinema, non mancano pareri contrastanti e poco entusiasti della situazione. Basti pensare a mostri sacri del grande schermo, come George Clooney o Tom Hanks, entrambi dubbiosi del costante utilizzo dell’intelligenza artificiale nei lungometraggi. Come riportato da Corriere.it, il primo sarebbe preoccupato da un progressivo aumento di disuguaglianze e discriminazioni, mentre il secondo reputa inimitabile l’alchimia umana e creativa di un gruppo di produttori. Se i pensieri di Clooney si rivolgono più alla sfera sociale, Hanks evidenzia un aspetto profondo e visionario a livello artistico. Un’intelligenza artificiale che premia solo le narrative più apprezzate, non a caso, rischierebbe di rendere “standard” i principi creativi di un’opera, fornendo lungometraggi privi della loro unicità.

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Photo by Unsplash – Markus Winkler

Immedesimandosi per un momento nei panni del cast, inoltre, l’AI solleva preoccupazioni sulla privacy degli attori coinvolti. Potrebbe essere possibile creare immagini o avatar che sembrano autentiche, ma che in realtà sono state create senza il consenso degli attori. È importante garantire che l’uso dell’AI rispetti i diritti di privacy e che il consenso del parti coinvolte sia ottenuto prima di utilizzare la loro immagine o il loro lavoro per scopi commerciali o creativi.

In conclusione, il WGA ha sottolineato come cinema e AI non nascono come nemici, bensì come prezioso alleati da utilizzare in maniera saggia e rispettosa nei confronti dell’intera produzione. Lo sciopero, su circa 11.000 componenti del Writers Guild of America, ha visto votare 9218 iscritti, con una percentuale favorevole del 98%. Per trovare una situazione simile, bisogna fare un salto nel passato, finendo nel 2007: all’ora, lo stop di 100 giorni causò perdite per 2 miliardi. A 16 anni di distanza, quindi, il grande schermo si ritrova davanti ad un nuovo, urgente e stimolante confronto per l’industria intera.

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Francesco Cretella

Francesco Cretella

Innamorato della comunicazione in ogni sua forma, specialmente se cinematografica e sportiva. Scrivo per passione e ambizione, rifacendomi ai sei elementi più importanti dell'umanità: chi, cosa, quando, dove, come e perché.

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